La disperazione sociale è uno degli effetti più devastanti e meno conosciuti della pandemia. Crescono i danni individuali e collettivi della crisi Covid. Una piaga comunitaria che miete vittime innocenti. Nell’introduzione alla sessione primaverile del Consiglio Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti ha messo in rilievo la frattura provocata dal Covid-19 riguardo alla povertà.
In crescita la disperazione sociale
In un anno segnato in maniera “indelebile” dalla pandemia il leader dei vescovi segnala un drammatico aumento di “criticità”. Ed esorta il governo a “sostenere il sistema economico per evitare che la crisi si aggravi. Con ulteriori ricadute sull’occupazione e sui redditi familiari”. La povertà è infatti la crepa attraverso cui si insinua “il grimaldello dell’illegalità”. Il “terreno fertile” per “l’espandersi dei tentacoli dell’usura. Della criminalità. Delle mafie”, avverte il presidente della Cei. Dai dati della Caritas emerge che nel 2020 sono stati quasi due milioni le persone supportate dalla loro rete sul territorio. Inoltre la Consulta nazionale antiusura mette in guardia dal presentarsi delle mafie tramite “l’uso del cosiddetto ‘welfare criminale’”.
Fame di liquidità
Sempre più famiglie senza reddito. E imprese con grande fame di liquidità, dunque. Perciò la Chiesa italiana ritiene vitale “intervenire tempestivamente con finanziamenti che non gravino sul debito preesistente”. E che “aiutino non solo la ripresa. Ma, prima di tutto, a vivere dignitosamente”. Da qui la necessità di “creare un quadro economico, sociale e culturale favorevole al rilancio. E al sostegno delle famiglie e dei progetti dei giovani”.
L’iniziativa della Regione Veneto
“E’ già avvenuto per le crisi economico-finanziarie del 2008/2012″, spiega al Quotidiano Sanità Alberto Villanova Aggiunge il capogruppo della “Lista Zaia” nel consiglio regionale del Veneto: “La pandemia ha un impatto negativo sulla salute psicologica”. La Regione si è fatta promotrice del “bisogno di fondi e di una strategia nazionale per la prevenzione dei suicidi”. “L’Osservatorio suicidi della Link Campus University di Roma, in Italia”, parla di “25 suicidi nelle settimane del primo lockdown del 2020. E 16 nel solo mese di aprile, ai quali si aggiungono 21 tentati suicidi nelle settimane di isolamento. Più della metà delle vittime è costituita da imprenditori”.
Fenomeno da contenere
In Veneto dal 2012 il numero verde aveva registrato complessivamente 11.300 telefonate. Da marzo alla fine del 2020, le richieste di aiuto sono state 3.200. Da qui la decisione della Regione Veneto di farsi portavoce della necessità di mettere in campo azioni immediate per la prevenzione dei suicidi. A poter aggravare il “fenomeno dell’ideazione suicidaria e dei suicidi”, secondo la Regione Veneto, è “l’aumento dei fattori di rischio. Fra cui il distanziamento sociale. La restrizione delle libertà personali. Il tasso di disoccupazione. E la precarietà lavorativa“.
Le richieste al governo
La Regione Veneto chiede al governo Draghi “una strategia nazionale per la prevenzione dei suicidi”. Da qui l’appello affinché “vengano stanziati dei fondi appositi e ulteriori alle Regioni. In particolare a quelle maggiormente colpite dal fenomeno suicidario”. Al fine di potenziare i servizi di salute mentale territoriali. Perché siano di facile e gratuito accesso a tutti. Promuovere il collegamento in rete dei servizi formali e informali di sostegno. Cioè centri di ascolto. Numeri verdi. Banche dati. Siti di aiuto online. Consolidare la formazione degli operatori sanitari. Promuovere l’educazione sanitaria della popolazione. E in particolare del personale scolastico e degli studenti. In materia di rischio relativo al suicidio.
Prevenzione
Tra le richieste della Regione Veneto all’esecutivo ci sono quelle di “avviare progetti di collaborazione con università, ospedali, centri di ricerca pubblici”. Con l’obiettivo di approfondire la problematica relativa all’instabilità psicologica e ai suicidi. Coinvolgere ed aggiornare la categoria dei giornalisti per la diffusione di informazioni. Prevedere interventi di “postvention”. Ossia il supporto dopo un suicidio. Incoraggiare l’attivazione di tavoli provinciali. Per la prevenzione dei gesti suicidari. Come quello attuato nella provincia di Treviso.