Le guerra della disinformazione. Parigi accusa Mosca

Msf Macron

Foto © Insidefoto/Image

Sos disinformazione. “Niente di nuovo” è emerso dall’intervista data da Vladimir Putin all’ex anchorman di Fox News Tucker Carlson. Il presidente russo “ha ripetuto vecchie bugie, distorsioni e manipolazioni e ha mostrato una grande ostilità verso l’Occidente. Ci rammarichiamo che a Putin sia stata effettivamente fornita una piattaforma per manipolare e diffondere propaganda”, sottolinea a Bruxelles la portavoce della Commissione Europea per gli Affari Esteri, Nabila Massrali. A Carlson, continua Massrali, “Putin ha ribadito le sue ben note bugie sull’Ucraina. Sono bugie pericolose. Queste bugie sono già state la causa diretta di immense sofferenze, per i crimini di guerra e le atrocità commessi dalla Russia contro il popolo ucraino.

Foto di Pierre Blaché da Pixabay

Fake news

Putin ha dimostrato ancora una volta di non avere alcun interesse a compiere passi autentici e significativi verso la pace. Afferma che la Russia combatterà per i suoi interessi fino alla fine. Se Putin volesse davvero lottare per gli interessi del suo Paese e del popolo russo, dovrebbe iniziare immediatamente, ritirando incondizionatamente le sue forze e il suo equipaggiamento militare dall’intero territorio dell’Ucraina“. Putin, prosegue, “dovrebbe occuparsi degli enormi problemi che la società russa si trova ad affrontare ogni giorno. Abbiamo un elenco di esempi delle bugie che Putin ha detto nella sua intervista su Eu vs Disinfo. Il sito ha un database pubblico con più di 16mila esempi di disinformazione russa e articoli che spiegano il problema. Vi invito a consultare il sito web, che è uno strumento molto utile quando tocca affrontare un tentativo così massiccio di manipolare, come vediamo con l’intervista a Putin“, avverte. 

Foto di Christian Lue su Unsplash

Sos disinformazione

Intanto la Francia accusa la Russia di una campagna di disinformazione in un anno elettorale chiave. Funzionari del governo francese hanno accusato lunedì la Russia di aver messo in atto una campagna di manipolazione online di lunga durata contro i sostenitori occidentali dell’Ucraina in vista del secondo anniversario dell’invasione militare di Mosca del suo vicino. I funzionari del governo francese hanno accusato la Russia di essere l’artefice dell’imbrattamento delle stelle ebraiche a Parigi. I funzionari del governo francese hanno accusato  la Russia di aver messo in atto una campagna di manipolazione online di lunga durata contro i sostenitori occidentali dell’Ucraina, in vista del secondo anniversario dell’invasione militare del vicino da parte di Mosca. La campagna di disinformazione della Russia su piattaforme di social media come X, ex Twitter, e siti web designati come Sputnik e altri, è “massiccia nella portata” e “complessa nella struttura“, hanno detto i funzionari del ministero degli Esteri francese.

Foto di Christian Packenius da Pixabay

Allarme

Il ministero ha anche accusato la Russia di essere dietro l’apposizione di stelle ebraiche lo scorso novembre sui muri di Parigi e dei suoi sobborghi, causando allarme per la sicurezza della comunità ebraica francese, la più grande d’Europa. Il mese scorso, funzionari della difesa francese hanno dichiarato che la Francia, un convinto alleato dell’Ucraina, è stata bersaglio di una campagna di disinformazione russa in seguito alla riaffermazione del sostegno del Presidente Emmanuel Macron a Kyiv. L’anno scorso, l’agenzia francese responsabile della lotta contro le interferenze digitali straniere, Viginum, ha dichiarato di aver monitorato la presunta operazione sin da subito dopo l’invasione del vicino da parte della Russia e che la Francia era uno dei numerosi Paesi europei presi di mira. L’agenzia ha dichiarato di aver ricondotto la campagna a individui, aziende e “entità statali o affiliate allo Stato russo”. L’agenzia ha individuato un sito web speculare che imitava quello del Ministero degli Esteri francese ed è intervenuta con “misure protettive e preventive”, ha dichiarato Viginum in un rapporto dello scorso anno.

