In Italia sono discriminate le famiglie con persone disabili. A denunciarlo è il Comitato Onu sui diritti dei disabili. E’ stato accolto, infatti, un ricorso. Le Nazioni Unite giudicano del tutto inadeguate le tutele per chi si prende cura di familiari non autosufficienti. In Italia manca una legge su una materia così rilevante. Ora l’Italia dovrà presentare al Comitato, entro sei mesi, una risposta scritta. Chiarendo quali azioni intenda attuare per colmare queste gravi lacune. Il Confad è il Coordinamento nazionale delle famiglie con disabilità. “Speriamo sia l’occasione perché l’Italia faccia davvero un passo avanti. Nel riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità”, osserva Alessando Chiarini. Aggiunge il presidente Confad: “Ci aspettiamo che diventi finalmente concreto l’impegno a dare adeguate tutele e diritti ai caregiver familiari”.
Disabili senza tutele
Il Comitato delle Nazioni Unite rileva “l’incapacità dell’Italia”. Nel fornire “servizi di supporto individualizzati a una famiglia di persone con disabilità”. Una situazione che risulta “discriminatoria”. E viola i diritti dei disabili alla vita familiare. A vivere in modo indipendente. E a uno “standard di vita adeguato”. In Italia i caregiver superano ampiamente i 10 milioni (dati Istat). Ma si stima che nella realtà coloro che svolgono questo ruolo siano molti di più. La maggioranza sono caregiver familiari. Ovvero persone che si sono trovate costrette ad assistere un parente. E che in molti casi hanno anche dovuto abbandonare il lavoro. A Ginevra le Nazioni Unite si occupano attraverso un comitato, dei diritti delle persone con disabilità. Qui è stata esaminata la denuncia presentata da una cittadina italiana che si prende cura della figlia e del partner. Entrambi con disabilità. E bisognosi di cure continue.
Misure appropriate
La decisione è stata definita “pionieristica“. Il comitato di esperti esorta l’Italia a fornire un adeguato compenso alla donna e alla sua famiglia. Ad adottare misure appropriate. Per garantire che la famiglia abbia accesso a servizi di supporto individualizzati adeguati. Ammonendo l’Italia a prevenire simili violazioni in futuro. Markus Schefer è il relatore del comitato delle Nazioni Unite. “Questo caso rappresenta una svolta– spiega- Il comitato, infatti, ha riconosciuto la violazione del diritto al sostegno sociale di un caregiver familiare. Oltreché dei diritti delle persone con disabilità”. Si tratta anche del primo caso in cui il comitato ha esaminato le denunce di “discriminazione per associazione”. La donna è stata trattata meno favorevolmente. A causa del suo ruolo di “caregiver familiare di persone con disabilità”.
Intera famiglia
Il comitato Onu ha adotatto un “approccio cauto”. La donna ha presentato il caso per sé e per conto della figlia e del partner. Sostenendo che erano stati violati i loro diritti. Ai sensi della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità . Per guadagnare un reddito per sostenere l’intera famiglia, la donna ha lavorato in telelavoro dal 2013 al 2017. Fino a quando non le è stato più permesso di continuare a lavorare da remoto. L’ordinamento italiano non prevede alcuna tutela giuridica per i caregiver familiari. In materia di pensione assistenziale, indennità o malattia. Perciò la donna non aveva diritto a ricevere alcun compenso o sostegno economico. Il Comitato, interessato del caso, ha concluso che il diritto dei familiari può essere collegato alla protezione delle persone con disabilità. A determinate condizioni.
Diritti da tutelare
Sono i casi in cui i diritti delle persone con disabilità non possono essere realizzati senza la protezione dei caregiver familiari. Quindi la Convenzione riconosce il diritto dei caregiver familiari alla protezione dello Stato. Purché questo riconoscimento sia indissolubilmente legato alla protezione dei diritti dei familiari con disabilità. In Italia la famiglia con un disabile in casa non riceve un sostegno adeguato. Inclusa un’assistenza per le spese relative alla disabilità. Formazione. Consulenza. Il caregiver familiare è colui che si prende cura, che assiste e supporta il proprio caro. Generalmente anziano. Nei momenti di malattia e di difficoltà. Il caregiver si prende cura di ragazzi o anziani non autosufficienti. Ma non può vivere una vita “normale”. Non può esercitare a pieno i propri diritti. A causa del “mancato riconoscimento giuridico dello status sociale della loro figura”. Ciò ne pregiudica “l’adeguato inserimento in un quadro normativo di tutela e assistenza”. In Italia, infatti, manca una legge che riconosca chi cura persone con disabilità. Ora è rilevarlo è appunto l’Onu. Sulla base di un ricorso avviato nel 2017 dall’allora presidente della Confad, Maria Simona Bellini.