L’istruzione è il miglior investimento per il futuro di un ragazzo e di una ragazza in quanto offre la preziosa opportunità di fare emergere un proprio talento e favorisce il crearsi di nuove ed importanti opportunità. Purtroppo però non si tratta di un passaggio così ovvio e ci sono giovani che, a causa di uno status sociale basso, devono abbandonare già nel nascere il desiderio di studiare.
L’intervista
Interris.it ha intervistato Pierfilippo Pozzi, direttore generale della Fondazione Don Gino Rigoldi che ha attivato il progetto “Borse di Studio Gianfranco De Martini” che aiuta alcuni ragazzi delle periferie di Milano a realizzare un loro percorso scolastico, coltivando la motivazione e la coscienza delle proprie capacità.
Direttore, perché vi siete concentrati su questi ragazzi?
“Il motore che ci ha mosso è la consapevolezza che molti di loro, in parte per motivi economici, in parte per una mancanza di autostima, anche se possiedono delle grandi capacità non pensano di poter intraprendere un percorso universitario e di conseguenza aprirsi a una prospettiva professionale importante. Forti di questa constatazione abbiamo pensato di costruire un programma di dieci borse di studio all’anno che vengono date ai ragazzi più meritevoli di cinque istituti comprensivi della periferia di Milano e due centri di aggregazione giovanile, con cui abbiamo instaurato una collaborazione”.
Come vengono scelti i ragazzi?
“Non si tratta di una normale borsa di studio che eroga dei soldi. Il nostro impegno inizia durante la quarta superiore in cui le scuole ci inviano una lista di preselezione che, oltre l’indice Isee e il livello scolastico, tiene in considerazione anche l’impegno e i miglioramenti avuti durante il percorso fatto fino a quel momento. A quel punto, iniziamo a dialogare con i ragazzi per comprendere il loro desiderio di proseguire gli studi e dopo questa attenta analisi scegliamo i dieci che, secondo noi, sono in quel momento i più meritevoli di ottenere la borsa di studio”.
Che attività proponete?
“Durante la quarta superiore inizia un percorso di orientamento perché ognuno di essi possa capire quale è la strada più idonea. Si tratta di una formazione che va a pari passo con quella personale e che mira ad aumentare la consapevolezza e la sicurezza di sé, definire interessi e aspirazioni, e sviluppare soft skills. Nel quinto anno invece, inizia anche il supporto ai test universitari che negli anni ci siamo accorti essere molto discriminatori dal punto di vista culturale, ovvero ci sono parecchie domande, soprattutto quelle di comprensione del linguaggio, che trattano argomenti che sono percepiti da ragazzi di una famiglia media italiana, ma difficilmente invece da uno studente immigrato”.
Che cosa accade una volta che avviene l’inizio dell’università?
“Inizia un percorso molto importante in cui noi crediamo sia fondamentale restare accanto ai ragazzi, proponendo loro anche dei tirocini curriculari e, o extracurriculari. È nostro compito aiutarli ad identificare possibili sbocchi lavorativi e, o di continuazione degli studi sulla base degli interessi e le necessità. Per questo, li supportiamo anche nella preparazione di candidature e colloqui finalizzati all’inserimento lavorativo. Ogni borsa di studio è possibile grazie al coinvolgimento di un’azienda o di un privato che mette a disposizione un mentore, ovvero una figura di riferimento per lo studente che lo assisterà durante il percorso scolastico”.
I ragazzi che incontrate hanno voglia di questo riscatto, o spesso sono rassegnati a un destino che sembra segnato?
“Fino ad ora abbiamo riscontrato molto entusiasmo e credo che questo sentimento nasca dal fatto che sentono di avere una possibilità che non possono e non vogliono perdere. Molti di loro sono di origine straniera e la loro storia in Italia parte con il freno a mano tirato, ma la loro voglia di farcela è encomiabile e rappresenta per noi lo stimolo a continuare in questo ambizioso progetto di crescita”.