La sanità è ormai diventata come un “bene di lusso” e la povertà sanitaria si espande. Questa radiografia del nostro Paese emerge mettendo insieme due rapporti, l’ultimo – il XIX – del Centro per la ricerca economica applicata alla sanità (Crea) e l’undicesimo “Donare per curare” dell’Osservatorio sulla povertà sanitaria (OPSan). Per lenire il bisogno di chi è più in difficoltà, perché magari costretto a scegliere tra un pasto e una medicina, la campagna di raccolta di farmaci da banco organizzata dal Banco farmaceutico da martedì 6 fino a lunedì 12 febbraio. Una settimana per compiere quello che il presidente Sergio Daniotti definisce “un gesto gratuito”.
“Bene di lusso”
La spesa sanitaria privata cresce in media dello 0,6% all’anno da un quinquennio e nel 2022 ha raggiunto i 40,1 miliardi di euro, scrive il Crea nel suo XIX Rapporto sanità. In un anno sono salite dell’1,7%, al 75,9%, le famiglie italiane che sostengono spese per consumi sanitari, e il 72,7% ha acquistato farmaci. E in questa situazione “la Sanità si comporta come un bene di lusso”, recita il rapporto, perché la sua quota nei consumi cresce al salire del reddito. Questo disagio nel 2021 colpiva il 6,1% dei nuclei famigliari nel Paese (1,58 milioni), in crescita di quasi un punto percentuale sull’anno precedente, con un’incidenza superiore al Sud, seguito dal Nord Ovest, dal Centro Italia e dal Nord Est.
Povertà sanitaria
E il peso della povertà sanitaria, l’impossibilità di acquistare le medicine che servono e la rinuncia alle cure, nel 2023 è stato avvertito da almeno 427.177 persone, riporta lo studio dell’OPSan del Banco farmaceutico, che si sono rivolte alle 1.892 realtà assistenziali convenzionate con la Fondazione per ricevere farmaci e cure, rispetto alle 386.253 persone del 2022 (+10,6%) che hanno chiesto aiuto a 1.806 enti. Questo prevalentemente nelle regioni del Nord Ovest, dove sono maggiormente concentrati gli enti caritativi, meno distribuiti nel resto del Paese. Il rapporto dell’Osservatorio sulla povertà sanitaria riporta inoltre che, a fronte di spesa farmaceutica totale nel 2022 pari a 22,46 miliardi (+2,3 miliardi sul 2021), quell’anno la quota a carico delle famiglie è a sua volta cresciuta, passando dal 43,7% al 44,1%. Una maggior spesa di 704 milioni di euro in un anno, in totale 1,84 miliardi dal 2016 al 2022. Questo quando il budget per la salute di una persona indigente è pari 9,9 euro al mese, di cui meno di sei per i farmaci.
L’intervista
In vista la 24esima Giornata di raccolta del farmaco Interris.it ha intervistato il presidente della Fondazione Banco farmaceutico Sergio Daniotti, per parlare sia della campagna che della povertà sanitaria.
Cosa ci dice l’aumento del 10,6% delle persone che hanno dovuto chiedere aiuto per ricevere gratuitamente farmaci e cure?
“Che c’è ancora bisogno di noi. La spesa farmaceutica privata vede un significativo incremento, in parte anche per via della riduzione della spesa a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn), che certo copre tantissime cose, e a sostenere l’aumento sono le famiglie che pagano di tasca propria i farmaci da banco. La cosa allarmante è che nonostante il Paese abbia dati positivi sulla disoccupazione, aumenta chi chiede aiuto. Allora viene da domandarsi se questi risultati incidano veramente sulla povertà.”.
Chi è il “povero sanitario”?
“Il povero sanitario è innanzitutto chi non può fare la prevenzione, chi ha a disposizione solo poche decine di euro per pagarsi quella parte di cure non coperte dal Ssn. Ma nella povertà sanitaria oltre i motivi economici rientra anche un disagio informativo e culturale, queste persone non conoscono i loro diritti in materia di salute, magari non hanno un medico di base né nessun altro che le aiuti. Senza l’opera di questo ‘servizio sanitario solidale, il Terzo settore sanitario, che è vicino a questi soggetti più fragili, come sarebbe lo stato di salute del Paese?”.
Il non profit può essere un valido alleato del Ssn?
“Si è parlato più volte di coprogettazione anche sugli interventi in Sanità, allora si potrebbe coinvolgere chi incontra questo tipo di fragilità. Soprattutto dopo la pandemia è esploso il problema della salute mentale. Le realtà ‘solidali’ come case famiglia, comunità, sono prossime, accolgono, curano chi ha questi problemi. Ci dovrebbe essere un dialogo per un’integrazione tra i due, non solo il ricorso in situazioni di emergenza. Tutto nel rispetto dei propri ruoli, con l’obiettivo di tutelare la salute della persona”
Ci illustra la campagna di raccolta dei farmaci?
“Per una settimana, da domani fino a lunedì 12 febbraio, in circa 6mila farmacie distribuite sull’intero territorio nazionale sarà possibile donare un farmaco da destinare a una realtà assistenziale che aiuta chi è in stato di necessità nel territorio. Questo sistema permette a ogni farmacia di avere l’elenco dei farmaci di cui quel territorio ha bisogno. Durante la campagna raccogliamo farmaci da banco, come quelli per la febbre e il mal di denti. In farmacia il cittadino che entra incontri i nostri volontari che forniscono le spiegazioni per compiere un gesto che vogliamo sia gratuito”
In questi anni avete avuto una risposta soddisfacente?
“Ogni anno aumentano le adesioni, anche negli anni del Covid: il trend è in crescita. Questa iniziativa ci permette di coprire il 50% del fabbisogno, il resto cerchiamo di integrarlo poi durante l’anno. Per migliorare ancora occorre aumentare il coinvolgimento dei donatori”.
Avete osservato qualche cambiamento in questi oltre venti anni di campagne?
“Lo ‘zoccolo duro’ dei farmaci richiesti, visto il periodo della raccolta, riguarda le malattie da raffreddamento come antifebbrili, antipiretici, prodotti per tosse e mal di gola. Abbiamo visto anche una maggiore richiesta di integratori per le persone anziane per il periodo estivo, quando sono più fragili, soprattutto con queste estati lunghe e torride”.