Dolomiti Open: insieme oltre la disabilità

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Foto di Frank Becker da Pixabay

Per l’intera estate, in tutta Italia, si sono svolte iniziative di turismo inclusivo, “oltre le disabilità”. Si tratta di vacanze senza barriere fisiche, mentali e culturali che vedono protagoniste le persone con disabilità. C’è, infatti, un diritto alla vacanza anche per le persone con disabilità. Perciò è fondamentale superare le barriere economiche, fisiche e sociali che ne impediscono la fruizione attraverso politiche, programmi e attività inclusive e orientate all’accessibilità e alla progettazione universale. Insieme oltre la disabilità: dalle Dolomiti all’Etna senza barriere. È partito da Fai della Paganella, in Trentino, il progetto “Dalle Dolomiti all’Etna – In cammino per l’inclusione e la sostenibilità“, un viaggio a piedi attraverso l’Italia organizzato dall’associazione Dolomiti Open asd in occasione del decennale del progetto Brenta Open. A cui partecipa attivamente la cooperativa sociale Gsh. L’obiettivo del cammino è richiamare l’attenzione delle persone sui temi dell’inclusione e della sostenibilità, unendo simbolicamente due siti naturali del patrimonio mondiale Unesco che si trovano a nord e a sud della penisola italiana: le Dolomiti e l’Etna. Il cammino è partito il 29 agosto.

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Oltre la disabilità

L’arrivo sull’Etna, in Sicilia, è previsto per il 10 dicembre 2024. Durante il viaggio vengono attraversati a piedi Trentino, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia. Per un totale di oltre 2.000 chilometri. Una rappresentanza dei partecipanti sarà ricevuta per un breve incontro da papa Francesco. “Abbiamo deciso con entusiasmo di partecipare a questa iniziativa poiché questo cammino si propone di coinvolgere realtà come Gsh impegnate nel promuovere iniziative inclusive in favore delle persone con disabilità, al fine di testimoniare l’importanza dei valori dell’inclusione. Cioè il motore di una società che accoglie le persone in modo paritario, e della sostenibilità”, afferma il presidente della Coop. Gsh Michele Covi. “Sono valori, questi, che trovano espressione anche nella frequentazione dell’ambiente naturale attraverso un approccio a passo lento, rispettoso della natura, aperto agli altri, nella consapevolezza che ognuno di noi si caratterizza per le sue diversità che diventano una ricchezza da valorizzare per sé stessi e le altre persone”.

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Da nord a sud

Un suggestivo viaggio in carrozza dal santuario francescano della Verna fino a Città di Castello. In tutta sono in programma iniziative all’insegna dell’inclusione. Il tema del viaggio è stato il filo conduttore – sabato 7 e domenica 8 settembre – attraverso cui la 54/a Mostra nazionale del cavallo di Città di Castello ha raccontato il mondo equestre e lancerà un messaggio universale di uguaglianza, di fratellanza e di rispetto per le persone e per gli animali. La manifestazione si è svolta a ingresso libero nel parco comunale Alexander Langer. Con il sostegno del comune di Città di Castello e della Regione Umbria. E ha testimoniato attraverso il “paradriving” che gli sport equestri sono un potente strumento di inclusione sociale. In questo modo, infatti, si permette alle persone con disabilità di superare le barriere culturali e fisiche che incontrano troppo spesso nella quotidianità. Giovedì 5 settembre una comitiva composta da persone con disabilità e persone normodotate alla guida di attacchi speciali trainati da pariglie di cavalli è partita dal santuario della Verna. Per poi raggiungere sabato 7 settembre il parco Langer in occasione della cerimonia di inaugurazione della Mostra. Il progetto è patrocinato dal comitato regionale Fise Umbria, dal Comitato italiano paralimpico Umbria, dall’associazione Allevatori Umbria e Marche, dall’Usl Umbria 1. Ed è realizzato da Scuderia Valmarino di Corciano, Laboratorio Terrarte, Comunità Capodarco di Perugia Onlus, Opera Don Guanella Centro Sereni.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Inclusione

