Firenze, l’accoglienza trova casa alla Crocetta

crocetta

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“Accoglienza e cura, vicinanza e attenzione, fiducia e speranza, sono altrettante promesse di base -afferma papa Francesco-. Si possono riassumere in una sola: amore”. Una testimonianza è rappresentata ex Monastero della Crocetta. Che, per volontà dell’arcidiocesi di Firenze, torna ad essere un luogo di accoglienza per “pellegrini della vita”. Un luogo di attenzione alla persona, soprattutto nelle sue fragilità e nelle sue povertà. L’antico Spedale nel Trecento ospitava i viandanti. Per poi divenire Monastero delle Monache Domenicane della Santa Croce. Fondato dalla venerabile Suor Domenica da Paradiso, è chiamato Monastero della Crocetta per la piccola croce rossa che le religiose portavano cucita sull’abito. E infine è passato ai Padri Domenicani. Rimane, quindi, di proprietà ecclesiastica. E accoglierà una serie di realtà legate alla diocesi che si occupano di chi è più debole. Di chi ha bisogno di un sostegno. Di un luogo sicuro. Di un aiuto spesso essenziale. Il progetto si chiama nome “La Crocetta. Centro della Carità“. La nuova struttura si trova in via Aretina. In questo modo viene recuperato e valorizzato un complesso storico della città. Sì dà un’ulteriore risposta a tanti bisogni della comunità. E si rendono più efficienti e vengono ottimizzati diversi servizi alla persona riunendoli in un’unica struttura.
Mons. Betori – Foto © Avvenire

Crocetta-simbolo

La “Casa della Carità” è stata inaugurata nel 2019 a Novoli, quartiere ovest di Firenze (condominio solidale, centro diurno per anziani, mensa di quartiere). Ora “La Crocetta. Centro della Carità”. La diocesi riesce così a svolgere la sua missione caritativa attraverso il servizio socio-assistenziale anche nella zona est della città. L’intero complesso ha una superficie coperta di 3.120 mq che si sviluppa su tre piani fuori terra e interrato. E superfici scoperte di 3.207 mq (corte interna, giardino laterale, orti e area destinata a parcheggio). E’ stato ceduto ad un prezzo sostenibile, grazie alla disponibilità dei Frati Domenicani. Ed è  stato acquistato con un contributo della Conferenza Episcopale Italiana, derivante dai fondi dell’8xmille. E grazie ad altre risorse della diocesi di Firenze. I lavori di riqualificazione del complesso dell’ex Monastero della Crocetta potrebbero iniziare dopo l’estate. Per essere conclusi prevedibilmente entro quattro anni. Compatibilmente con la disponibilità delle risorse necessarie a sostenerli.
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Accoglienza

A “La Crocetta. Centro della Carità” saranno trasferite Casa Vittoria e Casa Stenone. Entrambe gestite dalla Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Sarà realizzata una mensa che servirà per gli ospiti residenti e gli operatori. E che a pranzo funzionerà come mensa di quartiere. Nel complesso, inoltre, troveranno spazio gli uffici della Fondazione. E uno spazio sarà dedicato alla Caritas diocesana. Ci sarà poi un locale per incontri di formazione. Casa Vittoria dal 1989 ospita persone sieropositive o con Aids che provengono da contesti di forte fragilità economica o familiare. Non è soltanto un luogo dove trascorrere gli ultimi anni della vita. Ma un luogo accogliente in cui è possibile curarsi, ripartire e ritrovare una dignitosa qualità della vita. Nell’ex Monastero della Crocetta, Casa Vittoria avrà 16 posti, rispetto ai 12 disponibili nella struttura attuale. E spazi comuni per la vita e le attività degli ospiti. A Casa Vittoria si aggiungerà anche il servizio di Casa Stenone. Che è destinato invece a persone italiane e straniere non iscritte al sistema sanitario nazionale. Ricoverate negli ospedali toscani. E bisognose di una continuità assistenziale una volta dimesse, perché colpite da patologie o da traumi gravi, con conseguenze invalidanti. Il progetto per Casa Stenone prevede la realizzazione di 13 posti, rispetto ai 9 attualmente disponibili. Nella grande cucina professionale saranno preparati quotidianamente i pasti destinati agli ospiti residenti a Casa Vittoria e a Casa Stenone. Agli operatori e ai dipendenti degli uffici. E a pranzo verranno cucinati anche i pasti per la mensa di quartiere.
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Mensa

La mensa avrà 50 posti a sedere. Le funzioni previste saranno corredate dei necessari locali accessori (magazzini, lavanderia, dispensa, depositi, spogliatoi per gli operatori, locali tecnici, ecc). Saranno inoltre riqualificate le superfici scoperte della corte interna. Che potrà accogliere anche persone del quartiere. Il giardino laterale e gli orti saranno a disposizione degli ospiti di Casa Vittoria e Casa Stenone. Degli operatori. E in generale degli utilizzatori del complesso. Una porzione dell’area esterna, che versa da decenni in stato di degrado e abbandono, sarà impiegata come area di parcheggio. Per gli operatori della Fondazione Solidarietà Caritas Onlus. Del complesso dell’ex Monastero fa anche parte la piccola chiesa costruita nel 1895, e intitolata alla Santa Croce e a San Nicola. Una volta completati i lavori di ristrutturazione potrà essere riaperta al culto. Nell’ex Monastero della Crocetta si trovava ancora il corpo della fondatrice dell’Ordine delle Monache Domenicane della Santa Croce, suor Domenica da Paradiso. Perciò è stato deciso di traslarne temporaneamente le spoglie nella vicina chiesa di San Pietro a Varlungo. Per poi ricollocare l’urna. La storia del complesso dell’ex Monastero della Crocetta è complessa-. Le note storiche sui primi insediamenti nell’area in cui si è sviluppato il Monastero della Crocetta fanno riferimento allo Spedale. Collocato un miglio fuori dalla Porta alla Croce sulla strada maestra di Via Aretina. Fu costruito alla fine del Trecento per accogliere i viandanti e i pellegrini. Nel 1751 lo Spedale fu soppresso e acquistato come villa dalla famiglia Migliorotti. Dalla quale nel 1867 le Monache Domenicane della Santa Croce lo acquistarono per trasformarlo in Monastero. E dove fu trasferito anche il corpo della fondatrice dell’ordine, Suor Domenica da Paradiso.
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Firenze solidale

Originariamente il Monastero della Crocetta, fondato nel 1511, si trovava in un palazzo in via Laura. Nel 1895 venne costruita anche la nuova chiesa intitolata alla Santa Croce e a San Nicola, già protettore dell’oratorio preesistente. Durante il secondo conflitto mondiale il Monastero subì danni rilevanti. Negli anni successivi, con la progressiva riduzione del numero delle suore, il monastero è stato chiuso. Passando alla gestione dei Padri Domenicani. L’arcidiocesi di Firenze ne ha acquisito la proprietà nel 2019 per riqualificarlo e destinarlo alle funzioni caritative. “Il tema che ha scelto quest’anno Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Malato riassume in poche parole lo spirito della nascita de ‘La Crocetta. Centro della Carità. Non è bene che l’uomo sia solo. Curare il malato curando le relazioni’ – spiega l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori -. L’idea di questa nuova struttura si colloca sulla strada tracciata da Gesù. Che indica per tutti inclusione e vicinanza. Soprattutto per chi rischia di essere scartato e allontanato. In questo luogo verranno accolte persone segnate dalla povertà. Dalla malattia. Dalla sofferenza. Qui attraverso il servizio di operatori e volontari ci faremo più vicini e attenti. Pronti ad ascoltare e tendere una mano a chi chiede aiuto“.
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Opera sociale

Prosegue il cardinale Betori: “In fondo, è tra le missioni più grandi della Chiesa proprio questo. Farsi prossimi. Sentire dentro al proprio cuore quello che sentono le persone sofferenti. La Crocetta sarà ulteriore segno a Firenze della carità cristiana che si alimenta dalla fede. E non è semplicemente una buona opera socio-assistenziale. Come dice Papa Francesco, prendiamoci cura di chi soffre ed è solo, magari emarginato e scartato. E così cooperiamo a contrastare la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, dello scarto e a far crescere la cultura della tenerezza e della compassione”. A ribadirlo è stato il Messaggio per la 32° Giornata Mondiale del Malato del 2024. “È questo l’obiettivo che si vuole perseguire in questa nuova struttura. Che si unisce all’impegno di tante altre realtà diocesane diffuse sul territorio. Occupandosi di tutti i tipi di fragilità da quelle degli anziani, ai disabili, ai senza fissa dimora“, conclude l’arcivescovo di Firenze.
Giacomo Galeazzi: