Coppie LAT: quando l’amore si tiene a distanza. Il Covid-19 solo una scusa?

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Le coppie “LAT” (living apart together), fenomeno attualmente in aumento in tutta Europa e negli Usa, sono quelle in cui la relazione sentimentale si vive a distanza, per ridurre al minimo le situazioni impegnative e conflittuali. I due si amano ma decidono di vivere per conto proprio in case separate (per esigenze di lavoro, altre volte deliberatamente, oppure per emulare le tendenze dei vip statunitensi reali o immortalati nei film). In tale contesto sociale si è introdotto, improvviso e rapido, il Coronavirus, producendo delle dinamiche inimmaginabili. Sarà stato effetto, infatti, della troppa vicinanza o, per paradosso, della troppa lontananza, l’impennata delle richieste di separazione (circa il 30% in più rispetto ai periodi “ordinari”) che si è registrata durante e subito dopo il lockdown?

L’amore a distanza

Occorre analizzare, innanzitutto, in cosa consiste l’amore a distanza. In contrasto con quelli che sono i principi del matrimonio, della vita in comune, dell’assunzione delle responsabilità, si mira all’ottimizzazione di tutto con un amore part-time dal quale pretendere solo aspetti positivi, nei momenti di cui si ha tempo o desiderio. La libertà viene confusa con l’egoismo, a detrimento di quella che era considerata la famiglia tradizionale.

I confini dell’amore

I confini dell’amore, indotti da una società in continua trasformazione, sono infiniti, tanto che le nuove “relazioni non residenziali” (altra definizione delle coppie LAT) sono in aumento poiché soddisfano le esigenze individuali di mantenere i propri spazi, senza compromettersi ulteriormente e beneficiare della persona che si ama (?) solo quando si ha voglia. Questo amore part- time si concilia con i ritmi frenetici del mondo moderno e l’affetto diviene uno dei vari passatempi o impegni settimanali, come la palestra, il ballo, la pizza con gli amici.

Sul matrimonio e sull’amore

Pietro Sorci, frate francescano e professore, nel volume “La celebrazione del matrimonio cristiano: il nuovo rito nel contesto delle attuali problematiche culturali e sociali” (pubblicato da Il pozzo di Giacobbe nel gennaio 2007), afferma “Si dice che ci si sposa in tre, alludendo a quell’essere Chiesa sancito dalla presenza del Cristo tra i suoi, che Tertulliano applica alla coppia, secondo la promessa: dove due o tre sono uniti nel mio nome, là sono io in mezzo a loro (MT 18,20) […] Senza quel terzo, è difficile sfuggire al rischio di una fusione indistinta, di un appoggio tra due identità ‘mezze mele’, incapaci di sostenersi e risorgere dalle mille morti dell’amore”.

In “Amoris Laetitia”, Papa Francesco al punto 73 scrive “Il sacramento non è una ‘cosa’ o una ‘forza’, perché in realtà Cristo stesso ‘viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Egli rimane con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli altri’. Il matrimonio cristiano è un segno che non solo indica quanto Cristo ha amato la sua Chiesa nell’Alleanza sigillata sulla Croce, ma rende presente tale amore nella comunione degli sposi. Unendosi in una sola carne rappresentano lo sposalizio del Figlio di Dio con la natura umana”.

La società moderna e la famiglia

La società moderna ha scardinato lo schema classico del matrimonio e della famiglia e ha fatto emergere nuove conflittualità comportamentali e caratteriali, con ruoli modificati e minor propensione al sacrificio e alle responsabilità (coniugali e genitoriali), incrementando le separazioni e i divorzi. Anche le coppie conviventi soffrono di questa grave crisi e vivono “a tempo”. Tutto ciò illude che la soluzione sia il metodo “LAT”. Il legame affettivo, di vicinanza e di completamento (fisico e mentale) che inizia nel rapporto con i genitori, si sviluppa, poi, verso altre figure. Il bisogno di sostegno sentimentale è alla base di una relazione nella quale, proprio la vicinanza fisica, è il motore per una crescita psicofisica equilibrata e complementare, in cui le due parti si completano e si arricchiscono in uno scambio simmetrico, senza pericolosi squilibri. La paura di cadere (o ricadere) in una situazione asimmetrica, spinge, paradossalmente, le coppie più a mantenere in vita una relazione a distanza anziché avere il coraggio di interrompere un legame di per sé non ottimale o insano. Il ragionamento, piuttosto calcolato è: meglio prendersi solo gli aspetti positivi dell’altro, per un tempo prestabilito, con la consapevolezza che, aggiungere quelli negativi, sia mortifero per la relazione.

L’amore ai tempi del Covid

La pandemia (e il boom di separazioni che ha arrecato) ha sicuramente acuito queste diffidenze e ha indotto a essere più prudenti. Alle coppie LAT, durante la quarantena, è mancata (quando non s’è potuta realizzare per i divieti) la periodicità occasionale e saltuaria dei loro incontri, come per la pizzeria e la palestra. Ristabilire le “libere uscite” e la cadenza di prima è stato l’elemento agognato e realizzato, perché trionfasse l’amore. L’amore a distanza, quello che continuerà a far innamorare a tempo e a peso, un tanto al chilo.

Marco Managò: