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Dispersione scolastica e coscienza ambientale: sui banchi la sfida del futuro

Scuola:torna a Firenze l'evento Oxfam contro la povertà educativa

Investire nel futuroCon la ripresa dell’anno scolastico riparte anche l’impegno di Oxfam per contrastare povertà educativa e abbandono precoce. Un fenomeno che riguarda ancora l’11,7% dei ragazzi toscani. E il 13,1% degli studenti sulla media nazionale. Per parlare di queste tematiche si è svolta l’iniziativa “Oxfam back to school. Prendiamoci cura del futuro”. Il progetto formativo è tornato in presenza all’Impact Hub. E si è rivolto a docenti di ogni ordine e grado. Agli educatori. E ai formatori del volontariato. La quarta edizione (anche in streaming) si è articolata nei giorni scorsi in cinque workshop a scelta. Su temi e strumenti con l’obiettivo di arricchire la didattica. E di aumentare la partecipazione dei ragazzi. Il percorso sarà integrato nei prossimi mesi da nove corsi di formazione online.futuro

Sos futuro

Sono numerosi i temi affrontati. Oltre alla dispersione scolastica, la lotta ai cambiamenti climatici. La promozione dell’uguaglianza di genere. Il contrasto ai discorsi d’odio su nuovi e vecchi media. La libertà di espressione. I contesti di crisi ed emergenza umanitaria. In Toscana Oxfam lavorerà con oltre tremila studenti. E con centinaia di docenti. Claudia Maffei è responsabile del progetto “Back to school’ per Oxfam Italia. “Attaverso l’edizione di quest’anno vogliamo aiutare i docenti. A sviluppare metodologie innovative. Di insegnamento e di apprendimento per gli studenti- sottolinea Claudia Maffei-. E ciò grazie a modelli di didattica interdisciplinare. Modalità e strumenti per la valutazione attraverso le tecnologie multimediali. Tutti elementi che siamo convinti siano fondamentali. Per aiutare la scuola ad affrontare una sfida enorme. Un impegno che richiede tutto il supporto possibile. Anche da parte della società civile. L’obiettivo cruciale è far sì che i ragazzi possano gradualmente tornare alla normalità“. futuro

Problema educativo

Anche i dati di Save the Children aiutano a comprendere il problema educativo in Italia. A riconoscerne le ragioni. E ad agire. Il focus riguarda la dispersione scolastica implicita. E le competenze che gli studenti in Italia dovrebbero raggiungere al termine dell’ultimo ciclo scolastico. I test Ocse vengono effettuati in 93 Paesi. E si svolgono ogni tre anni su un campione di studenti e studentesse di 15 anni. Hanno standard valutativi uguali per tutti i Paesi. Gli studenti che non raggiungono il livello 2 spesso hanno difficoltà a confrontarsi con materiale a loro non familiare. O di una certa lunghezza e complessità. Di solito hanno bisogno di essere sollecitati con spunti o istruzioni prima di potersi impegnare con un testo. Il 33% dei quindicenni in Italia nel periodo pre-pandemia non ha raggiunto questo livello. La percentuale sale al 50% tra gli studenti degli istituti professionali e della formazione professionale. Già prima dell’emergenza Covid gli studenti in Italia erano sotto la media dei loro coetanei Ue. La situazione nell’ultimo biennio è peggiorata.

futuro
Db Milano 14/09/2020 – Riapertura scuola / foto Daniele Buffa/Image nella foto: riapertura scuola

Effetto Covid

In ben 7 regione italiane il 50% degli/delle adolescenti alla fine della scuola superiore non raggiunge le competenze adeguate di italiano. Abruzzo 50,2%. Basilicata 51,4%. Sardegna 52,8%. Sicilia 57,2%. Puglia 59,3%. Calabria 63,5%. Campania 64,2%. Rispetto al periodo pre-pandemico il calo di apprendimento è di 9 punti percentuali. Un calo che è più evidente per i minori con background migratorio. Residenti nel sud Italia. O con situazioni difficili dal punto di vista economico e sociale. “Sono dati reali- osserve Save the Children-. Possiamo discutere a lungo sul valore dei diversi metodi di raccolta dati. Ma è chiaro che abbiamo una questione educativa da affrontare. Perché le disuguaglianze oggi condizionano il presente e il futuro dei giovani e delle giovani in Italia. Questo è il nodo fondamentale di tutta la questione”. Il gap si aggrava, dunque. Anche a causa della chiusura prolungata degli istituti in presenza per l’emergenza sanitaria.  Con l’aumentare degli anni di scuola aumentano anche le disuguaglianze.alunni

Allarme disuguaglianze

“Lavoriamo ogni giorno con tantissimi docenti su molti progetti– raccontano i volontari-. Anche loro ci restituiscono con la loro esperienza la stessa situazione documentata dai dati. Bisogna allearsi per dare un futuro ai giovani che vogliono soltanto poter avere una possibilità. Di seguire i propri sogni, aspirazioni. E di far fiorire il proprio talento“. E aggiungono: “L’Italia deve scommettere su un investimento proprio nell’istruzione pubblica. Con l’obiettivo di garantire un organico che sia messo in condizione di fare bene il proprio lavoro. In una scuola a tempo pieno, ovunque e per tutti e tutte. L’investimento nel Pnrr deve dare la priorità ai luoghi più deprivati. Attraverso una sinergia tra scuola, terzo settore. Istituzioni culturali ed educative“.

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