“Conoscevo fra’ Biagio Conte, missionario laico e fondatore della Missione Speranza e Carità di Palermo, già da molti anni per la sua opera verso i più poveri ed emarginati. Ricordo ancora quando lo incontrai per la prima volta: aveva una luce negli occhi intensa…. un amore viscerale per Gesù. Era una bellissima testimonianza radicale di vita. Sapevo delle sue condizioni di salute. Aveva detto a fine giugno 2022 di essere malato di tumore al colon. Gli ho mandato un messaggio pochi giorni fa, all’aggravarsi delle sue condizioni di salute, per fargli sentire il mio affetto e la mia vicinanza. Negli ultimi giorni, ho pregato tanto per lui in comunione spirituale con la sua comunità. E mi sembra che gli ultimi tempi abbiano ulteriormente consolidato il suo rapporto con Gesù attraverso il crogiolo della sofferenza. Segno visibile del suo amore per il Signore”.
Così don Fortunato Di Noto (parroco siciliano fondatore dell’Associazione Meter conosciuto per la sua lotta contro la pedofilia e per la tutela dell’infanzia in Italia e nel mondo) racconta a Interris.it l’amico Biagio Conte, missionario laico palermitano da sempre al fianco dei poveri, deceduto ieri a Palermo.
Il ricordo di don Fortunato Di Noto
“C’è sempre stato un legame ‘evangelico’, di ‘comunione di intenti’ tra noi”, prosegue don Fortunato. “Lui si interessava spesso all’attività dell’Associazione Meter che ho fondato nei primi anni novanta e che combatte la piaga della pedofilia e della pedopornografia online. Fra’ Biagio aveva a cuore l’associazione che difende i bambini. Da parte mia, mi interessavo alle sue opere di carità a Palermo e seguivo le sue tante azioni a favore dell’inclusione degli emarginati. Spesso mi sono interessato a promuovere i suoi messaggi…a sensibilizzare le persone alla sua opera. Inoltre, non mancavo di chiedergli le sue preghiere”.
“Mi ha sempre confortato sapere che fra’ Biagio avesse questo sguardo e questa attenzione nei confronti della nostra associazione e della tutela dei bambini. La mattina in cui è salito al cielo [ieri, 12 gennaio, ndr], ho pensato – commuovendomi – al nostro legame che è di tipo spirituale e si è alimentato negli anni nella comunione di fede e di intenti. Di certo, mi mancherà molto. E come a me, a tantissimi altri. In primis, ai suoi poveri che tanto amava”.
“In questi anni, al mondo ha donato tanto. Con le parole ma anche e soprattutto con le opere. Ha incarnato e vissuto fino in fondo la sua passione per l’Uomo, per l’umanità sofferente e soprattutto per Cristo e il Vangelo”.
“Ultimamente, a causa dell’aggravarsi della sua malattia, non poteva più camminare. Ma nessuno dimentica i tanti chilometri percorsi a piedi per sollecitare soluzioni a favore dei poveri. E anche in questi ultimi giorni, pur gravemente malato, era tornato a lanciare appelli alle istituzioni per aiutare la missione che aveva fondato nel pagamento delle bollette e delle spese necessarie per garantire l’assistenza agli indigenti”.
“Durante il suo cammino terreno ha lasciato in Sicilia, in Italia e in Europa tante impronte di Gesù. Questa semina porterà sicuramente i suoi frutti, non solo in Italia ma anche nel mondo”.
“Oggi rimane la consolazione nella fede e la continuazione delle sue opere. Perché tutto quello che ha fatto, non l’ha fatto per se stesso, ma per il Signore Gesù che lui riusciva a vedere con i propri occhi nei poveri e negli ultimi. Ora, con la sua salita in cielo, la ‘carità operosa’ che ha vissuto e trasmesso per Gesù e in Gesù deve diventare una continuità profetica e soprattutto pratica nelle nostre comunità credenti”.