L’oro nero alimenta le disuguaglianze. Sos Costa d’Avorio

disuguaglianze

Cacao (© Pablo Merchán Montes su Unsplash)

Disuguaglianze, allarme ecologico e criminalità. La Costa d’Avorio è il più grande produttore al mondo di cacao. E la sua economia è completamente dipendente dalle esportazioni di cacao. L’industria ha un forte impatto ambientale. Il cacao cresce anche nei parchi nazionali e aree protette. Il 40% dei raccolti proviene da fonti illegali. Quasi la metà della produzione mondiale di cacao viene coltivata in Costa d’Avorio. “Non solo l’economia dipende fortemente dal cacao, che dà lavoro a circa sei milioni di persone. E rappresenta il 30% del valore delle esportazioni del Paese nel 2022. Ma è anche parte integrante della cultura- spiega Daniel Wild, chief sustainability officer di Bank J. Safra Sarasin-. Eppure, molti coltivatori di cacao vivono a malapena a livelli di sussistenza. Gli osservatori esterni e la comunità degli investitori hanno espresso preoccupazione per il lavoro minorile nel settore del cacao almeno dal 2001. Quando è stato adottato il Protocollo Harkin Engel per affrontare la problematica. Ma la povertà ha ostacolato gli sforzi in corso per affrontare la questione del lavoro minorile nella produzione del cacao”. Più di recente, il calo dei raccolti, in parte dovuto alla perdita di alberi da ombra e alla diminuzione delle precipitazioni. Nonché la mancanza di manodopera per garantire la corretta manutenzione degli alberi di cacao, stanno aggravando la situazione per i coltivatori.

Forze di Polizia della Costa d’Avorio (immagine Luc Gnago)

Disuguaglianze e conflitti

A complicare le cose, negli ultimi 20 anni la Costa d’Avorio ha vissuto guerre civili e disordini politici. A ciò si aggiungono i rigidi controlli governativi sulla produzione di cacao, che rendono difficile affrontare questioni come la diversificazione delle colture e dei redditi. Daniel Wild, quindi, richiama l’attenzione sui problemi strutturali e il percorso verso la sostenibilità. Per rendere il cacao sostenibile – e per far sì che i coltivatori guadagnino un salario di sussistenza proteggendo la natura e i diritti dei gruppi vulnerabili – i governi, l’industria e gli investitori devono lavorare insieme. Per promuovere un cambiamento significativo e sistematico. Migliorare le rendite per migliorare i mezzi di sussistenza, dunque. Uno dei problemi principali che affliggono il settore è che le rese di cacao del Paese si sono ridotte negli ultimi due decenni. Un recente rapporto del Cocoa Barometer stima che la quantità di cacao prodotta per ettaro in tutto il mondo è crollata a circa 350 chilogrammi per ettaro. Con un appezzamento tipico di circa tre ettari. Il cambiamento climatico A contribuire alla tendenza alla riduzione dei raccolti è il fatto che le coltivazioni di cacao sono molto sensibili ai cambiamenti climatici.

Foto © Legnan Koula per EPA

Climate change

La Costa d’Avorio sta subendo una desertificazione dal nord che, insieme alla deforestazione per destinare i terreni alle colture agricole, sta riducendo la superficie disponibile per la coltivazione del cacao. Se non si interviene per migliorare le rese, ad esempio coltivando varietà di cacao più resistenti, i produttori dell’Africa occidentale rischiano che gli acquirenti di cacao cambino semplicemente fornitore. L’Ecuador e il Brasile, ad esempio, offrono le giuste condizioni di coltivazione. Inoltre il lavoro minorile è stato e continua a essere un problema profondamente radicato nella catena del valore del cioccolato globale. In Costa d’Avorio, questa pratica è illegale e ufficialmente scoraggiata. La portata del problema è significativa. Nel 2020, il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha stimato che 1,56 milioni di bambini lavoravano nell’industria solo in Costa d’Avorio e Ghana. Molti di loro vengono portati da Paesi vicini, come Benin, Burkina Faso, Mali e Togo, e lavorano in condizioni che il governo statunitense classifica come lavoro forzato. Come se non bastasse, la quota dei coltivatori di cacao sul valore del prodotto finale è scesa da circa la metà di quattro decenni fa a meno del 2% del mercato globale del cacao, che ammonta a 140 miliardi di dollari.

