L’Unione Europea, nel mondo di oggi, è un esempio unico di convivenza pacifica tra popolazioni, culture, lingue e religioni diverse, una realtà che troppo spesso diamo per scontata.
Un mondo (da) sempre in guerra
I dati parlano chiaro. Nel 2017, a consolidare un trend drammaticamente in crescita, sono stati registrati “un totale di 378 conflitti totali nel mondo, di cui 186 crisi violente e 20 guerre ad alta intensità”, come viene riportato da un articolo del “Globalist” datato 11 dicembre 2018. Ad oggi la situazione non è minimamente cambiata, se non peggiorata ulteriormente. Sono dati allarmanti, dei quali molto raramente sentiamo parlare ai telegiornali, sulla carta stampata o nella ormai avanzata informazione via web, e che dovrebbero spingerci a riflettere e a prendere consapevolezza delle realtà che ci circondano. Purtroppo, la storia dell’uomo è da sempre martoriata da violenza, odio e guerre, e anche oggi può sembrare impossibile, se non addirittura ingenuo, sperare in un futuro prospero, forse utopico, in cui tutti i diversi popoli del Pianeta possano vivere in pace e in armonia tra loro.
Convivenze difficili
Per questo, quando si pensa ad una possibile convivenza stretta tra popoli diversi, tra tradizioni, lingue, storie, culture e religioni distanti tra loro, oppure ad un modello che possa porre un freno ai conflitti, spesso provocati da queste stesse differenze che fanno emergere l’altro come nemico, si cade in preda allo sconforto, in assenza di una soluzione anche solo lontanamente attuabile. Del resto, la storia contemporanea ce lo insegna: la convivenza tra popoli in un medesimo territorio ha sempre portato a violenti scontri ed è, anzi, una delle principali ragioni scatenanti di guerre e tremendi genocidi, basti pensare alla guerra tra Israele e Palestina, o alle tremende guerre Jugoslave, alla fine del secolo scorso, o ancora ai conflitti tra India e Pakistan per il controllo del Kashmir, o agli stessi conflitti mondiali. Ci sarebbero centinaia di altri esempi da ricordare.
Europa, terra di pace
Per quanto tristemente desolante possa risultare la situazione, esiste tuttavia una speranza, incarnata da un’unione politica sovranazionale (la più grande del mondo) talvolta sottovalutata e screditata da molti fra coloro che la abitano, ma fonte di oggettiva stabilità, di prosperità e di concordia fra le nazioni che ne fanno parte. Essa costituisce il più grande mercato unico al mondo, è seconda per PIL, dopo gli Stati Uniti, e gioca un ruolo cruciale negli equilibri mondiali. L’Unione Europea è l’esempio per eccellenza che dimostra in modo tangibile come non solo una convivenza pacifica tra popoli diversi, di culture diverse, sia realizzabile, ma anche come questa unità sia fruttuosa e portatrice di enormi vantaggi per tutti gli Stati membri.
“Figlia” della Comunità Economica Europea (CEE) e “nipote” della storica Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), sorta dalle macerie del secondo conflitto mondiale, l’Unione Europea nasce con il primario obiettivo di salvaguardare la pace in un continente che, nella sua storia, è stato il teatro principale dei conflitti più sanguinosi. Da ben più di 70 anni, infatti, questa grande Unione si è dimostrata in grado di costruire e mantenere pace, benessere e progresso fra tutti gli Stati, proprio partendo dall’interdipendenza economica e commerciale tra i paesi membri cominciata nel 1952 con, appunto, la CECA.
“Se dovessi trovare un esempio che dimostri come diversi popoli, culture e tradizioni possano convivere tra di loro in modo pacifico, penserei subito all’Unione Europea”, spiega Stefano Verzé, professore, giornalista ed esperto di geopolitica internazionale. “L’UE è riuscita a costruire una realtà unica nella storia del mondo, in cui i rapporti tra Stati sono mantenuti stabili non da semplici e volatili alleanze contingenti, ma da una concreta coesistenza e comunanza di interessi.”
