Delhi, aria malata: le cause del grande smog

India smog Delhi

Foto di Aditya Siva su Unsplash

Non è uno scenario nuovo, né una situazione che il corso politico indiano si trova a sperimentare per la prima volta nei suoi effetti peggiori. Fatto sta che, numeri alla mano, la coltre acre che ha avvolto Nuova Delhi nell’ultima settimana sta battendo ogni record negativo in termini di qualità dell’aria. Un abbassamento ciclico degli standard di tutela è quasi una prassi per la capitale dell’India, con i suoi 16 milioni di abitanti e l’attribuzione, ben poco edificante, di città più inquinata del mondo.

L’ultima recrudescenza del grande smog, tuttavia, ha messo a dura prova anche le contromisure più ferree, spingendo il governo a ripristinare le lezioni da casa e a valutare la produzione pionieristica di pioggia artificiale per “bucare” la cortina malsana prodotta da una combinazione di fattori fin troppo frequente in questo periodo dell’anno. Un rimedio che, tuttavia, ha avuto il solo merito di riportare i numeri dalla parte (più o meno) giusta della bilancia, non certo di trovare un antidoto a lungo termine.

Nuova Delhi sommersa dai fumi

Il picco negativo è stato toccato tra il 2 e il 3 novembre, quando l’Indice della Qualità dell’aria ha raggiunto il picco negativo di 500 oltre la soglia di sicurezza. Ossia, il massimo possibile. Questo significa che la concentrazione di PM 2.5 – il cosiddetto particolato – nell’aria di Delhi si trovava a una soglia cento volte superiore a quella considerata “non tossica” dall’Organizzazione mondiale della Sanità. L’intervento della pioggia – che ha peraltro evitato la pratica di emergenza della semina di nubi – ha riportato la situazione sostanzialmente nella norma, o comunque su valori decisamente meno drastici, abbassando l’Indice attorno a quota 150. Il problema è che, stavolta, oltre a perdurare più giorni del solito, la cappa di smog indiana ha contribuito a esasperare le criticità delle fasce più deboli della popolazione, vista l’impossibilità quasi totale, per giorni, di uscire di casa per il forte rischio di intossicazione da fumi melensi, potenzialmente cancerogeni.

Le cause dello smog

Del resto, Nuova Delhi si ritrova annualmente a dover fare i conti con la drastica caduta dei propri standard qualitativi. Alla quale contribuiscono, oltre alle centinaia di migliaia di veicoli inquinanti tra area urbana e hinterland (estensione territoriale da quasi 30 milioni di abitanti complessivi), i roghi delle campagne puntualmente accesi in novembre, quando gli agricoltori dell’area nord-ovest danno fuoco alla paglia avanzata al termine della raccolta del riso. Una combustione che, di per sé, sviluppa già un concentrato sufficiente di particolato, rinforzato dai fumi rilasciati dalle attività industriali e dagli agenti sprigionati da impianti di riscaldamento spartani.

Le condizioni ideali per la creazione del cosiddetto “smog”, combinazione di elementi di particolato generati dalle combustioni e di aria fredda invernale, che ne imprigiona in atmosfera bassa le sostanze inquinanti. E creando quelli che, solo all’apparenza, si presentano come banchi di nebbia, in realtà intrisi di agenti fortemente tossici. Più o meno lo stesso quadro che, nel 1952, portò al Grande Smog di Londra (e alle sue quantità monstre di anidride solforosa).

Rischio peggioramento

E pensare che, secondo gli esperti, la situazione potrebbe nuovamente peggiorare. In primis perché, come spiegato da Hiren Jethva, della Morgan State University, i roghi delle stoppie sono iniziati più tardi del previsto, probabilmente a causa del ritardo nella raccolta del riso. Questo significa che, “se non abbiamo ancora visto il picco della combustione della biomassa, forse lo si raggiungerà nei prossimi due o tre giorni“, specie se “coincidesse con i fuochi d’artificio di Diwali: sarebbe un grosso problema per le grandi città”. Un evento simile si era già verificato nel 2016, ritenuto l’anno peggiore, negli ultimi due decenni, della “stagione degli incendi”. Anche in questo caso, un mix di eventi difficilmente controllabile, visto il mancato rispetto, in molti casi, delle normative sulla tutela dell’aria, che porta ad esempio a un consumo di fuochi artificiali maggiore del consentito.

Allarme per i bambini

Se la pioggia ha mitigato gli effetti immediati dell’emergenza, non ne è del tutto chiara la portata a lungo termine. Uno studio della rivista Lung India, pubblicato nel 2021, aveva rivelato come uno studente su tre, a Nuova Delhi, soffrisse di asma e ostruzione del flusso aereo. E, addirittura, nel 2019 la rivista medica Lancet attribuiva quasi 1,7 milioni di morti premature all’inquinamento atmosferico. Senza contare che, per i bambini, l’inalazione delle sostanze tossiche avviene più rapidamente e con effetti più incisivi. Senza contare che, come riferito dai sanitari dell’ospedale Chacha Nehru Bal Chikitsalaya, a fronte di un pronto soccorso affollato da bambini in difficoltà respiratoria, quasi nessun paziente è in grado di permettersi un’assistenza sanitaria privata. Anche per questo, l’ospedale fornisce medicinali in forma gratuita. Un’opera buona che rischia di perdersi, letteralmente, nella nebbia.

Damiano Mattana: