“O cambia qualcosa (vedi il nostro grande lavoro sul fronte dell’assegno unico universale) e riparte la natalità, oppure il futuro sarà nero“, afferma a Interris.it Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, autore con sua moglie Anna Chiara Gambini del libro “Adesso viene il bello” (Sperling & Kupfer)
I sandali di Gigi De Palo
Nel 2005 l’elezione a presidente delle Acli Provinciali di Roma, e poi nel 2009 a presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio. Il 28 novembre del 2015 Gigi De Palo è stato eletto alla Presidenza Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari.Di sé dice: “Non ho mai avuto una tessera di partito. Perchè, come tanti della mia generazione, preferisco la concretezza alle ideologie, il buon senso alle polemiche sterili. Dal 20 marzo 2002 porto i sandali per ricordarmi di lavorare ogni giorno per la pace”.Gigi De Palo, lei e sua moglie Anna Chiara Gambini avete deciso di raccontare la vostra vita. Come nasce il titolo “Adesso viene il bello”?
“Nel libro precedente ‘Ci vediamo a casa’, proprio nelle ultime pagine abbiamo accennato alla nascita in anticipo di Giorgio Maria, il nostro ultimo figlio nato con la sindrome di down. E, nel concludere il libro scrivevamo: ‘Questo nuovo figlio è la ciliegina sulla torta per la nostra famiglia. Perché è facile raccontare la bellezza della famiglia quando va tutto bene. Un po’ più difficile quando la vita ti scombina tutti i piani. Quando ti immaginavi su due binari rettilinei e invece ti ritrovi sulle montagne russe. Adesso viene il bello. Adesso scopriremo chi siamo veramente’. Ecco, il titolo nasce da quelle parole. La casa editrice visto che era andato bene il primo libro ci ha chiesto di raccontare questo ‘bello’ che era arrivato”.
Come è scattata l’idea di trasportare su carta le vostre esperienze di vita familiare?
“Sia il primo che il secondo libro nascono dal desiderio di raccontare la fatica quotidiana delle famiglie. Noi raccontiamo la nostra mettendoci in gioco, ma non in piazza. Usando situazioni autobiografiche per cercare di dire che nonostante i casini di ogni giorno, fare famiglia è la scelta più bella che si possa fare. Non abbiamo alcuna pretesa di essere presi ad esempio, anzi. Quello che proviamo a fare è uno ‘storytelling ‘diverso della famiglia partendo dalla sua normalità e fragilità per mostrarne il bello. C’è una bellezza dietro ogni cosa, ma non è mai immediata. Va cercata, accolta, scovata e poi vissuta pienamente”.Cosa significa in una famiglia l’arrivo di Giorgio Maria, un bimbo con la sindrome di Down?
“Significa che cambia tutto. Significa immedesimarsi nei milioni di mamme e papà italiani che vivono sulla loro pelle tutte le difficoltà di un figlio disabile. Noi siamo fortunati perchè la disabilità di Giorgio – al momento – ci permette di vivere una vita abbastanza normale. Ma significa anche una tenerezza che ti cambia gli occhi. Significa che tutti si mettono in secondo piano perchè – senza doverlo spiegare a parole – automaticamente gli ultimi diventano i primi. Un esempio: tra fratelli si litiga di meno perché sceglie sempre lui, non perchè è viziato, ma perché i suoi limiti diventano il parametro di riferimento di ogni scelta. E poi significa ritornare ad assaporare le sensazioni avute con il primo figlio…”.La famiglia è chiesa domestica e spina dorsale della società. Come hanno accolto i fratelli la presenza di Giorgio Maria?
“Ringraziando Dio molto bene e non era scontato. Fanno a gara per farsi dare un bacio o un abbraccio. Se lo litigano quando usciamo fuori… un po’ meno quando c’è da cambiarlo. Ma anche qui – e nel libro lo diciamo – la partita finisce al novantesimo. Mi spiego meglio: adesso sono tutti premurosi, ma quando noi saremo anziani? quando noi non ci saremo più faranno ancora a gara per stare con lui? Questo è il grande tema all’interno di una famiglia dove c’è un disabile. Lo scopriremo solo educando. Noi ce la stiamo mettendo tutta, ma non è una scienza esatta. Una cosa è certa: sempre meglio educare che tirare i remi in barca”.Prima alle Acli e ora al Forum nazionale delle Associazioni familiari lei ha sperimentato la dottrina sociale della Chiesa, quali urgenze individua nell’Italia al tempo della pandemia?
“L’Italia non è un Paese per famiglie. Non ci sarebbe da aggiungere altro. Nonostante sia un Paese dove le famiglie svolgono un ruolo determinante anche per quanto riguarda l’aspetto economico. O cambia qualcosa (vedi il nostro grande lavoro sul fronte dell’assegno unico universale) e riparte la natalità, oppure il futuro sarà nero. Stiamo andando contro un muro – sapendolo – e non facciamo nulla per invertire la rotta. Gli ultimi capitoli del libro sono proprio dedicarti a questo aspetto più “politico-sociale” perchè nella narrazione della famiglia non dobbiamo mai dimenticare il coinvolgimento attivo e concreto delle famiglie nelle decisioni politiche. Siamo il petrolio italiano, ma ogni tanto dobbiamo ricordarcelo…”.