La forza del dialogo contro le onde malefiche della pandemia e della violenza fondamentalista. Interris.it ha intervistato uno dei principali protagonisti istituzionali del dialogo tra le religioni in Italia.
L’importanza del dialogo
Costruire ponti permette all’umanità di avere un futuro. Mentre alzare muri impedisce ogni prospettiva di convivenza. A lanciare su Interris.it l’appello per la cooperazione tra i credenti è Aboulkheir Breigheche. Membro del direttivo dell’Associazione islamica italiana degli imam e guide religiose.
“Siamo obbligati dall’emergenza sanitaria a stare lontani gli uni dagli altri. Singoli e famiglie. Con il peso psicologico negativo della solitudine. E della privazione della libertà alla quale siamo tutti abituati. Così è venuto fuori da una parte il bisogno di aiuto. E dall’altra parte sono emersi i molti gesti di solidarietà e altruismo. Tutto ciò attraverso iniziative dal basso. In maniera orizzontale. E con un’azione collettiva molto efficace. E qui vorrei ringraziare i nostri centri islamici. E le moschee che hanno partecipato molto efficacemente a questa gara di solidarietà a vari livelli. È emerso il ruolo fondamentale del cittadino. Senza aspettare le briciole delle istituzioni”.
“L’emergenza Covid 19 ha colpito tutti. La pandemia ha messo in grave difficoltà tutto il paese. Cittadini e istituzioni statali compresi. Abbiamo sofferto tutti. Perdendo alcuni dei nostri cari. Molti hanno sofferto la malattia stessa. E in particolare ha sofferto chi vive in solitudine. Sicuramente hanno patito molto coloro che hanno contratto la malattia. Non pochi fino alla morte”.
Grazie a Dio, da questa malattia si può guarire. Ma a volte i lunghi periodi di quarantena possono influire sui rapporti umani. E aumentano l’esclusione sociale. Anche dopo che si è guariti, si teme che si è ancora contagiosi ancora. E questa è una psicosi inutile”.
“Gesti di solidarietà continueranno ad esserci senza dubbio. Ma il problema si ingigantisce se la situazione si protrae troppo a lungo, con molte persone colpiti. Si teme che i donatori (di tempo, affetto e risorse materiali) si stanchino. E si sentano impotenti davanti a una situazione seria. E che richiede non solo la solidarietà popolare. Ma anche e soprattutto la solidarietà internazionale”.
“La propaganda dell’odio dei reclutatori di terroristi fa presa solo sulle persone ignoranti. Ignoranti sia culturalmente sia religiosamente. Persone lontane dalla loro stessa comunità e che spesso hanno subito frustrazioni e complessi personali”.
“Innanzi tutto bisogna specificare che tutti questi violenti terroristi dell’Islam ne sanno poco o niente. Ecco, perciò, che la nostra attività va in due direzioni. In favore degli imam stessi per aiutarli a capire meglio come e cosa meglio fare. Per insegnare la cultura della pace. Della fratellanza. Del pluralismo. E della diversità quale ricchezza. E ciò anche con corsi di aggiornamento. Poi un impegno verso la comunità in generale. Tramite incontri pubblici, sermoni, messaggi. Sfruttando anche la tecnologia. Come avviene nelle attuali situazioni di emergenza Covid”.
«Bisogna sicuramente essere molto vigili. E lavorare alle radici contro i gruppi terroristici. Nello stesso tempo sarei ottimista perché tutti siamo attenti. E l’interesse di tutti è prevenire e contrastare ogni eventuale infiltrazione deviata”.
“Con un’ opera continua di educazione e di confronto in particolare con i giovani. Oltre naturalmente a realizzare un’intesa con i musulmani. Secondo quanto viene riportato nella Costituzione Italiana”.
“Sulle persone ignoranti. Ignoranti sia culturalmente sia religiosamente. Lontane dalla loro comunità comunità. E che magari hanno subito frustrazioni e complessi personali. il tutto naturalmente non giustifica nessuna azione violenta. In nessun modo e per nessun motivo”.