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Cosa perde l’Italia senza centri diurni per disabili

L'importanza dei Centri Diurni nella testimonianza a Interris.it di chi assiste le famiglie dei disabili intellettivi: "Si tratta del più efficace investimento sociale per il Paese"

Un servizio di grande importanza, un patrimonio da non perdere. Un servizio a basso costo e ad alto rendimento. Un servizio, quello dei Centri Diurni per disabili, di grande rilevanza sociale.

L’obiettivo dei Centri Diurni

“Forse l’investimento a più ‘alto profitto’ mai fatto nel nostro Paese- spiega a Interris.it il presidente Antonio Massacci, in prima linea con la onlus Anffas nel sostegno alle famiglie di disabili intellettivi e relazionali-. Questo sono i Centri Diurni, i quali, a partire dagli anni 70, prima con gli anziani poi con le persone con disabilità. E via via estesi anche a particolari malattie che, se vanno trattate con questo tipo di interventi, possono rallentare la loro corsa. Malattie che troveranno poi, sulla loro strada, persone formate ed informate. Quindi persone preparate ad affrontarle, all’occorrenza, con maggiore forza e consapevolezza”.A quali esigenze forniscono una risposta i Centri Diurni?

“Le persone anziane possono, attraverso la frequentazione dei centri diurni, vincere la solitudine. Oltre a mantenere attive le proprie facoltà intellettive (con la capacità di memorizzare) e allungare l’autosufficienza. Per le persone con disabilità il centro diurno assume una valenza ancora maggiore”. In che modo?

“Un centro ben organizzato e ben gestito (e così sono quelli che io conosco) può consentire alla persona con disabilità, il mantenimento delle autonomie acquisite e la conquista di nuove abilità e conoscenze. Consente a persone altrimenti escluse dalle comunità dei cittadini, di incontrare l’altra persona, sia essa con disabilità, sia no, sia essa educatrice. Mette in condizione la persona con disabilità di vivere in un ambiente sereno, dinamico e creativo. Inoltre permette alla famiglia della persona con disabilità, di recuperare energie, e non solo fisiche, per procrastinare il ricorso alla comunità residenziale e questo è un grandissimo vantaggio economico per il contribuente”.Quanto pesa l’emergenza coronavirus?

“A causa del Covid19, si è tolto un servizio essenziale, tanto essenziale che al personale che vi lavora, non è consentito nemmeno di scioperare. Il danno causato è, di fatto, inestimabile. A maggio se ne decreta la riapertura lasciandone alle realtà locali, le modalità ma mettendo dei paletti, dei freni. Tempi lunghi, caos e quando va bene, mezzo servizio. Un’Italia frammentata e disuguale e le differenze non sono tra nord e sud ma tra un’ambito territoriale ed un’altro nello stesso territorio. Mi sorge spontanea una domanda”.Quale?

“Perché colpevolmente si continua ad ignorare l’immensa importanza di questo servizio? Un servizio importante per le comunità dei cittadini, importante per il paese. Importante per la enorme quantità di persone che vi lavorano. Importante per l’enorme quantità delle persone che ne fruiscono. Importante per l’economia economica e civica dell’Italia”.In questa situazione cosa vi ferisce maggiormente come familiari di persona disabili? 

“Ciò che più ci rattrista, è che sono state distribuite ‘prebende’ a destra e a manca. Piccole cifre sparse a pioggia per un importo complessivo immane, e senza risolvere i problemi di nessuno. Siamo spettatori inermi davanti a scene calcate da ‘parlanti’ senza idee e senza progetti. Ciò che ci giunge, ci da la consapevolezza che, solo in pochi hanno coscienza del momento e prospettano, inutilmente, soluzioni accettabili, ma questi vengono sacrificati sull”ara’ della propaganda, che brucia e fumiga al dio del consenso”.Cosa andrebbe fatto in via prioritaria?

“Il virus è li nonostante gli increduli e a nostro avviso, gli investimenti più corposi, si dovevano fare e si dovrebbero fare per migliorare e potenziare i sistemi di cura. Cura! Non la Dea Cura. Ma prendersi Cura. Prendersi Cura di chi si trova nella situazione di bisogno, di chi è malato, di chi ha paura e la paura è stata diffusa a piene mani. Curare chi ha subito danni dalla chiusura e dal confinamento. Aver Cura delle persone e delle cose. Aver Cura di noi stessi. Si prospettano invece, nel sistema sanitario, anziché potenziamenti altre chiusure mentre più di prima, nei sistemi di cura, ora abbiamo solo le esperienze maturate sul campo dal personale sanitario sopravvissuto”.Quali rimedi proponete alle istituzioni?

“Non riusciamo proprio non riusciamo a non sentirci offesi, certo, continueremo a pazientare ma vi giunga all’orecchio il nostro sdegno. Certo, con la solita abnegazione continueremo a dare il nostro contributo e il sacrificio delle persone speciali, per le quali ci spendiamo e che delle quali non esiste ancora un’adeguata consapevolezza diffusa”.

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