Una crisi sanitaria che ha aperto le porte alla più grande recessione economica dal secondo dopo guerra. “La chiave per la riapertura e per la sopravvivenza delle imprese, passa attraverso un approvvigionamento sicuro e continuo dei “Dispositivi di Protezione Individuale”, così commenta a Interris.it il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico, Alessandra Todde (M5s).
Qual è l’approccio dell’esecutivo in questa delicata fase della crisi sanitaria ed economica?
“La necessità di salvaguardare le vite dei nostri concittadini e di mettere in atto, in una situazione di emergenza, misure di distanziamento sociale, ci ha imposto scelte dolorose per le aziende e la nostra economia, che hanno comportato la chiusura temporanea di molte attività produttive, mantenendo aperte solo le filiere essenziali. Il Governo ha focalizzato le sue misure su aiuti economici immediati per le persone e le aziende oggi in difficoltà, ma deve concentrarsi per permettere la riapertura delle imprese, nel più breve tempo possibile e in sicurezza sanitaria. Ci è assolutamente chiaro che ogni giorno di chiusura ha degli impatti molto gravi sul sistema economico italiano, ma è importante sottolineare che la tutela alla salute viene prima di qualsiasi altro interesse”.
Quale sistema adotterà il governo per contemperare la sicurezza sanitaria alla sopravvivenza delle imprese?
“La chiave per la riapertura, e quindi anche per la sopravvivenza delle imprese, passa attraverso un approvvigionamento sicuro e continuo dei “Dispositivi di Protezione Individuale” per le aziende e la modifica dei modelli di comportamento aziendali. E’ necessario che un’azienda si prenda cura dei propri dipendenti, garantendo sia percorsi sicuri per arrivare al lavoro sia la protezione nel luogo di lavoro stesso. Lo Stato, in tutte le sue espressioni, deve lavorare per poter supportare le aziende in questo percorso. Dobbiamo cominciare ora a definire le giuste strategie d’azione per l’ingresso nella fase di post emergenza e di convivenza con il virus e questa può essere un’occasione importante per mettere al centro della nostra economia non più l’uomo che consuma, ma l’uomo che produce e crea valore. Una visione più etica della nostra economia. Si deve stabilire una catena di comando e di responsabilità per garantire e sostenere le aziende che si metteranno in sicurezza. Nel momento in cui i virologi e gli epidemiologi comunicheranno che si potrà uscire dalla fase emergenziale, dobbiamo essere pronti. Ne va del futuro del nostro Paese.
Quali sono i provvedimenti per sostenere le aziende nel periodo di lockdown?
“Oltre al Decreto liquidità, che mobilita risorse per oltre 400 miliardi, a marzo abbiamo approvato il Decreto Cura Italia, stanziando 25 miliardi che attiveranno flussi di denaro per 350 miliardi. Abbiamo fatto un primo passo fondamentale per sostenere famiglie, lavoratori, commercianti travolti dalla crisi, andandoci a concentrare sui settori più colpiti. Inoltre, sospendiamo il pagamento di Iva, ritenute e contributi per tutti i contribuenti, imprese, autonomi e professionisti. Infine, aiutiamo chi sta pagando un mutuo per la prima casa con la sospensione delle rate fino a 18 mesi. In particolare, c’è una grande piano di stimolo alla liquidità, che abbiamo messo in piedi con la collaborazione del settore bancario e di Cassa Depositi e Prestiti. È stato rifinanziato il fondo a favore delle Pmi. C’è la sospensione delle cartelle esattoriali e delle attività̀ di accertamento e riscossione. La differenza la farà la disponibilità in tempi brevissimi di queste misure. Per questo altri pezzi del sistema Paese, come il sistema bancario, devono fare la loro”.
Si sta pensando ad un modo per agevolare le vendite online?
“Il commercio online rappresenta oggi un’alternativa alla chiusura e la possibilità per molti esercenti di riuscire a mantenere la propria attività limitando i danni. Molti però in passato non si sono attrezzati e l’emergenza rappresenta l’occasione per la digitalizzazione di molte attività”.
Avete pensato ad alcuni strumenti?
“Il Ministero dello sviluppo economico ha messo a punto diversi strumenti e programmi per incentivare la digitalizzazione delle imprese. Uno dei miei compiti è l’attuazione e la semplificazione per le Pmi. L’obiettivo è quello di salvaguardare le attività più piccole, di frequente anche le più qualitative, facilitando la loro presenza digitale ed informandole sugli strumenti disponibili e su come poterli utilizzare”.
Si sono riscontrati problemi in assenza di banda larga per lo smart working. In futuro dovrà essere ripensato il modo di fare impresa?
“Nella mia esperienza imprenditoriale, il lavoro a distanza è stato un fattore abilitante importante. Mi sono resa conto che in alcuni contesti, garantire al lavoratore flessibilità e obiettivi chiari può fare la differenza. Incrementare lo smart working ha degli effetti immediati sulla mobilità, agendo come leva benefica nei confronti dell’inquinamento. Dobbiamo investire sempre di più in infrastrutture digitali e banda larga perché lo smart working non è soltanto una reazione all’emergenza ma rappresenta una modalità di lavoro che può aumentare l’efficienza delle aziende e della PA. Bisogna quindi trasformarlo in normalità”.
L’Italia accusa un ritardo tecnologico evidente, il governo pensa di valutare nuovi mezzi per incentivare la ripresa economica?
“Il Governo ha una visione molto chiara di quello che dovrà essere il suo ruolo, al fianco delle imprese e della ricerca. Affiancare e regolamentare quelle sfere della vita dove l’innovazione è talmente rapida che le norme non consentono di stare al passo con i tempi. Credo fortemente nel valore democratizzante della tecnologia. Il nostro Paese deve investire sempre di più in infrastrutture digitali a supporto della nostra economia.
Un esempio?
“Molte delle aziende ad oggi più capitalizzate, dieci anni fa non esistevano nemmeno. Il mondo cambia e noi dobbiamo stare al passo. Voglio mettere l’accento su due parole chiave: Sviluppo e Crisi. Sono arrivata alla conclusione che sono due facce della stessa medaglia. Grazie alle nuove opportunità le crisi possono trovare soluzione anche attraverso la capacità di reinventare il proprio business. Bisogna avere il coraggio di innovare e dobbiamo aiutare le aziende a trasformare una situazione di crisi in un’opportunità. Questo è possibile solo attraverso l’innovazione. Inoltre, abbiamo il vantaggio di avere nuove generazioni totalmente digitali, in grado di comprendere e maneggiare la tecnologia in modo nativo. La ripartenza deve mettere al centro le loro competenze e usare le loro capacità e il loro entusiasmo come acceleratore per la ripartenza del nostro paese”.
Un imprenditore su tre ritiene che nulla sarà più come prima. Lo stato si farà carico di tutte le imprese in difficoltà o solamente di quelle con una certa solidità?
“Ci tengo a sottolineare un aspetto che considero fondamentale e per cui ogni giorno, al MiSE, lavoriamo senza sosta: l’attenzione del ministero è massima quando si tratta di affrontare la ricerca di soluzioni per mantenere la competitività e la tenuta occupazionale delle nostre imprese e la salvaguardia dei nostri lavoratori. Questa situazione acuirà le problematiche di crisi in modo drammatico e dovremo dare alle nostre imprese risposte certe ed efficaci. Al MiSE mi occupo di gestire quotidianamente le crisi aziendali, cercando di trovare soluzioni a problemi che hanno radici molto profonde e di cui il dramma sociale dei lavoratori è la manifestazione più dolorosa ed evidente. Il nostro obiettivo è di rimettere le aziende in condizione di tornare in piena attività e di crescere ancora, garantendo sviluppo e occupazione ma togliendo gli alibi per modelli che non sono più in grado di essere sostenuti e dove la crisi indotta dal Covid non è stata la causa ma solo un acceleratore. E’ fondamentale rivedere e ristrutturare la politica industriale del nostro Paese. Ad esempio, le ultime tre regioni per attività di impresa sono tutte regioni del Mezzogiorno: Campania, Calabria e Sicilia. Presentano il minor numero di imprese attive ogni mille abitanti. L’Italia soffre crisi da un punto di vista settoriale e per questo dobbiamo lavorare per potenziare i distretti produttivi e i settori dove noi siamo eccellenti, per citarne alcuni, la meccanica di precisione e l’aerospazio”.
Il 95% delle imprese ha liquidità solo per i prossimi tre mesi. Si comincerà a licenziare o a mandare in Cig. Quali interventi per garantire i lavoratori?
