Patto intergenerazionale in crisi. “È tempo di dare vita ad un ‘villaggio dell’educazione‘ dove, nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte. Un proverbio africano dice che ‘per educare un bambino serve un intero villaggio’. Ma dobbiamo costruirlo, questo villaggio, come condizione per educare“, afferma don Armando Matteo, per molti anni assistente nazionale della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). Attualmente è docente di Teologia Fondamentale alla Pontifica Università Urbaniana.
Per fermare la crisi educativa
Alla crisi educativa Papa Francesco ha dedicato un evento specifico. Don Armando Matteo (autore de “La prima generazione incredula”) analizza l’emergenza educativa nel suo nuovo libro “Il nuovo bambino immaginario. Perché si è rotto il patto educativo tra genitori e figli” (Rubbettino). E’ la ricerca di “una comunanza globale per un’educazione che sappia portare i frutti sperati a livello delle singole persone. A livello dei rapporti tra le generazioni. A livello dei rapporti tra tutte le istituzioni che compongono la società. E a livello
del rapporto che stringe in un unico destino gli esseri umani
nel loro insieme e il pianeta”, evidenzia don Armando Matteo. Secondo Francesco per raggiungere questi obiettivi globali, il
cammino comune del “villaggio dell’educazione” deve muovere passi importanti. E cioè deve attivare un triplice coraggio.
Al servizio delle nuove generazioni
Spiega don Armando Matteo: “Il coraggio di mettere al centro la persona. Il coraggio di investire le migliori energie. Il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità“. L’impostazione di fondo è offerta dall’Instrumentum Laboris del Patto Educativo Globale predisposto dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica. Incontrando il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa sede, Francesco ha segnalato l’appuntamento per il patto educativo globale. Dopo averne ricordato le coordinate essenziali, il Pontefice ha affermato: “Educare esige di entrare in un dialogo leale con i giovani. Sono anzitutto loro a richiamarci all’urgenza di quella solidarietà intergenerazionale che purtroppo è venuta a mancare negli ultimi anni”.
Sostanziale differenza
Evidenzia don Armando Matteo: “Abbiamo bambini precocemente silenziosi, seriosi, rapiti dal cellulare, dall’iPad, dal televisore o anche dai libri. Quasi del tutto disinteressati e indifferenti a ciò che invece anima l’incontro degli altri membri della famiglia. Pur nella
sostanziale differenza di manifestazione, è proprio nel sottrarsi alla vista degli adulti che emerge un desiderio di visibilità da parte del
piccolo d’uomo. In un tale gesto dell’assentarsi, egli gioca la
sua carta. Non essere dove dovrebbe essere, al tavolo degli
adulti, perché egli non è ciò che gli adulti pensano che egli
sia. Non è un adulto, appunto“. Cos’, puntualizza il docente di Teologia Fondamentale alla Pontifica Università Urbaniana, la famiglia “diventa quel labirinto in cui resta imprigionato il cucciolo d’uomo. In un mondo sempre più a misura di adulti che non vogliono crescere. E che hanno bisogno che il proprio (spesso unico) figlio non cresca realmente”. Ecco la radice della crisi educativa.