Covid, appello a Interris.it per “non dimenticare le disabilità”

Logo Interris - A Roma la prima agenzia per inserire i disabili nel mondo del lavoro

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La disabilità non può attendere. L’urgenza di proteggere i più fragili in pandemia. L’allarme delle associazioni che si occupano di disabilità e dei familiari ha un fondamento scientifico. Sulla rivista internazionale “Lancet” è stato pubblicato uno studio che registra “più complicanze e decessi per Covid tra i Down”. Da qui l’appello alle istituzioni per vaccinarli subito. Secondo un’indagine scientifica su disabilità e coronavirus, infatti, “presentano maggiore rischio di complicanze e di morte rispetto alla popolazione adulta generale”.

Sos disabilità

Fin dall’avvio della campagna vaccinale le associazioni dei familiari si battono inserire i disabili e chi li assiste tra le fasce di popolazione da immunizzare in via prioritaria. Il piano vaccinale, rimodulato il 3 febbraio, individua come “estremamente fragili” le persone con sindrome di Down, a prescindere dall’età”. Rientreranno, quindi, nella fase due della campagna di immunizzazione di massa i Down. Ma non le altre forme di disabilità come richiesto dalle associazioni di volontariato. Fish (Federazione italiana superamento handicap) si è è rivolta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, proprio alla luce del piano vaccinale rimodulato, che <rischia di escludere il 70% delle persone con disabilità”, definendo, in un certo senso, “figli e figliastri”. Un’urgenza confermata anche dallo studio pubblicato dalla rivista scientifica internazionale “Lancet” e rilanciata in Italia dal report dell’Unità Operativa Complessa (Uoc) di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli. L’indagine riporta l’esito di una survey sulle caratteristiche e l’outcome di 1046 pazienti con Sindrome di Down e Covid-19. “Essi presentano maggiore rischio di complicanze e di morte rispetto alla popolazione adulta generale“, riferisce “EClinical-The Lancet”. 

Le necessità cliniche

Interris.it ha intervistato al riguardo uno dei più autorevoli infettivologi europei: il professor Roberto Cauda. Direttore dell’ Unità Operativa Complessa (Uoc) del Policlinico Gemelli. E ordinario di Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “Condizioni di salute, immunodisfunzione e prematuro invecchiamento che sono associati alla sindrome di Down possono avere un impatto sul quadro clinico del Covid-19– osserva il professor Cauda-. E’ uno studio internazionale realizzato tra i clinici e i caregivers. Per analizzare le conseguenze della patologia sui soggetti Down positivi al Covid. I dati sono stati raccolti tra aprile e ottobre 2020. E sono stati comparati con un’indagine britannica realizzata negli ospedali”.

Un paziente affetto da Covid-19 trasportato in ambulanza al Policlinico Gemelli di Roma – Foto © Reuters

Fattori di rischio

Spiega a Interris.it il direttore Uoc del Gemelli: “L’età media dei pazienti Down con Covid è di 29 anni. Non sono emerse differenze nei sintomi, ad eccezione per dolori muscolari, vomito e nausea (meno frequenti nei pazienti Down). Mentre sono più frequenti lo stato confusionale e le alterazioni dello stato di coscienza. I fattori di rischio per la ospedalizzazione e la mortalità erano simili alla popolazione generale. Con l’aggiunta di difetti congeniti cardiaci come fattori di rischio per l’ospedalizzazione”.

Campagna vaccinale da accelerare

Aggiunge l’infettivologo: “La letalità è più elevata tra i Down over 40. L’autorevolezza di questo studio condotto sulle persone con sindrome di Down richiama la necessità di procedere speditamente con le campagne di immunizzazione. Considerando di  estendere la vaccinazione prioritaria ai soggetti più deboli e vulnerabili quali sono i disabili. Oltre al criterio anagrafico occorre tenere conto dei fattori che espongono maggiormente a decorsi gravi della malattia. La disabilità si riverbera sulla positività al Sars-Cov-2 come in situazioni di debolezza e ridotta capacità di difesa. Da qui il maggiore impatto del Covid sui soggetti maggiormente vulnerabili”.

Disabilità come priorità

Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, ha chiesto alle Regioni di “adottare con urgenza interventi correttivi sul piano nazionale di vaccinazione nel quale sono state totalmente dimenticate le persone con disabilità“. Aggiunge Di Maolo: “Ragazzi con gravi patologie e con disabilità complesse per le quali si rende necessario il ricovero in strutture residenziali non possono e non devono più continuare a rimanere invisibili. Comprendiamo la complessità dei problemi legati alla campagna vaccinale e alla scarsità delle dosi. Ma non inserire le residenze socio-sanitarie per disabili tra le priorità è una grave ed inaccettabile scelta che esprime tutta l’incapacità della politica nazionale di prendersi carico delle persone con disabilità. Siamo inoltre molto preoccupati per il ritardo nella consegna dei vaccini da parte delle case produttrici. Ed è di fondamentale importanza che il piano di vaccinazione venga rivisto. E non solo con il criterio delle fasce di età”.

Disabilità: il dramma delle famiglie

Per questo istituti e associazioni dei familiari dei disabili chiedono con urgenza alle Regioni italiane “vicine ai bisogni reali dei cittadini, un intervento correttivo. Perché per tutelare le persone più fragili dobbiamo utilizzare tutte le armi che abbiamo a disposizione. E in questa drammatica emergenza sanitaria, l’arma più importante è il vaccino. Non c’è più tempo, abbiamo bisogno che ci venga data la possibilità di salvare anche le giovani vite che si trovano nelle residenze sanitarie per le loro gravi condizioni salute”.

Emergenza Rsd

Lo Stato ha “il dovere di tutelare la salute di persone fragili ed indifese. E invece cresce in noi lo sconforto di essere considerati un fenomeno marginale, spesso dimenticati. In questa pandemia l’esclusione delle Rsd (residenze per disabili) dal piano vaccini è l’ultima e più grave delle dimostrazioni di disinteresse verso il nostro disagio», spiega a Interris.it Antonio Massacci che nelle Marche presiede la onlus Anffas, associazione delle famiglie dei disabili intellettivi. “Regioni e governo si rimpallano le responsabilità per questa inspiegabile esclusione“, evidenzia Massacci.

 

Giacomo Galeazzi: