La metamorfosi del lavoro. Ha senso tenere aperte le fabbriche in emergenza sanitaria? Con la catena dei fornitori interrotta da quarantene e vuoti negli organici, come si riorganizza la produzione in pandemia? Interris ha raccolto la testimonianza di un navigato uomo d’azienda. Da un quarto di secolo l’ingegner Luca Franco Cardinali ha responsabilità di primo piano in alcune delle principali aziende multinazionali che operano nel nostro Paese.
Logistica e organizzazione del lavoro
Oltre all’impegno nel colosso industriale in cui lavora, l’ingegner Luca Franco Cardinali segue come consulente una serie di piccole e medie imprese manifatturiere del Centro Italia. Da febbraio si occupa principalmente di dare soluzione a difficoltà logistiche e organizzative provocate dalla crisi Covid.Ingegnere, per le aziende lo smartworking è più una risorsa o un costo?
“E’ necessario che le aziende diventino sempre più flessibili. In imprese globalizzate (dove la catena dei fornitori rispecchia le attuali dinamiche economiche mondiali) è addirittura vitale. Lo smartworking dovrebbe essere lo standard di lavoro per le professionalità che possono lavorare da remoto”.E’ davvero così?
“Ovviamente nelle sedi produttive, lo smartworking è più limitato. Ma anche in queste si possono avere indubbi vantaggi. Ad esempio, solo per le mense, la parte in carico all’azienda è attualmente più del 80% del costo. Ma se sommassimo altre entrate tipo risparmio di energia (elettrica e riscaldamento) i benefici potrebbero essere molto più significativi. Altre possibilità di risparmio sono da ricercarsi nell’evitare o al limite ricontrattare onerosi canoni di affitto. Tipo per immobili di pregio come spesso sono soliti fare banche e giornali”.In termini di organizzazione aziendale, quali difficoltà comporta armonizzare il lavoro domiciliare con quello in sede?
“Lo smartworking richiede più disciplina rispetto al lavoro in presenza. Se si organizza una riunione, ad esempio, le persone che lavorano da remoto sono più incentivate a collegarsi puntuali che se lavorassero in presenza. Importante, quindi, che venga rispettata la catena di comando e sia sempre chiaro chi deve fare e cosa. Il lavoro domiciliare deve essere a compendio di quello in sede. D’altronde gli impegni che tutti abbiamo non sono uguali durante la settimana e durante il giorno. Lo smartworking quindi richiede una capacità di organizzarsi il lavoro (in senso generico) nella maniera più efficiente”.L’Italia è indietro nel processo di innovazione tecnologica che il “lavoro intelligente” comporta?
“L’Italia, per sua genetica propensione direi, (basti pensare alla ricerca) è sempre stata restia nell’innovazione non solo tecnologica ma anche ‘sociale’. Prima del Covid, erano pochissime le aziende che avevano nei loro contratti opzioni per il lavoro da remoto. Adesso che il tabù è stato gioco forza superato, le aziende si stanno organizzando per rendere strutturale almeno una alta parte delle proprie attività”.Cosa comporta per la gestione delle risorse umane l’effetto-Covid in termine di strategie del personale?
“L’effetto Covid potrebbe avere due importanti leve in termini di strategie del personale: lo smartworking ha un immediato beneficio economico e di tempo per il lavoratore. Evitando gli spostamenti giornalieri il lavoratore ha un ‘salario extra’ in termini di risparmio. Ma soprattutto un ‘extra tempo’ per stare con i propri familiari. L’effetto quindi è un incentivo motivazionale ad essere più efficienti. Altro effetto importante è in termini di assenteismo. Lo smartworking potrebbe essere una leva per diminuirlo. Tutte quelle malattie di lieve entità e di breve durata potrebbero diminuire a tutto vantaggio della presenza da remoto”.Cosa cambia dopo gli ultimi provvedimenti del governo in termini di smartworking?
“Improvvisamente c’è stata una accelerazione nella rimodulazione delle attività nelle aziende. Favorite sono le grandi aziende dove le singole attività sono sempre più parzializzate e specifiche. Si stanno quindi definendo quali che sono gli ambiti e i perimetri di competenza e di responsabilità delle singole professionalità”.Come si stanno organizzando le aziende?
“Le aziende si stanno organizzando con nuovi contratti di lavoro più flessibili. Dove una parte del lavoro verrà svolta in presenza ed un’altra da remoto. In questi nuovi contratti sono presenti clausole e vincoli per rendere il più efficiente possibile questa riorganizzazione. Ad esempio alcune aziende richiedono delle core hours giornaliere dove il lavoratore in smartworking deve comunque essere presente. Il tutto garantendo il diritto alla disconnessione. E allungando ad esempio il periodo di orario flessibile (ad esempio dalle 8 alle 20 ma garantendo 8 ore di lavoro). Importante è anche la fase di controllo da remoto. Ma ad oggi esistono validi software capaci di verificare anche da remoto la presenza al lavoro del personale”.