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Locuste, la piaga che mette in ginocchio l'Africa

Da gennaio le mappe di Kenya, Somalia, Gibuti, Etiopia, Uganda e Tanzania continuano ad essere ridisegnate da un'imponente invasione di locuste. La piaga biblica è diventata realtà in una fascia del Continente africano già sofferente per la situazione di fragilità favorita dal regime islamista e poverissima dal punto di vista alimentare. Dopo aver superato la dura prova della siccità i raccolti, che costellano la fascia del Sahel già percossa dal picco delle temperature, hanno così ricevuto il colpo di grazia. Secondo le stime, sono almeno 200 miliardi le locuste che stanno devastando l'Africa orientale. Gli sciami, che ne possono contenere 40 milioni, stanno mettendo in ginocchio oltre 3 milioni di persone che hanno bisogno di aiuti alimentari. Soltanto in Sud Sudan sono oltre un milione i bambini già colpiti da malnutrizione, secondo quanto dichiarato da Save the Children, con il 60% delle persone che rischia la fame.

Le cause

Secondo gli esperti, sono diverse le cause che hanno acuito il problema. In origine presenti in Yemen, la riproduzione delle locuste è stata favorita dal ciclone Pawan, che con l'umidità ha favorito la riproduzione degli esemplari, poi migrati a causa del vento nell'Africa orientali. Secondo gli specialisti, il numero degli insetti è cresciuto di 8mila volte. Il potenziale distruttivo – a detta degli entomologi – non sta tanto nella locusta presa da sola, quanto nel comportamento “gregario” dell'insetto negli sciami: a contatto con la sua specie, la locusta diventa vorace e riesce a consumare in un giorno l'equivalente del proprio peso. Si calcola che uno sciame di un chilometro quadrato di locuste può mangiare la stessa quantità di cibo di 35mila persone. La FAO sta coordinando questa grave emergenza. La Bill and Melinda Gates Foundation, l'organizzazione filantropica del padre della Microsoft, Bill Gates, ha donato 10 milioni di dollari. Ma l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha stimato un totale di aiuti di 138 milioni di dollariInterris.it ha intervistato Sergio Innocente, esperto regionale per la prevenzione e risposta alle emergenze della FAO, che in questo momento si trova a Nairobi per monitorare la situazione.

A che punto siamo con l'emergenza locuste? Qual è l'entità del danno in Africa e in Asia?
“La situazione è estremamente allarmante in una regione in cui 20 milioni di persone sono già esposte a insicurezza alimentare. L'invasione di locuste è la peggiore che abbia colpito l'Etiopia e la Somalia negli ultimi 25 anni e la peggiore invasione che il Kenya abbia subito negli ultimi 70 anni. Sono stati colpiti anche Gibuti ed Eritrea, con sciami segnalati in Sud Sudan, Uganda e nella Repubblica Unita di Tanzania. L'aggiornamento di questa settimana segnala che forti venti hanno portato sciami di locuste su entrambe le coste del Golfo Persico verso il Bahrein, il Kuwait e il Qatar fino al sud-ovest dell'Iran. Secondo il Desert Locust Information Service (DLIS) della FAO la situazione sarà ulteriormente aggravata dalle nuove infestazioni previste nei prossimi mesi. I pascoli e le coltivazioni hanno già subito danni in Gibuti, Eritrea, Etiopia, Kenya e Somalia e ci sono conseguenze potenzialmente gravi per la regione, dove la sopravvivenza di milioni di persone dipende dall'agricoltura e dagli allevamenti”

Cosa può fare la comunità internazionale per far fronte all'emergenza?
“La locusta è considerata il parassita migratorio più micidiale del mondo e un piccolo sciame che copre un chilometro quadrato può mangiare la stessa quantità di cibo consumato in un giorno da 35.000 persone. La FAO ha richiesto un urgente finanziamento di 138 milioni di dollari per assistere i paesi colpiti. Fino a giovedì sono pervenuti solo 52 milioni di dollari. La Commissione Europea ha annunciato che 10 milioni di euro provengono dalla Direzione Generale della Cooperazione Internazionale e dello Sviluppo (DEVCO) della Commissione Europea. Un ulteriore milione di euro è stato stanziato dalla Protezione Civile e Operazioni di Aiuto Umanitario Europee (ECHO).

Quali Paesi potrebbero essere interessati dall'ondata? 
“Nove paesi in Africa sono stati colpiti ma adesso ci sono sciami di locuste su entrambe le coste del Golfo Persico fino al sud-ovest dell Iran. Gli sciami esistenti continuano ad espandersi, mentre nuovi sciami si stanno riproducendo. Sarà necessaria una campagna prolungata per contenere la minaccia alla sicurezza alimentare e per tutelare i mezzi di sostentamento delle persone. Si tratta di una vera e propria bomba ad orologeria biologica, soprattutto per i tre paesi dell’Africa Orientale maggiormente colpiti – Etiopia, Kenya e Somalia”.

Quali conseguenze potrebbe avere tutto questo nel nostro Paese? Calo dell'import, per esempio?
“La FAO non ha nessun commento sulle conseguenze nel nostro Paese. La FAO è sul posto per aiutare i governi e altri partner con attività di monitoraggio e coordinamento, consulenza tecnica e approvvigionamento di forniture e attrezzature. L'Agenzia delle Nazioni Unite sta inoltre approntando interventi per tutelare i mezzi di sussistenza rurali fornendo kit agricoli ai coltivatori colpiti, assistenza veterinaria per il bestiame affamato e denaro per acquistare cibo per le famiglie che hanno perso i raccolti”.

Secondo lei, se n'è parlato poco?
“La recrudescenza delle locuste del deserto ha attirato attenzione a livello globale, e continua a raccogliere l’interesse sia dei donatori che dei media, mentre la FAO, le altre agenzie ONU e i loro partner continuano a collaborare per trovare soluzioni urgenti volte ad evitare un'emergenza umanitaria”.

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