Il calo dei consumi minaccia la ripresa. I dati Istat di ottobre sulle vendite al dettaglio allarmano Federdistribuzione. La sigla che da oltre sessant’anni riunisce e rappresenta le aziende della distribuzione esprime preoccupazione per il periodo natalizio. Momento fondamentale per i bilanci delle aziende del settore. E per i primi mesi del 2023. Una recente rilevazione condotta da Ipsos conferma, infatti, che sarà un Natale sottotono per 3 italiani su 5. E che, per arginare l’impatto dell’inflazione sul bilancio famigliare, gli italiani si orienteranno verso scelte di convenienza e risparmio.
Consumi in calo
Il report dell’Istat riporta a ottobre un calo sul mese precedente (-0,4%). Sia per i beni alimentari (-0,1%). Sia per quelli non alimentari (-0,5%). “L’elevato livello d’inflazione fa segnare una crescita tendenziale dei dati a valore. Ma i dati a volume indicano un rallentamento che per il settore del food è del -7,9%”, commenta Carlo Alberto Buttarelli. Aggiunge il direttore ufficio studi e relazioni con la filiera di Federdistribuzione: “Continuiamo a registrare una frenata dei consumi. Anche nel settore del non-food. Come effetto dell’impatto della crescita dei prezzi sui bilanci familiari. Il miglioramento dei dati sulla fiducia dei consumatori, rilevata da Istat nel mese di novembre, è insufficiente per fugare le preoccupazioni. In vista del periodo natalizio”. Timori confermati da una recente rilevazione condotta da Ipsos per Federdistribuzione. Più di 3 italiani su 5 si aspettano un Natale sottotono per la propria famiglia.
Impatto
Dalla ricerca emerge anche un maggior orientamento degli italiani verso scelte di convenienza e risparmio. Per arginare l’impatto dell’inflazione sul proprio bilancio familiare, i consumatori stanno cambiando le proprie strategie d’acquisto. Riducendo gli sprechi. Comprando solo lo stretto necessario. Cercando soluzioni più economiche a parità di prodotti. Non sono positive le previsioni per i consumi durante il periodo di fine anno. Momento fondamentale per i bilanci delle aziende del settore. Così come non sono positive le previsioni per i primi mesi del 2023. In cui l’inflazione e la conseguente incertezza economica saranno ancora protagoniste. Prosegue Carlo Alberto Buttarelli: “È fondamentale che nei prossimi mesi si faccia tutto il possibile per sostenere la domanda interna. Attraverso interventi concreti a sostegno di imprese e famiglie. Specialmente i nuclei a reddito più basso. Per prevenire una possibile crisi dei consumi che metterebbe a rischio la tenuta del sistema Paese. E delle filiere di eccellenza del Made in Italy”.
Sviluppo economico
Federdistribuzione, da oltre sessant’anni, riunisce e rappresenta le aziende della distribuzione moderna. Alimentare e non alimentare. Si tratta di imprese che operano con reti di negozi fisici. E attraverso i nuovi canali digitali. Le imprese associate a Federdistribuzione realizzano un giro d’affari di 74,5 miliardi di euro. Dei quali 10,7 miliardi di euro in franchising. Con una quota pari al 53% del totale fatturato della distribuzione moderna. Hanno una rete distributiva di oltre 17.400 punti vendita. Inclusi 7.600 in franchising. Danno occupazione a più di 225 mila addetti. E rappresentano il 32% del valore dei consumi commercializzabili. Federdistribuzione è operativa a livello locale, nazionale ed europeo. Con attività mirate a creare le migliori condizioni per favorire la crescita delle aziende. E per contribuire allo sviluppo economico del Paese.
Gelata sui consumi
Massimiliano Dona è il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Una gelata sul Natale- osserva-. Al di là del miraggio delle vendite annue in rialzo, dovuto solo all’inflazione che gonfia il valore delle vendite, i consumi reali stanno precipitando. Il carovita ha svuotato le tasche degli italiani. Che saranno costretti a usare le tredicesime per saldare le bollette di luce e gas. Un Natale in bianco assicurato. Le famiglie sono già costrette a stringere la cinghia”. E aggiunge: “Il governo deve puntare sull’aumento del reddito disponibile delle famiglie. Non solo di quelle numerose o dei poveri assoluti. Ma anche del ceto medio. Oramai troppo impoverito dal rialzo delle spese obbligate. Altrimenti il rallentamento della crescita si trasformerà in breve tempo in recessione“. Secondo lo studio dell’Unione Nazionale Consumatori, le vendite alimentari di ottobre in volume, nei dati grezzi, sono inferiori addirittura dell’8,5% su ottobre 2020