Didattica a distanza: cosa ne sarà della scuola?

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La scuola è al centro di questa pandemia. In presenza o a distanza sta andando avanti. I professori stanno imparando ad usare ancor più la tecnologia. “Il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola e il Forum nazionale delle associazioni studentesche hanno esposto in Commissione preoccupazioni e proposte per la fase delicata che il mondo dell’istruzione, alle prese con il problema pandemico, sta vivendo. Le ragazze e i ragazzi sono stati propositivi, dimostrando di tenere alla scuola e di saper indicare strade nuove per riformarla con efficacia. Propongono, in particolare, una didattica innovativa, l’approfondimento dei percorsi d’apprendimento e di scelta dei successivi livelli d’istruzione, il miglioramento delle infrastrutture, l’attenzione verso le fasce più deboli, l’uso del digitale come complemento innovativo alle lezioni svolte in classe. Soprattutto, vogliono una scuola in presenza, coscienti dei problemi che implica la didattica a distanza nel quotidiano di ognuno di loro”. Così Vittoria Casa, Presidente Commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera, a margine dell’audizione alla Camera che si è tenuta lo scorso martedì. “Oggi c’è la grande occasione di ripensare la scuola. Il costante confronto con le studentesse e gli studenti sarà fondamentale anche per ciò che riguarda il Recovery Fund. Una nuova visione di scuola la dobbiamo scrivere insieme”, conclude la Presidente Casa.

Interris.it ha raccolto la testimonianza della professoressa Maria Di Benedetto, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di Robbio (Pv) per capire cosa effettivamente stia rappresentando questo particolare periodo storico per la scuola italiana.

Potrebbe definirsi questa un’occasione di crescita per la scuola italiana?
“La scuola già da diversi anni si è proiettata versa l’acquisizione di competenze informatiche da parte degli studenti e dei docenti. L’utilizzo delle TIC a supporto della didattica ha rappresentato uno slancio verso la modernizzazione dell’insegnamento. La DAD non ci trova impreparati, poiché tutti o quasi hanno facilità nell’utilizzo dei device e applicativi vari. In previsione di un eventuale lockdown e alla luce di quanto accaduto lo scorso anno scolastico, ci siamo mossi perfezionando competenze già acquisite, erogando formazione ai docenti, alunni e genitori circa l’utilizzo di piattaforme didattiche autorizzate a livello ministeriale”.

Per quanto riguarda gli alunni invece secondo lei questa tipologia di didattica li riesce a tenere legati alla scuola o li sta allontanando dalla vera didattica?
“Allo stato attuale non esiste condizione per la quale l’alunno sia costretto ad allontanarsi dalla scuola anche se a distanza. Infatti chi sprovvisto di pc e connessione lo riceve dalla scuola in comodato d’uso che, grazie ai finanziamenti dello Stato, ha potuto disporre di somme consistenti da destinare all’acquisto di strumentazione tecnologica e piattaforme digitali con il prioritario obiettivo di consentire a tutti di seguire la didattica anche a distanza. Dunque chi, in questo periodo evade l’obbligo scolastico, lo fa per scelta personale e non perché impossibilitato a seguire da casa.

Cosa sta soffrendo in particolar modo la scuola in questo periodo?
“La scuola come sempre e in ogni contesto eroga offerta formativa garantendo la qualità e il successo degli studenti. La scuola continua ogni giorno a mettere in atto i protocolli sanitari e di sicurezza”.

 

In tutto questo marasma c’è un’occasione perduta? Qualcosa che si sarebbe potuta fare e che invece non è stata fatta?
“Nel mio piccolo ritengo di avere fatto del mio meglio e con me tutti i lavoratori e tutte le famiglie che credono nel valore della scuola. Questa esperienza ha, sicuramente, intensificato le relazioni umani e la vicinanza delle amministrazioni locali alla scuola”

Rossella Avella: