A causa della grave emergenza sanitaria causata dal diffondersi del virus Covid-19, da oramai piĆ¹ di un mese, le scuole sono chiuse per evitare che gli studenti, gli insegnanti, il personale Ata e quello di segreteria, potessero contrarre il coronavirus. Il primo pensiero ĆØ stato per gli studenti, come continuare l’anno scolastico? Come preparare adeguatamente i maturandi? Domande che, non senza poche difficoltĆ , hanno trovato risposta nella didattica a distanza, diventata obbligatoria con l’ultimo decreto scuola pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’8 aprile scorso.
Le difficoltĆ
La didattica a distanza perĆ² ha dei limiti, non tutte le famiglie – molte delle quali fanno fatica a portare in tavola da mangiare – hanno a disposizione tablet o computer per far seguire le lezioni ai loro figli, altre non possono permettersi una connessione internet. Ma anche tra i docenti c’ĆØ insicurezza, soprattutto per chi non ha un contratto fisso?. Come sarĆ il futuro lavorativo dei tanti precari del mondo dell’Istruzione? Interris.it ne ha parlato con Maddalena Gissi, segretaria generale CISL Scuola.
Con il decreto legge pubblicato in Gazzetta lā8 aprile diventa obbligatoria la didattica a distanza. Un rapporto dellāIstat, perĆ², ha messo in luce le diverse condizioni degli studenti del nord e del sud, molti dei quali non hanno a disposizione un tablet o un pc per poter seguire le lezioni. Come ridurre questo divario?
āĆ stato senzāaltro apprezzabile lāinvestimento, fatto col primo decreto per rimediare alle carenze in termini di dotazioni strumentali, ma ĆØ di tutta evidenza che occorrono anche interventi di natura diversa, specie per quanto riguarda la copertura di tutte le aree territoriali con unāefficace rete di connessione. Lo sforzo generoso che la generalitĆ delle scuole sta facendo – lo dico a ragion veduta perchĆ© su questo abbiamo fatto nei giorni scorsi una rilevazione molto interessante ā rischia di essere vano laddove il dialogo e la comunicazione a distanza risultano impossibili. Lāemergenza in cui ci troviamo ci ha colti allāimprovviso, in una dimensione non solo inedita ma addirittura impensabile. Ho giĆ avuto modo di dire che dovremo in prospettiva consolidare le competenze che molti hanno dovuto rapidamente costruire sul campo, e che devono entrare a far parte in modo diffuso del nostro bagaglio professionale. Lāesperienza in atto ci fa perĆ² capire quanto sia indispensabile recuperare il piĆ¹ presto possibile quel contesto di diretta relazione di cui la scuola non puĆ² fare a meno per adempiere pienamente la sua funzione educativa. Tornando alla domanda, se questa situazione drammatica ci renderĆ ancora piĆ¹ consapevoli del grande lavoro che resta da fare per colmare squilibri e disuguaglianze, potremo uscirne non per tornare a essere come prima, ma per essere possibilmente un poā migliori. Sul piano dei comportamenti individuali e su quello, decisivo, delle politiche di governo, assumendo come prioritĆ la riduzione degli svantaggi che segnano in modo ancora troppo marcato fasce sociali e contesti territorialiā.
La ministra Azzolina ĆØ intervenuta sulla questione relativa allāaggiornamento delle graduatorie, che al momento non si riesce a portare avanti, e ha assicurato che saranno aggiornate il prossimo anno con una procedura digitalizzata. Pensa sia possibile? Quali danni produce ai precari?
āPer la veritĆ non sono quelle indicate dalla ministra le ragioni di un rinvio che si rende inevitabile per un motivo ben diverso. Dire che lāAmministrazione non sarebbe pronta a gestire informaticamente il rinnovo delle graduatorie ĆØ inesatto, e forse anche ingeneroso per gli uffici del Ministero, che infatti fin dal momento in cui fu introdotta nel decreto legge 126/2019 la novitĆ riguardante la formazione di nuove graduatorie provinciali da cui attingere per le nomine annuali e 30 giugno avevano fatto presente la necessitĆ di aggiornare in quel senso il Regolamento delle supplenze. Operazione che non si fa in un attimo, richiede numerosi passaggi politici e istituzionali, tanto che oggi sarebbe impensabile portarla a compimento in tempo utile per avere graduatorie pronte al 1Ā° settembre. Bisognava pensarci prima, insomma, e questo vale soprattutto per chi quella novitĆ lāha fortemente voluta, anche se allora era solo sottosegretario e non ancora ministra. Se si puĆ² parlare di inadeguatezze e ritardi, questi attengono piĆ¹ alla gestione politica che a quella amministrativa. A mio avviso comunque il rinvio al prossimo anno, oltre ad essere ormai inevitabile per la ragione che ho detto, ci dĆ lāopportunitĆ di riallineare i tempi delle graduatorie di II e III fascia con quelli delle GAE, come la CISL Scuola da tempo chiedevaā.
CāĆØ qualcuno che ĆØ rimasto fuori da questo nuovo dl Scuola?
āNoi pensiamo che un decreto finalizzato a gestire lāemergenza ma soprattutto a porre le basi per un ritorno piĆ¹ rapido possibile a condizioni di normale operativitĆ dovrebbe fra le tante questioni affrontare anche quella di un reclutamento che si incroci lāobiettivo di dare stabilitĆ al lavoro precario. Unāesigenza fortissima, alla quale non si potrĆ certo dare risposta con lo strumento dei concorsi cui la ministra Azzolina si aggrappa con tenacia, trovando alleati fra i nostalgici della Buona Scuola. Non lāavrebbero data in tempi normali, figuriamoci adesso. Quando partirĆ il prossimo anno scolastico, ĆØ del tutto plausibile lāipotesi di avere duecentomila docenti precari in cattedra, la stragrande maggioranza dei quali allāennesimo incarico di lavoro precario. PerchĆ© allora non trasformare quel lavoro precario in un rapporto stabile, nellāinteresse di chi lavora e anche del buon andamento del servizio? Ć noto che per la CISL Scuola un sistema di doppio canale, che consenta di assumere da graduatorie concorsuali per soli titoli chi ha consistente esperienza di lavoro, sarebbe la soluzione da adottare in prospettiva per il reclutamento del personale docente. Abbiamo fatto al riguardo proposte precise, nessuno puĆ² accusarci di inseguire sanatorie o di voler āassumere gli incapaciā, come scioccamente sostiene chi mitizza i concorsi come panacea di ogni male e come unica garanzia assoluta di qualitĆ , senza accorgersi che cosƬ facendo manca di rispetto a decine e decine di migliaia di precari senza i quali un quinto del sistema non potrebbe funzionare. Quelli che, dati alla mano, lavorano nelle realtĆ in cui si riscontrano risultati non certo inferiori alla media rilevata in tante indagini interne e internazionali. Ecco, il reclutamento ĆØ il grande assente, ancora una volta, anche in questo provvedimento cosƬ importanteā.