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Da Fatima a Lisbona, voci dalla Gmg: “Conosciamo nuovi mondi”

A Interris.it la testimonianza dei giovani della diocesi di Porto Santa Rufina, alle porte di Roma: un viaggio che è anche del cuore

“Voi non siete qui per caso. Il Signore vi ha chiamati, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni”. È il concetto dell’adunanza che caratterizza ogni Giornata Mondiale della Gioventù. L’incontro, di culture e di cuori, uniti dal desiderio di conoscersi e di condividere insieme la gioia dell’evangelizzazione. Per questo la chiamata non è casuale. E Papa Francesco lo ha ricordato, a Lisbona, di fronte a 500 mila giovani fedeli, aprendo la 37esima Gmg, invitando ragazze e ragazzi a cogliere il momento, assaporandone ogni sfumatura, anche la più semplice. Perché “per Gesù ciascuno di noi è importante, ciascuno di voi è importante”. Ed egli ci chiede di non accontentarci delle realtà effimere, “che ci attirano e promettono felicità poi si mostrano per quello che sono: cose vane, bolle di sapone, cose superflue, cose che non servono e che lasciano il vuoto dentro”.

Dentro la Gmg

In fondo, la Gmg è un’avventura. Un viaggio dentro e fuori, un incontro con gli altri e con sé stessi, per comprendere a fondo il percorso di fede intrapreso e per conoscere vie nuove. Perché Gesù, ha spiegato il Santo Padre, alla Via Crucis dei giovani “è la Via e noi cammineremo con Lui, perché Lui cammina… Ma aspetta qualcosa, aspetta la nostra compagnia, aspetta che guardiamo… Non so, aspetta di aprire le finestre della mia anima, della tua anima, dell’anima di ciascuno di noi”. Di giovani in cammino ce ne sono migliaia. A Lisbona ma anche in altri territori, laddove chi non ha potuto partecipare di persona segue col cuore i passi dei compagni d’avventura. Raccogliendo, magari, l’eco di quei racconti che attende per conoscere, sapere, imparare. Non solo sulla Gmg di Lisbona ma anche, e soprattutto, sulle strade nascoste del proprio cammino.

Giovani Gmg Fatima

Voci dal Portogallo

Luigi è uno di quei ragazzi. Diciassette anni e l’entusiasmo di un’età in cui spirito di conoscenza ed evangelizzazione vanno di pari passo. Fianco a fianco con coetanei e non della diocesi di Porto Santa Rufina, a due passi da Roma, guidato proprio da uno spirito di avventura: “Quest’esperienza – spiega a Interris.it – ce l’hanno raccontata ma non te l’aspetti così… Si è spensierati, felici, si fanno nuove conoscenze. È una grande possibilità, che apre la mente”. Un’opportunità dal forte richiamo, tale da far vincere qualche piccolo dubbio: “C’è stato un momento in cui avrei voluto rinunciare ma è passato subito: non mi pento della scelta che ho fatto. Abbiamo vissuto due anni in cui noi giovani, proprio nel pieno dell’età in cui avremmo dovuto aprirci di più, ci siamo ritrovati chiusi. E ci siamo chiusi anche noi, sia prima che dopo. E ora, aprirci a questi grandi eventi, con tantissime persone, è ancora più bello”.

Tappa a Fatima

Un viaggio, quello del gruppo di giovani di Porto Santa Rufina, con tappa al Santuario di Fatima. “Maria si alzò e andò di fretta”, è il tema della Gmg. E, forse, lasciarsi abbracciare dall’atmosfera di Cova da Iria può aiutare a comprenderlo meglio: “Dopo aver visitato Lourdes me lo sarei aspettato diverso, magari simile – racconta Chiara, 32 anni, ‘guida’ dei diocesani più giovani -. Invece è molto diverso ma allo stesso tempo molto bello, si vivono la stessa serenità e la stessa pace. E, soprattutto, è bello vederlo pieno di ragazzi, che vanno da una parte all’altra… C’è un lato della piazza che si può percorrere in ginocchio. E vedere tanti giovani che si prestano a questa esperienza è davvero commovente”.

Un’esperienza rinnovata

Chiara la Gmg l’ha già vissuta, a Sydney, nel 2008. Tre lustri fa, sospinta da uno spirito ritrovato a Lisbona ma arricchito da una consapevolezza più forte dell’importanza del cammino intrapreso: “In Australia avevo 17 anni, passa il tempo, le persone maturano e ho sempre pensato che poter rivivere un’esperienza come quella con la maturità di adesso sarebbe stato completamente diverso. Ho colto la palla al balzo perché c’era la possibilità di rivivere il tutto in un contesto nuovo, con nuove consapevolezze e con il desiderio di conoscere giovani, tante persone e realtà non solo lontani”. Perché, in fondo, l’avventura è anche imparare a conoscere meglio i propri compagni di viaggio: “C’è la possibilità di conoscere persone che appartengono alla tua stessa diocesi. La conformazione del nostro territorio non permette sempre degli incontri e, per questo, ritrovarsi qui è molto importante. È un’occasione per conoscere persone con cui costruire qualcosa all’interno della diocesi, oltre che nuovi mondi e contesti culturali diversi. Io sono qui come giovane ma, allo stesso tempo, sto accompagnando ragazzi più piccoli di me. Vivo le due facce dell’esperienza”. Il bello è anche questo.

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