Foto di James Wiseman su Unsplash

Neo-colonialismo

Da una parte la Russia, con la sua crescente influenza a suon di ingerenze politichedisinformazione ed espansione militare nel vuoto lasciato dalle ex potenze coloniali. Dall’altra la Cina e la sua morsa sui settori chiave delle economie locali, gli investimenti infrastrutturali e l’obiettivo di guadagnare un vantaggio energetico sul blocco occidentale, assicurandosi le risorse chiave per la transizione ecologica. La partita dell’Italia – e di tutta l’Europa – sull’Africa si gioca contro Mosca e Pechino. Una partita difficile, di fronte all’indiscutibile vantaggio strategico dei due player che da decenni si allargano a macchia d’olio nel continente al centro delle nuove strategie di Roma e Bruxelles per controllare i flussi migratori e garantirsi risorse energetiche. Gli sforzi dello zar Vladimir Putin per sviluppare un ordine mondiale – concetto caro anche a Pechino – con fake news e mercenari hanno minato la stabilità democratica nel continente africano e in particolare nel Sahel, tra le regioni più instabili del pianeta.

Foto di Peggy und Marco Lachmann-Anke da Pixabay

Presenza

E’ di pochi giorni fa la notizia secondo cui Mosca ha inviato nel Burkina Faso i primi soldati dell’Afrikansky Korpus, nuova compagnia a seguito dell’uscita di scena dei Wagner. Dallo scorso autunno il vice ministro della Difesa russo Yunus-Bek Yevkurov si è recato in visita in Mali, Niger e Burkina Faso, territori abbandonati dalle forze francesi dopo i colpi di Stato che negli ultimi due anni hanno portato al potere governi più vicini a Mosca, portando ulteriore instabilità in una fascia che è crocevia dei flussi migratori verso l’Europa. L’influenza russa si allarga poi oltre il Sahel. In estate sono iniziate le discussioni per la possibile concessione a Mosca di un porto a Bengasi o a Tobruk, in Libia, che darebbe a Putin la seconda base navale nel Mediterraneo. In Repubblica Centrafricana, i russi contano quasi 1.900 istruttori militari, e Bangui si è detta interessata ad aumentarne la presenza. E oltre ai soldati, la Russia gioca le sue carte anche sul delicato dossier del grano: con la guerra in Ucraina che ha tagliato drasticamente le esportazioni di Kiev, Mosca ha promesso – e sta inviando – centinaia di tonnellate di cereali ai Paesi africani, dove le forniture restano fondamentali per scongiurare la crisi alimentare. Diversa è la strategia di Pechino, ma non per questo meno radicata. Non è un caso che da 34 anni il primo viaggio internazionale dell’anno porta sempre il suo ministro degli Esteri in Africa. Per decenni la Cina ha inondato il continente di investimenti, finanziando la costruzione di infrastrutture che includono treni del Kenya, l’aeroporto di Juba e il parlamento dello Zimbabwe.

Emmanuel Macron / foto Imago/Image

In salita

Con l’economia cinese che vacilla, il Dragone ha sostituito i prestiti a basso costo con investimenti sull’energia per garantire l’approvvigionamento di petrolio e gas, secondo i dati di S&P Global Commodity Insights. Anche se i tre principali attori cinesi – Cnpc, Cnooc e Sinopec – restano indietro rispetto a Bp, Shell e l’italiana Eni. La Cina monopolizza invece la partita chiave dei minerali critici fondamentali per le rinnovabili. Con circa 4 miliardi di dollari in investimenti e più di 5.152 progetti in tutto il continente, rivelano le cifre del China Global Investment Tracker. E secondo un rapporto di Goldman Sachs, Pechino ora controlla il 90% della lavorazione degli elementi delle terre rare. La Nuova Via della Seta è certamente l’operazione economica che ha portato a questo monopolio. L’Italia si è sfilata dall’intesa a fine anno, e per l’Africa oggi punta sul Piano Mattei che “si adatta bene”, nelle parole di Bruxelles, al Global Gateway, il maxi-piano Ue da 300 miliardi di euro per sferrare la controffensiva alla Belt and Road. La visione è chiara, ma il ritardo sui concorrenti asiatici è innegabile, secondo gli esperti. E dati alla mano, la sfida africana dell’Occidente resta in salita.

Foto di Mathias Reding su Unsplash

Accuse

Dunque l’obiettivo della campagna di disinformazione della Russia rimane lo stesso, hanno detto i funzionari. Ossia amplificare il successo della Russia nella guerra in Ucraina. Giustificare la sua invasione. Screditare e sminuire la resistenza militare dell’Ucraina. Minare la resistenza dei civili di fronte agli attacchi quotidiani alle città e ai paesi. Nonché incrinare il sostegno occidentale all’esercito ucraino. E rallentare, se non interrompere, la fornitura di armi a Kiev. I funzionari dicono che la campagna di disinformazione della Russia va oltre la guerra in Ucraina. In un anno di elezioni ad alto rischio nel Regno Unito, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti, i funzionari francesi affermano che la Russia sta lavorando per confondere e spaventare gli elettori. Screditare alcuni candidati e sostenerne altri. Interrompere grandi eventi sportivi come le Olimpiadi di Parigi e il campionato europeo di calcio in Germania.

Giacomo Galeazzi: