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Comunità energetiche rinnovabili: il futuro dell’energia

L'importanza della conversione energetica e della sostenibilità ambientale declinata attraverso le Comunità Energetiche Rinnovabili. Interris.it ne ha parlato con la dott.ssa Anna Riva, responsabile dell’Unità Piano Strategico e del Bilancio Socio- Ambientale presso il Comune Lecco

Il periodo storico che stiamo vivendo è connotato da numerosi cambiamenti climatici i quali, se non adeguatamente contrastati attraverso uno sviluppo maggiormente sostenibile, rischiano di mettere a repentaglio il futuro della nostra “Casa comune”. Dal punto di vista energetico, uno dei nuovi modelli che sta progressivamente emergendo, è quello delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Interris.it, in merito a questo tema e ai suoi risvolti concreti e auspici futuri per le comunità locali, ha intervistato la dott.ssa Anna Riva, responsabile dell’unità del piano strategico e delle progettazioni complesse del Comune di Lecco.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

L’intervista

Dott.ssa Riva, come si possono definire le Comunità Energetiche Rinnovabili? In che modo possono contribuire a ridurre le emissioni di CO2?

“La Comunità Energetica è una forma di scambio energetico tra enti o cittadini che producono e consumano energia nella stessa area geografica quindi, nello specifico, essi attingono all’energia della cabina primaria più vicina a loro. L’obiettivo è la riduzione del trasporto dell’energia su lunghe distanze, nonché provare a consumarla e produrla localmente, diminuendone così anche i costi. Inoltre, si usa meno energia proveniente da fonti fossili perché, la Cer, sostiene le fonti rinnovabili e, di conseguenza, ciò significa contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 e di altri gas serra al fine di contrastare il cambiamento climatico. Lo sforzo di ogni persona o piccolo ente i quali, apparentemente, potrebbero produrre un’energia limitata, nell’insieme, generano una comunità e, di conseguenza, un impatto importante per il territorio. Questo significa anche orientare gli utenti verso delle abitudini di consumo virtuose, ovvero consumare meno nonché meglio e saper fare squadra al livello locale, condividendo l’energia e, nel contempo, riducendo i costi per l’approvvigionamento.”

In che modo, le CER, possono favorire la transizione energetica dei territori e, nel contempo, la tutela dell’ambiente e la sostenibilità sociale?

“Quando si vuole avviare o partecipare ad una Comunità Energetica si sceglie di adottare un sistema di produzione energetica pulita e proveniente da fonti rinnovabili. Ad oggi, si usano soprattutto gli impianti fotovoltaici, ma si può attingere ad altre fonti, come ad esempio l’idroelettrico, l’eolico o altre tipologie. L’obiettivo è un minor impatto ambientale sul territorio circostante e meno emissioni. Chiaramente, se si utilizza meno energia dalle fonti fossili e più da quelle rinnovabili, le comunità riducono le emissioni inquinanti e combattono i cambiamenti climatici. Producendo e consumando energia in forma comunitaria si combattono anche le disuguaglianze e, di conseguenza, la cosiddetta povertà energetica in quanto si offrono occasioni di sviluppo in termini strutturali e non per forza solo assistenziali a livello locale. A Lecco, ad esempio, abbiamo deciso di costituire un fondo di comunità ove verranno destinati gli incentivi della Comunità Energetica. Questi ultimi andranno a sostenere progetti locali di matrice sociale e ambientale che supporteranno anche il livello più comunitario e sociale della Cer.”

Quali sono i suoi auspici per il futuro in riguardo allo sviluppo delle CER? In che modo, attraverso questa esperienza, si può unire risparmio energetico e solidarietà sociale in ottica futura?

“Mi auguro che si stabilizzino le regole in tale ambito. I decreti in materia sono usciti e, viste le richieste formulate al GSE per raffinarne l’interpretazione, sarebbe auspicabile favorire la nascita di sistemi di autoconsumo collettivo più semplici, partendo dai cittadini. Noi, ad oggi, stiamo costituendo una Comunità Energetica con gli enti del territorio, ma siamo un Comune e quindi, abbiamo edifici anche di grande scala. L’obiettivo è che siano i cittadini a comprendere che cos’è la filiera dell’energia, ovvero da dove e come arriva, affinché possano fare delle scelte consapevoli. Non solo consumando meno, ma preoccupandosi da dove proviene l’energia, come si possono efficientare gli spazi e, conseguentemente, ridurre l’impatto energetico locale. Mi aspetto e spero che ci siano riduzioni nei costi sul fronte del fotovoltaico e nello sviluppo di nuove tecnologie finalizzate alla valorizzazione di altre energie, come ad esempio in mini-idroelettrico e altre fonti rinnovabili che possono essere acquistate dai cittadini e quindi, sostenere le comunità. Ci si aspetta però di avere maggiori vantaggi, come ad esempio sostegni all’investimento, non solo per l’acquisto di eventuali pannelli, ma anche per l’efficientamento energetico. Prima di effettuare interventi, è necessario verificare come si sta consumando, la presenza di eventuali anomalie e come lo si può migliorare, magari sostituendo alcuni serramenti o gli elettrodomestici al fine di avere un buon impatto sulla riduzione economica. Inoltre, dal punto di vista sociale, spero che, tutto ciò, crei maggiore aggregazione e integrazione alle risorse le quali, a volte, il pubblico, non ha per sostenere i cittadini”.

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