Accanto alle persone con disabilità. Per favorire l’inclusione e abbattere le barriere. Inaugurato nel 2000 per promuove iniziative e servizi che il comune offre alle cittadine e ai cittadini con disabilità, risponde ogni anno a circa 1.400 richieste di accoglienza e orientamento. A cui si aggiungono gli accessi al sito che superano le 300 mila visualizzazioni l’anno. E’ lo sportello “InformadisAbile” della Città di Torino che ora cambia nome. Accogliendo le sollecitazioni dei movimenti antiabilisti cittadini. E diventa “Informadisabilità”‘. Una nuova denominazione, è stato spiegato, che punta a promuovere, con un linguaggio non discriminatorio, la cultura del rispetto e delle pari opportunità. Contribuendo così a realizzare gli obiettivi di informazione, facilitazione ed inclusione dello sportello.
Oltre la disabilità
“Torino è la città dei diritti di tutte e di tutti – afferma l’assessore al Welfare, Diritti e Pari opportunità, Jacopo Rosatelli -. E conferma il proprio impegno in tale direzione. Anche attraverso azioni come questa, che non sono meri atti simbolici. Ma che conferiscono ai servizi nuove identità. A partire da denominazioni nelle quali i cittadini e le cittadine possano realmente riconoscersi“. Secondo l’Istat, in Italia ci sono circa 3 milioni di disabili. Di questi, quasi la metà sono over 75, mentre un milione sono donne. Proprio per questo, l’età media delle persone con limitazioni tali da definirli disabili è alta: circa 67,5 anni. A fare il punto sul problema è l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle regioni. L’istituto ha sede presso la sede di Roma dell’Università Cattolica. “La disabilità è una condizione che interesserà sempre più italiani. Grazie al costante allungamento della aspettativa di vita. Quindi il nostro sistema di welfare si troverà ad affrontare una domanda crescente di servizi. Per assicurare a queste persone l’assistenza sanitaria e sociale e il diritto a vivere una vita indipendente”, afferma il dottor Alessandro Solipaca.
Protezione
Aggiunge il responsabile scientifico dell’Osservatorio: “Siamo di fronte a una sfida che il welfare moderno deve superare. Abbandonando l’approccio risarcitorio che caratterizza molti degli interventi di protezione sociale del nostro Paese. Basati quasi esclusivamente sui trasferimenti monetari. Trascurando completamente se questi siano efficaci ad assicurare loro il diritto a vivere la vita al pari delle altre persone”. Le condizioni di salute e psicologiche di queste persone, evidenzia Quotidiano Sanità, sono molto spesso precarie. Il 58,1% delle persone con disabilità grave si dichiara in cattive condizioni di salute. Il 6,2% lamenta problemi di depressione. I problemi di salute sono acuiti dalle difficoltà con le quali le persone con disabilità hanno accesso alle cure. Lo testimonia il fatto che il 15,7% ha rinunciato, nel corso dell’ultimo anno, a prestazioni o cure sanitarie per motivi economici. Inoltre, queste persone sperimentano molto spesso anche il ritardo con cui accedono alle cure, infatti sono il 21,3% delle persone con disabilità che lamentano questo problema.
Costi per le cure
Le famiglie con disabili si trovano a sostenere frequentemente costi per le cure, sono infatti il 79,2% quelle che affrontano spese mediche. Il 91% quelle che acquistano medicinali. E il 33,1% che affrontano spese per le cure dentistiche. Tutte queste voci di spesa hanno un’incidenza più elevata per le famiglie con disabili rispetto al resto delle famiglie. E molto spesso rappresentano per esse un onere pesante. Per una famiglia su due le spese per visite specialistiche e accertamenti diagnostici sono un onere pesante. Contro il 29,2% del resto delle famiglie residenti in Italia. il 43%, invece, ritiene che siano un onere pesante anche le spese per medicinali. Contro il 19,5% a livello medio nazionale. E il 56,7% trova onerose le spese per cure dentistiche. Contro il 38,6% osservato a livello nazionale. Circa un terzo delle persone con disabilità grave vive da solo. E tra gli ultrasettantacinquenni la quota sale al 42%. Si tratta di dati “molto preoccupanti“, commenta l’Osservatorio. Poiché “palesano una diffusa condizione di vulnerabilità”. Che coinvolge un numero elevato di persone. Le quali non possono contare sull’aiuto di un familiare.
Perdita di autonomia
Il problema più grave è la perdita di autonomia. Infatti l’11,2% degli anziani (1 milione e 400 mila persone) ha gravi difficoltà in almeno un’attività di cura della persona. Soprattutto tra gli (1 milione e 200 mila). In questa fascia di età un anziano su cinque riporta tali difficoltà. Le attività nelle quali gli anziani sono meno autonomi sono fare il bagno o la doccia da soli (10,3%). Sdraiarsi e alzarsi dal letto o sedersi e alzarsi da una sedia (7,3%). Vestirsi e spogliarsi (7,3%). Usare i servizi igienici (6,5%). Ed infine mangiare da soli (3,6%). Circa il 7% degli anziani presenta gravi difficoltà in tre o più attività. E tale quota sale al 12% tra gli ultrasettantacinquenni. Altre importanti difficoltà per gli anziani con disabilità si riscontrano nelle attività di tipo domestico. Infatti il 30,3% degli anziani (circa quattro milioni) ha gravi difficoltà a svolgerle. Dopo i 75 anni quasi 1 anziano su 2 (47,1%). Sono soprattutto le attività domestiche pesanti quelle in cui gli anziani perdono l’autonomia (29,8% degli anziani). Seguono le attività che implicano una certa autonomia fisica come fare la spesa (17,0%). In difficoltà anche nelle attività più leggere, come la gestione delle risorse economiche. E delle attività amministrative (13,5%).