©UNICEF/UN0594299/Naftalin

Allarme povertà

La povertà, tuttavia, è la ragione principale per cui i coltivatori spesso si rivolgono ai bambini per lavorare nei campi. Promuovere un cambiamento positivo. Uno sforzo multi-stakeholder, quindi. Il settore ha iniziato a muoversi verso un approccio multi-stakeholder più pratico per affrontare alcune delle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG) associate alla produzione del cacao. Barry Callebaut e alcuni dei suoi clienti produttori di cioccolato stanno lavorando a numerosi progetti pilota per affrontare alcune di queste problematiche. Essi mirano a migliorare i rendimenti attraverso migliori tecniche di irrigazione, fertilizzazione e diversificazione delle colture. Anche l’industria del cioccolato ha risposto creando i propri programmi di certificazione, come il programma di certificazione della sostenibilità “Forever Chocolate” di Barry Callebaut. Il programma ha fissato quattro obiettivi. Far uscire dalla povertà 500.000 agricoltori. Eliminare il lavoro minorile dalla propria catena di approvvigionamento entro il 2025. Utilizzare ingredienti completamente sostenibili entro il 2030 ed essere neutrali dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2050.

Foto di Christian Packenius da Pixabay

Investitori e disuguaglianze

“Gli investitori possono fare la loro parte. Partecipando a iniziative di collaborazione con gli investitori o a colloqui individuali con le aziende. Ed esercitando una supervisione su questo tema complesso che spazia dal lavoro minorile alla lotta alla deforestazione – evidenzia Daniel Wild-. Da parte nostra utilizziamo la nostra influenza sugli investimenti delle società partecipate attraverso attività di stewardship. Il team di stewardship ritiene che i migliori risultati in termini di impegno derivino dall’influenza sui team di gestione delle aziende, il che richiede relazioni a lungo termine con le imprese. Questo approccio alla stewardship mira anche ad aiutare le aziende a migliorare la trasparenza delle loro principali sfide e iniziative di sostenibilità”. La trasparenza è essenziale per un controllo efficace da parte degli investitori e consente una valutazione equa delle questioni non finanziarie nel processo di investimento. “Questo, a sua volta, mira a ridurre gli impatti sociali e ambientali negativi e a promuovere una crescita sostenibile- aggiunge l’esperto-. Sebbene questi approcci non forniscano una soluzione immediata a un problema estremamente complesso e diversificato. E sebbene non esista una soluzione semplice, gli sforzi per rendere la produzione di cacao più  sostenibile contribuiranno ad attenuare il retrogusto amaro del cioccolato per gli agricoltori”.

Foto di Steve Buissinne da Pixabay

Squilibri economici

Le disuguaglianze in Africa si testimonia soprattutto dal punto di vista economico. Molti paesi africani sono ricchi di risorse naturali, ma spesso queste risorse sono controllate da poche persone o da gruppi di interesse. Ciò porta a disuguaglianze economiche estreme, con una grande percentuale della popolazione che vive in povertà e che ha difficoltà a soddisfare le proprie esigenze di base, come cibo, acqua potabile e servizi sanitari adeguati. Secondo la Banca Mondiale, circa il 41% della popolazione africana vive sotto la soglia di povertà, che viene definita come guadagnare meno di  1,90 dollari al giorno. Tuttavia, questa percentuale varia notevolmente da paese a paese, con alcuni paesi come il Sud Africa che hanno una percentuale di povertà inferiore al 20%. Mentre altri paesi come il Niger hanno una percentuale di povertà superiore al 80%

Giacomo Galeazzi: