L’accessibilità e l’inclusione sono due facce della stessa medaglia e rappresentano un tema di centrale importanza per le persone con disabilità e le loro famiglie. La loro valenza irrinunciabile è stata sottolineata anche all’interno della Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, la quale prevede che, ogni luogo, compresi quelli di svago e turismo, siano resi accessibili a tutti.
L’esperienza di Cles
In merito a questo tema, la cooperativa GSH di Cles, in provincia di Trento, da molti anni, sta attuando un progetto chiamato “La valle accessibile a tutti” con l’obiettivo di attuare concretamente i principi dell’accessibilità universale per le persone con fragilità in Val di Non e in Val di Sole. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione, ha intervistato il dottor Michele Covi, presidente della cooperativa GSH, operante da oltre trent’anni per favorire l’inclusione delle persone con disabilità.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi ha il progetto “La valle accessibile a tutti”?
“L’obiettivo del nostro progetto è aumentare la consapevolezza della situazione del territorio da parte delle amministrazioni comunali, al fine di poterle aiutare a realizzare degli interventi di rimozione delle barriere. Noi, per fare questo, da circa vent’anni, stiamo mappando gradualmente tutto il territorio della Valle di Non e delle Valle di Sole, in Trentino, con la finalità di stilare dei report dettagliati che riportino la situazione del manto stradale, dei marciapiedi, dell’accessibilità nei luoghi di interesse pubblico, sanitario e turistico. Tutto ciò viene fatto attraverso il coinvolgimento delle scuole, in modo tale che ci possa essere anche un’azione formativa e culturale nei confronti delle nuove generazioni sul tema, questo è il secondo obiettivo. In altre parole, vogliamo contribuire a rendere accessibile la nostra valle. In connessione a questo, abbiamo sviluppato un progetto chiamato “Vacanze accessibili in montagna”. In particolare, mettendo in rete i servizi residenziali, semiresidenziali e domiciliari di assistenza che già eroghiamo, a seconda dei bisogni delle persone nonché dei turisti che trascorrono un periodo nelle nostre valli, costruiamo progetti individualizzati di supporto con una durata di tempo variabile in base alle necessità, per fare il modo che queste persone e i loro familiari possano trascorrere una vacanza con i supporti adeguati. Ciò avviene, ad esempio, attraverso l’erogazione di qualche momento di assistenza domiciliare presso l’albergo o altre strutture dove la persona risiede, oppure l’accompagnamento per poter andare in montagna e visitare dei luoghi di interesse turistico, l’aiuto per svolgere i bisogni di carattere sanitario o ricreativo, in modo da renderli compatibili con lo svolgimento della vacanza”.
Quali sono i vostri desideri per il futuro in merito allo sviluppo del progetto? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione?
“Abbiamo lanciato questo progetto diversi anni fa, prima come azione nata dal privato sociale e, in seguito, è stata coinvolta l’azienda di promozione turistica locale che lo sta sostenendo attraverso delle contribuzioni dirette tali per cui, il turista, viene aiutato anche economicamente per poter usufruire dei servizi che vengono erogati. In questo momento, la provincia autonoma di Trento, sta sviluppando una progettualità ancora più ampia per un Trentino accessibile a tutti, che coinvolge anche le strutture alberghiere, per favorire la rimozione delle barriere al loro interno. Così facendo, il nostro progetto, diventa un tassello all’interno di un mosaico più ampio che viene sviluppato e favorito dall’ente pubblico provinciale. Noi cerchiamo delle sinergie, sia con gli enti pubblici che con il privato sociale o strutture, anche di respiro nazionale, per avere un interscambio e far sì che il progetto possa essere migliorato e reso più funzionale ai bisogni delle persone che vivono su questo territorio stabilmente o temporaneamente”.