“Sul fronte del lavoro, la manovra di marzo – che sicuramente sarà potenziata nel decreto di aprile – garantisce i fondi per il sostegno al reddito a tutti i lavoratori che in questa fase affronteranno difficoltà o vedranno sospesa la loro attività. C’è la sospensione di tutti i procedimenti di licenziamento in corso. Governo e Abi, l’associazione delle banche, hanno firmato un accordo che consente il versamento direttamente sui conti corrente dei beneficiari degli importi degli ammortizzatori sociali previsti dal decreto ‘Cura Italia’. E’ chiaro che, nel nuovo pacchetto, ci sarà l’estensione della cassa integrazione che prolungherà e rafforzerà le misure di protezione per i lavoratori e i cittadini varate a marzo. Nessuno perderà il lavoro a causa del Coronavirus”.
Si intravede lo spettro di una grande disoccupazione. I giovani hanno futuro in Italia?
“A febbraio, nella fase immediatamente precedente l’emergenza sanitaria, la disoccupazione giovanile in Italia si attestava attorno al 30%. E’ preoccupante sentir dire che un giovane italiano su 3 è in cerca di lavoro e che migliaia di ragazze e di ragazzi ogni anno lasciano il nostro Paese. L’impatto del Covid ha inoltre fatto emergere i limiti di un modello economico incentrato sugli eccessi del consumo, creato artificialmente attraverso la leva del debito e non sul valore e sul capitalismo senza volto della finanza globale, esacerbando le diseguaglianze anche nel nostro paese. I nostri giovani devono essere messi al centro della ripartenza, incentivando la loro voglia di impresa e supportando la loro capacità di proporre modelli nuovi e già in linea con il mondo che cambia. E’ importante rafforzare concetti come impresa sociale ed economia di prossimità perché in questo modo si darà la possibilità ai nostri ragazzi di creare valore nei loro territori. Un Paese che non ha capacità di investire sulle nuove generazioni, è un paese senza futuro”.
In che modo saranno distribuiti i 400 miliardi voluti dal governo?
“Con il Decreto liquidità sono previsti altri interventi a sostegno delle imprese attraverso il ruolo di SACE, controllata di Cassa Depositi e Prestiti, che potranno mobilitare risorse per oltre 400 miliardi che si sommano ai 350 miliardi già previsti dal Decreto Cura Italia. Questa è la manovra più grossa fatta finora in Europa e Il MiSE ha giocato un ruolo fondamentale. E’ stata aumentata la dotazione finanziaria del Fondo di garanzia per le Pmi di circa 7 miliardi, entro la fine dell’anno, e la capacità di generare circa 100 miliardi di euro di liquidità anche per le aziende fino a 499 dipendenti. Il pacchetto a sostegno alle Pmi, esteso sia per gli autonomi che per le imprese, prevede una garanzia pubblica del 100% per finanziamenti fino 25mila euro, senza alcuna valutazione del merito del credito. In questo caso le banche potranno erogare i prestiti senza attendere il via libera del Fondo di Garanzia. Aggiungo: per i prestiti fino a 800.000 euro, la garanzia resta al 100% (di cui 90% Stato e 10% Confidi), senza una valutazione sull’andamento della società che lo richiede. Infine, sempre senza valutazione andamentale, garanzia al 90% per i prestiti fino a 5 milioni di euro. A completare il pacchetto, un altro rinvio di due mesi dei versamenti di tasse e contributi per autonomi e aziende colpite dalla crisi per un controvalore di circa 10 miliardi di euro e lo sblocco di 200 miliardi a favore dell’export e l’internazionalizzazione delle nostre imprese”.
In che misura sarà utilizzato il Golden Power? Solo per le grandi imprese o anche per le pmi?
“Il Consiglio dei Ministri ha approvato la norma sul Golden power, che ora è ufficialmente in vigore. Questo momento emergenziale, in cui il Paese vive delle serie difficoltà a causa del Covid-19, non si deve tradurre in un’occasione per depredare il nostro tessuto produttivo. Con l’approvazione del Golden power, su cui ha lavorato duramente il Sottosegretario Fraccaro, si tutelano gli asset strategici del nostro Paese, proteggendoli concretamente da ogni mira ostile. La norma è valida per un ventaglio più ampio di settori, dall’agroalimentare a quello sanitario. Ha un ambito di applicazione anche a livello europeo, proteggendoci da scalate ai danni del nostro patrimonio produttivo e industriale. Inoltre, è esteso anche alle pmi strategiche per lo sviluppo del sistema-Paese. Questo è un provvedimento che conferma la serietà del Governo, sia perché è una scelta in linea con quella presa da altri Stati europei, come la Spagna, sia per la decisione condivisa di non inserire gli articoli relativi in un dpcm ma in un decreto-legge, favorendo quindi un passaggio in Parlamento su un tema sensibile come lo scudo per gli asset strategici”.