Grazie a questa iniziativa solidale per per due giorni il pubblico della manifestazione ha potuto conoscere e apprezzare la straordinaria realtà del paradriving. Dopo l’arrivo a Città di Castello, gli equipaggi formati da tecnici specializzati e certificati da enti sportivi equestri nazionali e da persone con disabilità hanno attraversato il centro storico. Unendosi alla sfilata dei cavalieri, delle amazzoni e degli artisti della Mostra del cavallo. Nella giornata di domenica anche le persone con disabilità che vivono in Altotevere hanno avuto la possibilità di mettersi alla prova su una carrozza grazie al coinvolgimento delle cooperative Asad e La Rondine, all’Associazione italiana persone Down, al dipartimento Salute mentale e al Servizio Disabili adulti dell’Usl Umbria 1 e all’associazione Il Mosaico. “E’ il modo in cui la nostra manifestazione lancia dall’Umbria, terra di San Francesco, il messaggio di inclusione sociale più forte. Cioè quello che tutte le creature, persone e animali, devono essere rispettate e hanno diritto alle stesse opportunità“, spiegano il presidente dell’associazione Mostra nazionale del cavallo, Marcello Euro Cavargini e la vice presidente Mirella Bianconi, presidente di Fise Umbria.

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Valore aggiunto

“Inclusione e disabilità sono al centro di queste edizione della manifestazione. Perché vogliamo contribuire al cambio culturale necessario per fare in modo che le differenze siano accettate. E vengano abbattute le barriere che impediscono alle persone con disabilità di avere le stesse opportunità delle altre”, hanno evidenziato i responsabili dell’associazione Mostra nazionale del cavallo. “Parlare del valore dell’inclusione e dare risalto alla condizione delle persone con disabilità all’interno di una manifestazione importante come la Mostra del Cavallo – ha osservato il sindaco – è un bellissimo valore aggiunto, che è frutto della sensibilità di chi la organizza e che come amministrazione apprezziamo molto. Perché in tutto ciò che facciamo al governo della città cerchiamo di abbattere barriere. E assicurare le stesse opportunità a tutte le persone, senza lasciare indietro nessuno“. La Mostra nazionale del cavallo conquista gli appassionati anche con un altro viaggio. Il giro del mondo alla scoperta delle nazioni custodi delle più antiche e spettacolari tradizioni equestri nel quale Nico Belloni, acclamato maestro dello show a cavallo, ha guidato il pubblico del gala serale della manifestazione. Del fascino del cavallo si è potuto godere per tutta la durata della manifestazione. Tra dimostrazioni di mascalcia e di monta da lavoro. Con i cavalieri della Working Equitation Italy, tra cui alcuni atleti della nazionale italiana, che hanno portato il pubblico alla scoperta di tradizioni profondamente radicate nel mondo equestre italiano. L’Associazione allevatori dell’Umbria e delle Marche ha portato in vetrina le migliori razze di cavalli. Per illustrare l’impegno con cui ogni giorno si lavora per la custodia e il perfezionamento del patrimonio genealogico degli animali in tante piccole realtà del territorio. I centri ippici del comprensorio si sono esibiti mattina e pomeriggio nell’anfiteatro del parco Langer.

Foto © Giuliano Del Gatto

La lezione del Papa

In occasione della Giornata mondiale delle persone con disabilità, Francesco ha augurato a tutte le comunità cristiane “di essere luoghi in cui appartenenza e inclusione non rimangano parole da pronunciare in certe occasioni. Ma diventino un obiettivo dell’azione pastorale ordinaria”. Infatti, “in questo tempo nel quale sentiamo quotidianamente bollettini di guerra, la vostra testimonianza è un segno concreto di pace, un segno di speranza per un mondo più umano e fraterno”. Papa Francesco ha rivolto queste parole a un gruppo di persone con disabilità ricevute in Vaticano. Sottolineando che rispondere ai bisogni delle persone disabili “è un dovere della comunità civile e di quella ecclesiale”. Quindi “generare e sostenere comunità inclusive significa eliminare ogni discriminazione. E soddisfare concretamente l’esigenza di ogni persona di sentirsi riconosciuta e di sentirsi parte”.  Non c’è inclusione, infatti, se manca l’esperienza della fraternità e della comunione reciproca. Non c’è inclusione se essa resta uno slogan, una formula da usare nei discorsi politicamente corretti, una bandiera di cui appropriarsi. Non c’è inclusione se manca una conversione nelle pratiche della convivenza e delle relazioni.

Giacomo Galeazzi: