Contro la disparità di retribuzione tra uomo e donna le parole più chiare sono arrivate da Francesco. Per il Papa si tratta di uno “scandalo”. Da qui l’appello lanciato dal Pontefice in udienza generale a “sostenere con decisione il diritto all’uguale retribuzione per uguale lavoro. La disparità è un puro scandalo!. È un’ingiuria. È una forma di maschilismo”. Come “la brutta figura di Adamo. Quando Dio gli chiese perché aveva mangiato la mela. E lui risposte che gliela aveva data Eva. La colpa è sempre della donna. Povera donna! Dobbiamo difendere le donne“.
Stop alla disparità
Si moltiplicano le iniziative contro lo “scandalo” stigmatizzato dal Papa. Cioè la disparità di retribuzione tra uomo e donna. Ecco le misure per rendere più “rosa” il mondo del lavoro. Occorre favorire una cultura inclusiva. Priva di stereotipi. E con un Welfare veramente attento ai bisogni delle donne. Misurare il fenomeno del “gender gap” in azienda. Puntare sull’accesso delle donne alle nuove professioni. E valorizzare le capacità di quante già lavorano. Attraverso programmi di aggiornamento e di coaching. Sono alcune delle azioni che le aziende possono intraprendere. Per ridurre le disparità su lavoro tra uomo e donna.
Aree di rischio e strategie
A tracciare il vademecum anti-disparità è stato il webinar dal titolo “Prospettive internazionali sul global Gender gap”. Servizi professionali. Aree di rischio. Strategie. L’ultimo report del “World Economic Forum” fotografa la situazione globale delle disparità di genere. Nel 2021 il divario di genere medio è del 32.3%. La stima degli anni per colmare il gap a livello mondiale è salita in un anno a 135 anni. Dai 99 anni dell’edizione precedente. L’Italia è al 63° posto. L’Europa occidentale ci metterà 52 anni a colmare questa disparità. Cioè il divario di retribuzione fra uomo e donna.
Dimensione economica
La dimensione economica ha una specificità. E’ l’unica su cui le aziende possono incidere. Su lavoro sono molteplici le disparità di trattamento tra uomo e donna. “Pay and income gap“. Partecipazione delle donne al mondo del lavoro. Percentuali di donne in posizioni di leadership. “Aziende e istituzioni possono e devono fare di più. Per risolvere il problema del ‘gender gap’ in Italia”, spiega Marco Araldi, amministratore delegato di Marsh– E’ importante condividere le iniziative e le ‘best practice’. C’è ancora molto da fare per tutelare le donne sul lavoro“.
Obiettivi
Impegno per la parità di salario. Sistemi di misurazione del “gender gap”. Programmi di coaching a sostegno della carriera femminile in azienda. Sono tra le azioni necessarie contro le disparità lavorative tra uomo e donna. Quest’anno, evidenzia Paola Mascaro, presidente di Valore D, “l’Italia ha la presidenza del G20”, Si tratta di “una grande opportunità”. Per far sì che “il tema dell’eguaglianza di genere diventi una priorità“. E venga affrontato “con misure concrete che accelerino il cambiamento”. E la “transizione verso una maggiore inclusione”. Per la “valorizzazione dei talenti femminili nel mondo”.
Convergenza
“Il cambiamento richiede un’alleanza. Tra imprese. Istituzioni. Scuola. Università- aggiunge Paola Mascaro (Valore D)-. Se non c’è questa convergenza, il problema non si risolve”. Per superare il divario di genere, le aziende possono fare molto. Ossia misurare il fenomeno all’interno delle aziende. Ponendosi degli obiettivi concreti. Percorsi di carriera trasversali per le donne. Sempre meno specializzanti. Con formazione versatile e flessibile. Spingere le istituzioni ad adottare misure per favorire l’occupazione femminile. Incoraggiare l’educazione finanziaria delle donne. Favorire la nascita di imprese femminili.
Piano nazionale
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è un’opportunità. E può essere una spinta. Per cambiare il passo sul divario di genere, avverte Paola Mascaro. Nell’anno in cui l’Italia guida il G20 è necessario ripartire dai dati. Per strutturare proposte efficaci. E centrare il traguardi della riduzione del “gender gap”. Stop, quindi, alla disparità retributiva tra uomo e donna.