Più Covid, maggiore spreco. Sos nella filiera alimentare italiana

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Emergenza spreco alimentare. Allarme-food waste contenuto nella ricerca Metronomo. Realizzata dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Un quarto delle aziende produttrici della filiera alimentare italiana del Made in Italy ha segnalato un aumento dello spreco nel corso del 2020. Il tema centrale è l’esigenza di una riduzione degli sprechi alimentari. Nella ristorazione e lungo la filiera produttiva.

Sos spreco

È stata presentata ieri alla Camera dei Deputati, la ricerca a cura dell’Osservatorio Metronomo. Commissionata alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. La ricerca è stata sviluppata con un obiettivo. Stimare quali e quanti sono stati gli sprechi alimentari nel settore del “fuori casa”. L’attenzione si è concentrata sulla filiera agroalimentare. Quindi sui fornitori dell’industria alberghiera (settore Horeca). Con i loro clienti fermi per molto tempo. Sono stati costretti a fronteggiare lo spreco di alimenti prodotti in eccesso. Alla conferenza ha partecipato la deputata Maria Chiara Gadda. Prima firmataria della legge 166 del 2016. Il cui scopo è ridurre gli sprechi lungo tutta la filiera agroalimentare. E’ intervenuto anche il professor Fabio Iraldo. Responsabile del team di ricerca “Sustainability Lab”. Dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna. Oltre a Marco Cosi, responsabile localismi e ultrafresh per Metro Italia.

Obiettivo

L’incontro ha innanzitutto chiarito l’obiettivo dell’analisi. Ovvero comprendere l’impatto della pandemia da Covid-19 su oltre 230 produttori della filiera alimentare. In particolare sui fornitori di prodotti tipici italiani. L’indagine si è soffermata sulle difficoltà incontrate durante la produzione. Sulle tipologie di eccedenze generate. Sulle soluzioni che i produttori sono riusciti mettere in atto. Per rispondere con più efficacia a un mercato in cambiamento. E sulle misure attuate. Per prevenire o ridurre al minimo eccedenze. E sprechi.

Strategia “Farm to Fork”

“La riduzione degli sprechi alimentari è uno degli otto obiettivi della strategia ‘Farm to Fork’. Approvata in queste settimane dall’Unione Europea”, spiega Gadda. “In Italia siamo partiti prima. E la legge 166 ne è una testimonianza diretta. Continueremo a monitorare. E a lavorare per rendere il nostro Paese sempre più all’avanguardia. E un modello di riferimento anche per gli altri Stati membri dell’Ue. In tema di riduzione dello spreco alimentare. E, più in generale, di sviluppo di modelli circolari e sostenibili“, precisa Gadda. Quindi, aggiunge, è fondamentale “il lavoro sinergico con tutti gli attori della filiera agroalimentare nazionale. E con soggetti istituzionali. Come le università. Ciò serve a “sviluppare azioni concrete. Efficaci. E a forte impatto per tutto il tessuto sociale ed economico”.

Frutta e verdura al supermercato

Eccedenze

Sottolinea Marco Cosi: “Quest’anno, data l’emergenza sanitaria in corso, abbiamo voluto ampliare lo sguardo del nostro osservatorio. Per capire se e come la pandemia stesse generando eccedenze e sprechi. Per i produttori di tipicità italiane. C’è stato un aumento dello spreco alimentare. Ma moltissime aziende sono riuscite a riorganizzare la propria produzione. E soprattutto le modalità di proposta al mercato. Ad esempio adeguando i formati dei packaging. E dimostrando dinamismo di fronte a uno scenario in continua evoluzione”.

Incremento significativo

“Il 26,18% degli intervistati dichiara di aver aumentato lo spreco alimentare nel corso del 2020″, commenta il professor Fabio Iraldo della Scuola Superiore Sant’Anna. E per questi produttori si osserva un incremento significativo (tra il 5 e il 15%) dello spreco.  Le cause? Sicuramente i lockdown e le restrizioni sul mercato dei consumi fuori casa. Che hanno costretto i produttori, laddove possibile, a spostarsi su segmenti di mercato alternativi. Non sempre facili e immediati da individuare. “Rilevanti gli impatti diretti sulle loro attività. Come la complessità nel gestire il personale e la logistica. In uno scenario incerto. E in costante cambiamento“, sostiene il professor Iraldo. Nel 42% dei casi considerati sono stati ottimizzati i packaging. E nel 28% sono stati introdotti nuovi formati. Con minori quantità di prodotto. Inoltre per il 23% delle aziende è stata anche l’occasione di proporre confezioni più sostenibili. Il tema del packaging risulta importante soprattutto se si considera che il 30% delle aziende dichiara di aver ricevuto maggior richiesta di prodotti confezionati.

Volumi ridotti

Nonostante le evidenze mostrate, sono molteplici le azioni che le aziende intervistate stanno cercando di mettere in campo. Per prevenire la produzione di eccedenze. E per fare in modo che non diventino uno spreco. Il 60% dei produttori dichiara che è fondamentale effettuare consegne con volumi ridotti di prodotto. Questo comportamento è aumentato del 21% rispetto al pre-pandemia. Un ritardo si assiste invece nell’utilizzo di applicazioni digitali che favoriscano la rivendita di prodotti in mercato secondari. Simili applicazioni, oggi, non vengono adottate dal 75% degli intervistati. L’8% dichiara però di averle iniziate ad utilizzare durante l’emergenza sanitaria per gestire le eccedenze generate proprio nei mesi di lockdown. E, in via prospettica, per circa il 30% del campione tali applicazioni sono considerate un valido strumento per la lotta agli sprechi alimentari.

Focus

Metronomo è un osservatorio, partito nel 2014. Che ogni anno fornisce una fotografia della situazione dello spreco alimentare nella ristorazione. In particolare, quest’ultima edizione della ricerca ha approfondito gli effetti delle chiusure della ristorazione sugli sprechi nella filiera produttiva. Mettendo in luce come la pandemia abbia inciso negativamente sugli sprechi alimentari. Metronomo è un osservatorio promosso da Metro Italia. E condotto in collaborazione con Università Bocconi e Sant’Anna di Pisa. Grazie a queste collaborazioni vengono monitorati i temi degli sprechi alimentari. Della sostenibilità ambientale. E più in generale  della circolarità. L’obiettivo è quello di individuare “best practices”. Che possano guidare lo sviluppo sostenibile della filiera agroalimentare. Con particolare attenzione al segmento dell’Horeca (settore alberghiero).

Confronto

Negli ultimi anni l’osservatorio ha posto attenzione proprio al tema dello spreco alimentare. Secondo una logica comparativa che potesse mettere a confronto percezioni e aspettative dei ristoratori e dei consumatori finali. Ovvero le i loro clienti finali, sulla questione. Dalle ricerche è emerso come la percezione dello spreco sia molto diversa tra queste due categorie. Per la ristorazione lo spreco avviene per lo più nelle cucine. E il costo pesa su questa fase. Per il cliente finale il grosso dello scarto risulta nella fase della consumazione. E il costo è recepito a carico del cliente. È evidente che, in molti casi, esiste un problema di comunicazione. Tra professionista e consumatore.

Gianluca Franco: