Università e forze armate cooperano per arginare il conflitto “global”. Il protocollo di intesa tra la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa e la Divisione Vittorio Veneto dell’esercito italiano ha un obiettivo-chiave. Sviluppare iniziative sui temi della sicurezza e della gestione delle crisi. A partire dalla riflessione sull’impatto per l’Africa del conflitto nell’est europeo. A spiegare le finalità dell’iniziativa è la rettrice Sabina Nuti. Assieme al professor Andrea de Guttry, ordinario di Diritto Internazionale.
Conflitti da gestire
La guerra in Ucraina, dunque, come “sfida per la sicurezza internazionale”. L’accordo università-esercito mira a potenziare competenze e conoscenze. In relazione agli aspetti politici, giuridici, sociali ed economici. Si tratta, sottolinano i promotori del progetto, di fattori rilevanti per i processi di “crisis management” (“gestione delle crisi”). Il documento è stato firmato dalla rettrice dell’ateneo Sabina Nuti e dal generale Angelo Michele Ristuccia, comandante della Divisione Vittorio Veneto. A contribuire al piano esperti di geopoltica. Come il professor de Guttry, promotore della conferenza sull’impatto per l’Africa del conflitto nell’est europeo. Un’occasione che ha messo al centro del dibattito rilevanti questioni globali. Come il sistema di sicurezza collettiva. Il commercio internazionale. Le catene di fornitura di alimentari. La disponibilità di fonti di energia e di materie prime essenziali. La tutela dell’ambiente. E la riconversione ecologica. “Tutti questi temi sono influenzati in maniera pesante dall’andamento del conflitto in corso in Ucraina”, osserva il professor Andrea de Guttry.
Convenzione
Afferma la rettrice Sabina Nuti: “La firma di questa convenzione è un passo importante per lo sviluppo di numerose iniziative. Da realizzare nel pieno rispetto dei compiti istituzionali dei soggetti coinvolti. Ad essere promossa è l’eccellenza nella ricerca e nella formazione. Su temi di assoluto rilievo per il futuro del nostro mondo. Partendo dal continente africano”. L’Africa, infatti, è al centro della strategia di collaborazione internazionale della Scuola Superiore Sant’Anna. “La conferenza sull’impatto per l’Africa del conflitto nell’est europeo – precisa l’ordinario di Diritto Internazionale, Andrea de Guttry – è un segno tangibile di un dialogo indispensabile. Quello tra tutte le componenti istituzionali coinvolte sui temi della sicurezza e del ‘crisis management’. Nel quadro dell’approccio onnicomprensivo auspicato dai documenti strategici della Nato”.
Consueguenze globali
Milioni di persone soffrono la fame nei paesi del Corno d’Africa entrato nel quinto anno consecutivo di grave siccità. La guerra in Ucraina, rileva Salute Internazionale, aggrava una situazione già emergenziale. Molti paesi donatori destinano fondi alle popolazioni colpite dal conflitto nell’Europa dell’est. A scapito delle catastrofi umanitarie che affliggono i paesi più poveri dell’Africa. La guerra in Ucraina e le sanzioni imposte alla Russia, dunque, hanno conseguenze sul mondo intero. In Africa le crisi si intrecciano aggravandosi a vicenda. Dagli effetti dell’onda lunga della crisi finanziaria del 2008 a quelli della pandemia di Covid-19. Dalle conseguenze della grave crisi alimentare a quelle di una crisi debitoria diffusa che limita le possibili azioni di molti governi.
Investimenti
L’Africa Development Bank è partita dalla consicerazione che l’Africa detiene il 60% delle terre ancora coltivabili sulla terra. Quindi ha stanziato 1,5 miliardi di dollari. Per ovviare, con investimenti e finanziamenti alla crisi alimentare nel continente. Aumentando la produzione agricola. E migliorando la distribuzione. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina il prezzo del petrolio è volato fino a 120 dollari. Secondo un rapporto dell’UNCTAD, fra febbraio e maggio 2022 il costo dei trasporti via mare è aumentato del 60%. In molti paesi africani la crisi alimentare è in continuo peggioramento. Il blocco dei porti ucraini ha peggiorato una situazione già drammatica. Tra cambiamenti climatici, siccità e conflitti, specialmente, ma non solo, nel Corno d’Africa. I paesi africani, nel loro complesso, importano circa il 40% del loro fabbisogno in cereali da Russia e Ucraina.