A Interris.it il professor Roberto Cauda (direttore dell‘Unità Operativa Malattie Infettive del Policlinico Gemelli) illustra i dati che comparano le campagne vaccinali nel mondo. E dimostrano come raggiungere prima l’immunità di gregge.
Come procedere
Ordinario di Malattie Infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore, il professor Roberto Cauda stato incaricato dal governo di occuparsi dei parametri per la valutazione dl rischio epidemiologico. E per la revisione o aggiornamento del monitoraggio alla luce delle nuove varianti del Covid. Interris.it lo ha intervistato per commentare in esclusiva i dati di uno studio scientifico. Condotto da ricercatori canadesi. Pubblicato dalla rivista internazionale “Lancet”. E riportato dal report infettivologico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Modello matematico
Spiega a Interris.it l’infettivologo: “Il modello è stato definito sulla base delle situazioni sociali ed epidemiologiche di trasmissione dell’infezione. Si è considerato, per esempio, se i luoghi di lavoro e le scuole fossero chiusi o aperti in base ai dati rilevati. Quindi la strategia di vaccinazione viene adeguata alla condizione del momento”. Il direttore dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli è impegnato in prima linea nel sequenziamento delle varianti del Sars-Cov-2. In collaborazione con il professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia del Campus Bio-Medico.
Aspetti demografici
“Questi dati non sono campati in aria- precisa a Interris.it il professor Cauda-. Sono stati calati nelle dinamiche epidemiologiche. Si tratta di modelli parametrati sul numero di casi di Covid e sulla mortalità, tenendo conto degli aspetti sociali e demografici. I ricercatori hanno costruito un modello matematico. Partendo dalla situazione della regione canadese dell’Ontario che ha quasi 15 milioni di abitanti. Si è considerato si avere a disposizione un vaccino con il 75% di efficacia sia contro l’infezione sia contro la malattia. Sotto osservazione sono stati messe le 4 tipologie di strategia vaccinale prevalenti nel mondo contro il Covid. In tre di esse si punta a bloccare la trasmissione. In una (quella che vaccina prioritariamente gli anziani) l’obiettivo è ridurre l’incidenza della forme più gravi della malattia”.
Previsioni
“Sappiamo che più si è giovani maggiore è il numero di contatti che si ha”, sottolinea a Interris.it il professor Cauda. “I ricercatori hanno considerato percentuali di vaccinazione della popolazione che vanno dallo 0,5% all’1,5% a settimana- osserva l’infettivologo-. Si è visto che le strategie vaccinali che interrompono la trasmissione dell’infezione diventano più efficaci appena si raggiunge l’immunità di gregge. Il modello è stato tarato sull’ipotesi che la pandemia duri fino al 2025. E ha predetto un livello di 72 mila decessi nell’Ontario in questo intervallo di tempo“.
Risultati
In piena pandemia nel mondo prevalgono, dunque, 4 modelli di immunizzazione di massa. Cioè si vaccina o prima gli anziani o prima i giovani o progressivamente per età (cioè senza dare priorità a nessuna categoria) o prima chi ha più contatti. E’ quest’ultima la strategia anti-Covid più efficace secondo lo studio analizzato per Interris.it dal revisore scientifico dei parametri Covid del governo. “La strategia vaccinale basata sul tracciamento dei contatti riduce la mortalità del 92,6%- spiega il professor Cauda-. 92,1% quella che vaccina uniformemente tutta la popolazione senza dare priorità a nessuna categoria. 91% quella che somministra prima le dosi agli anziani. 88,3% quella che immunizza per primi i giovani”.
Fattore tempo
Precisa il direttore Uoc del Gemelli: “La ricerca dimostra che l’efficacia della strategia vaccinale dipende da quando si inizia a immunizzare la popolazione”. Cioè “la riduzione della trasmissione dell’infezione e dei numero dei morti è correlata all’avvio tardivo dell’uso dei vaccini. La scelta, in ultima analisi, è tra dare la priorità ai più vulnerabili per impedire il verificarsi delle forme più gravi della malattia. Oppure rallentare la circolazione dell’infezione immunizzando prima coloro che hanno il maggior numero di contatti“.
Confronto
Secondo lo studio pubblicati da Lancet, “la strategia più efficace contro il Covid è vaccinare chi ha più contatti”. Il modello matematico-epidemiologico, infatti, mette a confronto i 4 tipi di campagna vaccinale. Per stabilire a quali categorie dare la priorità nell’immunizzazione di massa.
Sulla base dei contatti
“Il modello matematico stima l’effetto delle diverse strategie di vaccinazione contro il Sars-Cov-2- chiarisce il professor Cauda-. Prima gli anziani, prima i ragazzi, tutte le fasce d’età oppure sulla base dei contatti. Ovvero vaccinando prima le classi di età che emergono come maggiormente responsabili della trasmissione in base ai dati sui contatti. L’ultimo modello sembra in grado di impedire un maggior numero di decessi se la vaccinazione inizia tardi nel corso della pandemia, quando questa ha già avuto diverse ondate e non tutta la popolazione è uniformemente suscettibile (come adesso)”.
Differente mortalità
“Il modello su cui si basa lo studio di Lancet si basa sulla differente mortalità per Covid registrata nei vari tipi di strategia vaccinale- commenta l’infettivologo-. In Italia e praticamente in tutti i paesi europei e nel Nord America, in questi mesi si è seguita la linea di vaccinare per primi coloro che per professione si prendono cura degli altri. Nella prima e nella seconda ondata della pandemia, infatti, si è registrata un’elevata incidenza di malati e morti per Covid tra gli operatori sanitari. Chi ha il maggior rischio di essere contagiato è stato vaccinato per primo. Parimenti si è cercato razionalmente di proteggere dall’infezione gli ospiti delle Rsa in quanto potenzialmente soggetti alle forme più gravi della malattia”. Quindi “si è scelto di proteggere i più esposti. Piuttosto che puntare prioritariamente ad interrompere con la vaccinazione la catena della trasmissione del virus“, evidenzia il professor Roberto Cauda.
Esigenza di protezione
Sostiene il professor Cauda: “Sappiamo dalla fase 3 di sperimentazione, che tutti i vaccini sono efficaci in termini di riduzione della malattia. E abbiamo evidenze per poter supporre che lo siano anche in termini di contenimento della trasmissione dell’infezione. La quasi totalità dei paesi si è indirizzata in maniera prioritaria verso la protezione delle fasce più deboli della popolazione, come si fa anche con gli “over 65” per le vaccinazioni anti-influenzali. Ciò perché le forme più gravi del Covid si manifestano statisticamente tra gli anziani. Lo dimostra la concentrazione di contagi tra soggetti fragili che vivono in gruppo quali sono gli anziani ospitati nelle Residenze sanitarie assistenziali“.
Trasmissione dell’infezione
“Tra gli operatori sanitari e gli anziani delle Rsa si è vista una netta riduzione dei contagi dopo la vaccinazione. E attendiamo una maggior quantità di dati per confermare che si sia interrotta tra queste classi di popolazione la trasmissione del virus- puntualizza il professor Cauda. Al tempo stesso sappiamo che più si è giovani maggiore è il numero di contatti quotidiani che si ha. E quindi il ‘contact tracing’ è fondamentale per stabilire forme e tempi delle chiusure e delle riaperture delle attività economiche. Si tratta ora di definire le strategie in base all’assunto sempre più evidente che i vaccini proteggono dalle forme più gravi. Ma anche dalla trasmissione dell’infezione“.