Il primato della democrazia
I pilastri fondamentali su cui l’UE è stata inizialmente costituita sono essenzialmente tre, ovvero la libera circolazione delle merci, delle persone e dei capitali. Tutto questo, consolidato in vari trattati internazionali, come l’istituzione dell’area Schengen, ha portato enormi vantaggi non semplicemente per i singoli cittadini, ma anche per le imprese, le aziende e le industrie di tutti i paesi membri. “Oltre a tutto questo,” prosegue il professore, “dobbiamo ricordare un ulteriore pilastro su cui si basa l’Europa di oggi: il costituzionalismo e la democrazia. Gli stati membri poggiano su una costituzione democratica, in grado di garantire diritti umani, civili, uguaglianza e separazione dei poteri, elemento cruciale in un apparato democratico, di cui spesso non si tiene conto. In questo modo, l’Europa è arrivata anche a superare il concetto discriminante ed esclusivo di Etnia con quello più inclusivo e universale di Cittadinanza, garantendo le libertà più fondamentali e facendo sentire tutti parte di un’unica identità condivisa, nel rispetto della diversità e dell’autodeterminazione di ogni popolo.”
La realizzazione di un ideale
Sotto questo punto di vista, sembra potersi concretizzare quello che Immanuel Kant aveva teorizzato nel suo saggio politico “Per la pace perpetua”, datato 1795. Il filosofo tedesco, dopo aver elencato le condizioni da attuare per evitare una guerra, stila gli “articoli definitivi”, ovvero i presupposti fondamentali per lo stabilimento di una pace durevole, definendo tre necessità: che la Costituzione di ogni Stato sia repubblicana, quindi fondata su libertà e uguaglianza tra i cittadini; che il diritto internazionale sia fondato sopra una federazione di liberi Stati; che il diritto cosmopolitico sia limitato alle condizioni di una universale ospitalità, in quanto vi è un diritto comune al possesso della terra e gli uomini “non possono disperdersi isolandosi all’infinito, ma devono da ultimo rassegnarsi a incontrarsi e coesistere”. In questo modo sarebbe possibile realizzare, secondo Kant, una vera e propria “pace democratica”, che sembra avvicinarsi molto, sotto vari punti di vista, agli ideali e agli intenti concreti dell’Unione Europea.
Una minaccia dall’interno
A fare da contraltare a questi nobili ideali vi sono, però, numerose spinte antieuropeiste e antidemocratiche che sorgono proprio dall’interno dell’Unione, le quali, strizzando l’occhio verso fronti oligarchici e illiberali, possono arrivare a minacciare seriamente la solidità dell’UE stessa, come spiega il professor Verzé: “In Europa si stanno concretizzando forti ondate di nazionalismo, lo stiamo vedendo diffusamente su tutto il territorio dell’Unione, ma soprattutto in Ungheria e Polonia. Qui il nazionalismo espresso dai leader, forti del consenso popolare, spesso consolidato per mezzo di propaganda complottista, e dimentichi del fondamentale principio democratico della separazione dei poteri, sta sfociando in un autoritarismo sempre più oppressivo, a modello di quello di Turchia e Russia. Questo, è ormai evidente, non lascia alcuno spazio alle libertà dell’individuo o ai diritti civili, a scapito della popolazione stessa. È lo stesso tipo di nazionalismo che ha contraddistinto per secoli la vecchia Europa, quella delle guerre, della violenza, della discriminazione e delle dittature militariste: tutto ciò non può e non deve rappresentare il futuro dell’Unione Europea.”
“Uniti nella diversità”
Nonostante i vari problemi, le contraddizioni e le grandi sfide del giorno d’oggi, senza contare quelle ancora maggiori che l’attendono alla soglia del domani, l’Unione Europea rappresenta un faro, un modello di integrazione internazionale unico nella storia del mondo, la prova tangibile di come diversi popoli, con le loro diverse tradizioni, possano unirsi, progettare e costruire la pace, trovando un terreno comune di valori e interessi. Il suo motto, “unita nella diversità”, dice tutto. In un mondo come quello di oggi, vessato da continue guerre e scontri che non accennano ad affievolirsi, è bene ricordarsi di tutto ciò, di quanto ogni anno di pace sia una conquista, soprattutto nel Vecchio Continente, di quanto una tale armonia tra popoli non sia per nulla scontata e quanto questo modello di unità possa definire le regole per un convivere pacifico tra tutte le genti del nostro Pianeta.