De Donatis (Opera Seme Farm): “Vogliamo rappresentare un segno di speranza per il territorio”

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L’agricoltura sociale comprende molte esperienze non riconducibili ad un modello unitario accomunate però dalla caratteristica di integrare nell’agricoltura altre attività di carattere sociosanitario, educativo, di formazione e inserimento lavorativo, di ricreazione, diretti in particolare a fasce di popolazione a maggior rischio di esclusione sociale. Queste esperienze si collegano a una valenza antica dell’agricoltura – da sempre caratterizzata dal legame tra attività agricola, famiglia e comunità, nonché da uno spiccato valore solidale e di mutuo aiuto – che oggi si presenta come un’ulteriore realizzazione del concetto di multifunzionalità, capace di fornire risposte a variegati bisogni della società, soprattutto in ragione dei cambiamenti che interessano la capacità del comparto agricolo di generare inclusione sociale e aiutare le persone in stato di bisogno.

L’esperienza di Nardò – Gallipoli

Rispetto a questi temi, la Caritas Diocesana di Nardò – Gallipoli, ha messo in campo diverse attività progettuali miranti a sviluppare realtà di economia sociale e civile, attraverso appunto l’agricoltura sociale, con l’obiettivo di valorizzare le ricchezze dei territori e le attitudini lavorative dei giovani in difficoltà e contrastare lo spreco alimentare. Una di queste è il progetto “Opera Seme Farm”, sul quale Interris.it ha intervistato i referenti Roberto De Donatis e Sara Donadei.

© Progetto “Opera Seme”

L’intervista

Com’è nata e che obiettivi ha “Opera Seme Farm”?

“Opera Seme Farm” è nata per dare continuità al progetto “Opera Seme”. Quindi, anche questo progetto, si occupa di lavoro, soprattutto in ambito agricolo, con lo scopo di sovvertire la logica degli sprechi alimentari, in particolare per le tre mense della nostra Diocesi. Purtroppo, le stesse, non sempre potevano offrire dei prodotti freschi agli ospiti che si rivolgono a loro e così, anche per dare loro una fonte di alimentazione corretta, nonché per sensibilizzare gli operatori, si danno le primizie e dei prodotti di qualità a prezzi calmierati. Pertanto, coinvolgendo delle aziende agricole, abbiamo cercato di abbattere i costi e, in secondo luogo, favorire la lotta agli sprechi, attraverso prodotti locali a km 0 che hanno consentito di ridurre anche l’impatto ambientale. In particolare, il progetto, è nato in un territorio dove c’è da sempre una vocazione agricola e, in particolare, siamo intervenuti nel campo dell’olivicoltura, della viticultura e dell’ortofrutta. Nel 2021, i nostri centri di ascolto, hanno cominciato a dirci che, molte famiglie, erano in sofferenza a causa della crisi energetica e, molte di loro, dovevano fare la scelta se pagare le bollette o comprare il cibo. Ciò ci ha fatto riflettere ed è nato il progetto “Opera Seme Farm” e, a partire dal 2022, abbiamo quindi inciso sul settore dell’ortofrutta, fornendo alle mense diocesane prodotti freschi, coinvolgendo così diverse realtà agricole del territorio. Ad oggi, ad esempio, abbiamo fornito più di 200 quintali di ortaggi. Il progetto conta la presenza di quindici realtà imprenditoriali, tra cantine sociali, frantoi e aziende agricole, ma anche piccole realtà dedite alla trasformazione dei prodotti, con la speranza futura di estenderlo anche ad altre realtà.”

In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione?

“Promuovendo le primizie in ogni stagione dell’anno cerchiamo di favorire contestualmente la nascita di gruppi di acquisto solidale. L’obiettivo è cercare di accompagnare le persone ad un acquisto consapevole, mettendosi in rete per abbattere ulteriormente i costi attraverso la costituzione di gruppi informali per condividere la spesa, la cui eccedenza, potrebbe essere destinata alle mense oppure accantonata come salvadanaio per acquisti futuri. Pertanto, si possono acquistare i prodotti per poi donarli alle mense o alle parrocchie.”

Quali sono i vostri desideri per il futuro in merito allo sviluppo di “Opera Seme Farm”?

“Speriamo di coinvolgere sempre più aziende e soprattutto giovani nel progetto e far restare i giovani qui, investendo così in quelli che sono i capisaldi della nostra terra, ossia l’agricoltura e il turismo, valorizzando ad esempio le grandi porzioni di terreno oggi abbandonate. Il settore dell’agricoltura è carico di tradizioni che possono essere rinnovate, auspichiamo proprio che i giovani possa innovare questo settore e apportare così beneficio a tutto il territorio. Il progetto vuole rappresentare un segno di speranza e di possibilità per molti giovani ma non solo.”

Christian Cabello: