La violenza di genere non si ferma certamente con l’emergenza Coronavirus. Violenza da imputare a uomini senza scrupoli e truculenti. Uomini che non comprendono il significato dell’amore, che non rispettano le nostre mogli, figlie e sorelle. Donne che quotidianamente subiscono violenza fisica e psicologica, ora sono costrette in casa con i loro mostri. Per questo “bisogna ricordare che il sostegno viene sempre garantito” commenta a Interris.it la dottoressa Claudia Sorrenti, avvocato che collabora da anni con la fondazione Doppia Difesa Onlus.
Il Coronavirus ha costretto i cittadini nelle proprie abitazione, c’è il rischio di un aumento dei casi di violenza di genere?
“La violenza di genere non si arresta davanti alle emergenze nazionali. Forse ognuno di noi dovrebbe riflettere profondamente in questi momenti. Sappiamo che ciò che spinge un uomo ad essere violento va al di là di quello che è il contesto sociale. Quindi il rischio che ci siano delle situazioni che erano già gravi prima e che possono peggiorare esiste naturalmente”
Quali effetti può produrre questa convivenza violenta per i figli?
“La violenza di genere purtroppo anche quando non è diretta è assistita: presenziare, partecipare a queste violenze, anche in forma verbale e psicologica, perpetrate nei confronti di un proprio caro ha delle conseguenze negative. Nei bambini piccoli si registra quindi un trauma, un dramma. Quando i ragazzi sono più grandi il rischio è che la violenza, che hanno vissuto, diventi un modello da seguire. Gli ultimi fatti di cronaca, di figli che hanno ucciso le loro madri, ci impongono di riflettere sull’importanza di Educare alla Non violenza, di educare al rispetto”.
Alcune Ong cinesi hanno registrato nel mese di febbraio un raddoppio degli episodi di violenza di genere rispetto all’anno precedente, anche in Italia dobbiamo aspettarci queste percentuali?
“Non ho i dati di questa ricerca per poterli confrontare con quelli di mia conoscenza in Italia. Possiamo dire certamente che il rischio di degenerazione di alcune situazione è concreto. Infatti, con la fondazione Doppia Difesa Onlus stiamo proseguendo il lavoro di consulenza, non ci siamo mai fermati. Questo per continuare ad essere una voce, un aiuto concreto. Si ha la sensazione che tutto sia paralizzato, come sospeso, ma le forze dell’ordine e gli uffici giudiziari sono pienamente operativi . È importate far sapere che se ci si trova in una situazione di difficoltà bisogna chiamare il numero 1522 o il 112, fare intervenire le forze dell’ordine e denunciare. Ci sono ancora molte strutture che, anche in questo momento di emergenza, offrono sostegno e servizi. Sul territorio romano diverse sono le case di accoglienza associate al comune. Non dimentichiamo che questi servizi sono attivi e non sospesi. La lotta alla violenza di genere non si deve arrestare in questo momento, altrimenti perdiamo tutti ed i numeri continueranno a crescere”.
La fondazione Doppia Difesa Onlus ha preso particolari precauzione in questi giorni?
“La Fondazione si è sin da subito attivata ed organizzata per garantire la continuità dei servizi di consulenza psicologica e legale, sia civile che penale, e di assistenza legale giudiziaria, nel rispetto delle normative vigenti in tema di emergenza Covid19. Sono state adottate misure di lavoro agile che consentono di proseguire nello svolgimento delle attività in tutta sicurezza per chi lavora e per chi a noi si rivolge. La lotta contro la violenza di genere non si deve fermare nemmeno dinanzi ad un’emergenza nazionale”.
Come possono reagire le donne vittime di questa violenza non solo fisica ma psicologica?
“Ogni caso ha le sue particolarità e deve essere valutato in sé. In ogni vittima , ad un certo momento, emerge la consapevolezza che quanto si è sopportato non è più accettabile. Molte donne non hanno la consapevolezza che quello che si consuma nelle loro case quotidianamente è un grave illecito penale, oppure, in qualche caso, non intendono avviare un percorso di tipo processuale. Ma quando una donna comprende che la situazione è grave allora deve cercare aiuto chiedendo supporto sul territorio. Anche sostegno psicologico, per comprendere ciò che si è vissuto e averne consapevolezza. Ci sono donne che sono vittime di violenza domestica da moltissimi anni, anche da tutta la loro vita ed hanno subito danni psicologici importanti. Non è quindi facile guardare le cose da una prospettiva diversa. Non bisogna avere paura e vergogna della propria storia, assolutamente! Ogni donna deve credere in se stessa, nella propria persona, nel diritto ad avere un futuro diverso da quello che sta vivendo. Senza questo passaggio è difficile rendersi conto e intraprendere la strada della denuncia”.
Nel momento della denuncia le donne come possono evitare ulteriori ritorsioni da parte dei mariti?
“Questo è uno dei problemi più grandi. Ci sono delle strutture che accolgono queste donne che sono vittime di violenza psico-fisica reiterata nel tempo, anche prima di arrivare ad una denuncia, ma soprattutto prima che i danni fisici siano così ingenti da dovere rendere necessario un ricovero in ospedale. I dati che ci arrivano, in questo senso, sono davvero disarmanti. Può aiutare una rete di amicizie: una relazione che favorisca l’allontanamento. Poi interverrà l’autorità giudiziaria magari proprio con un decreto di allontanamento o di custodia cautelare. Ad un certo punto bisogna uscire da questa situazione, non ci si può purtroppo illudere di poterla contenere o limitare. Spesso si registrano casi di denunce che vengono ritrattate dietro la promessa di un cambiamento o dietro ricatto”.