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Covid-19, Cartabellotta: “Il virus al Sud? Se avrà la potenza vista in Lombardia si prospetta un’ecatombe”

Il presidente della Fondazione Gimbe a Interris.it: "I fondi straordinari serviranno solo a tamponare l'emergenza. Specialisti e posti letto di terapia intensiva non si creano dall'oggi al domani"

Se c’è un aspetto sostanziale emerso nella vicenda coronavirus, è l’insita drammaticità che trasuda in ogni suo aspetto. Non bastano le vittime, non è abbastanza l’isolamento forzato, né i giri di vite progressivi imposti per limitarne la propagazione (e, di rimando, le reticenze di alcuni di noi a seguire le regole). La sofferenza estrema dei presidi sanitari, travolti dal boom di contagi e quasi impossibilitati, a questo punto, a far fronte in modo totale all’emergenza Covid-19, sta coincidendo con la tacita ma robusta polemica sugli effetti collaterali che stagioni intere di tagli (o mancati supporti) alla sanità pubblica hanno causato nell’intera macchina. Dubbi emersi fin da subito, ancor di più quando la carenza di posti letto ha portato al formarsi di opinioni (e anche qualcosa di più) sensate  anche se di attuazione complicata, come la riapertura dell’ospedale Forlanini di Roma. Preoccupazioni legittime, legate a un virus che si è dimostrato ben più pericoloso di quanto si pensasse e a un sistema sanitario che, in piena emergenza, è costretto a farvi fronte al meglio delle sue possibilità, confermandosi un’eccellenza e con la promessa che a fare i conti con i deficit provocati da mancati supporti ci si penserà a tempo debito. Ora, però, con i posti letto in calo (soprattutto in terapia intensiva) e con il virus che inizia a scrutare verso Sud, viene da chiedersi per quanto il sistema sanitario riuscirà a tenere dritta la barra. Interris.it ne ha parlato con il dottor Nino Cartabellotta, medico, coordinatore scientifico e presidente della Fondazione Gimbe.

Nino Carabellotta

L’emergenza coronavirus sta mettendo a dura prova il comparto sanitario italiano, con particolare sofferenza dei poli ospedalieri del Nord Italia. In che modo far fronte alla carenza dei posti letto e alle condizioni di sovraffollamento dei reparti, specie quelli di terapia intensiva?
“Davanti a un’emergenza di questa portata emerge in tutta la sua gravità il definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La Fondazione GIMBE, nel report sul definanziamento del SSN , ha dimostrato che nel periodo 2010-2019 sono stati sottratti alla sanità pubblica tra tagli e mancati aumenti circa € 37 miliardi. Certo ora il Governo ha stanziato fondi straordinari, ma servono solo a tamponare non a gestire realmente l’emergenza: specialisti, posti letto di terapia intensiva non si creano dall’oggi al domani. Quindi che fare? In assenza di un vaccino o di farmaci mirati, le misure di distanziamento sociale (isolamento dei malati, quarantena dei soggetti esposti, tracciatura dei contatti, chiusura delle scuole, misure per gli ambienti di lavoro e divieto di assembramenti) sono l’unica arma a nostra disposizione per contrastare l’epidemia. Le drastiche misure adottate dal Governo italiano sono in linea con le recenti evidenze scientifiche pubblicate dalla Fondazione GIMBE, sulla base di una revisione sistematica pubblicata dalla rivista del Center for Diseases Control and Prevention (CDC). Chiaramente la loro efficacia è sempre condizionata da un’attuazione tempestiva e da un’elevata aderenza alle raccomandazioni da parte di amministratori locali e cittadini”.

In previsione, qualora l’epidemia non rientrasse, di una possibile propagazione del virus al Sud Italia, il sistema sanitario meridionale, già spesso indicato in condizioni di difficoltà, come potrebbe far fronte a una tale situazione di emergenza?
“Tra gli obiettivi delle drastiche misure messe in campo dal Governo c’è anche quello di evitare il propagarsi del contagio alle Regioni del centro-sud, che già in condizioni normali stentano a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza alla popolazione. Se il virus dovesse dilagare con la stessa potenza di fuoco con cui ha messo in ginocchio la Lombardia, che vanta uno dei servizi sanitari migliori d’Italia, al centro-sud si prospetta una vera e propria ecatombe”.

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