Cosa significa vivere da clochard? Qual è la condizione dei senzatetto nella società globalizzata dell’indifferenza? In che modo la “cultura dello scarto” esclude gli “invisibili”? Da ieri nelle sale c’è un film che cerca di rispondere con la settima arte a questi interrogativi. Il regista ha frequentato i luoghi che nella capitale francese accolgono i clochard. E cioè la chiesa di Saint-Leu, al 1° arrondissement. Il Camres, verso la Gare de l’Est. La Moquette in rue Gay Lussac. “Ciò mi ha aiutato a entrare nel mondo in cui vivono i senzatetto di Parigi“, racconta il cineasta.
Il mondo dei clochard
Da ieri al cinema un’opera distribuita dalla società “Officine Ubu“. La pellicola si intitola “Sotto le stelle di Parigi”. Ed è una favola metropolitana. A firma del regista franco-tedesco Claus Drexel. Da sempre attento ai temi dell’immigrazione e delle disuguaglianze sociali. L’autore si è ispirato questa volta alla clochard intervistata nel suo documentario “Au Bord Du Monde“. E ha personalmente scritto la storia di questo film intenso e poetico. Nel quale il mondo sommerso dei senzatetto viene ritratto con purezza. E sensibilità. In un mix di talento artistico e prospettiva solidale.
Barriera
La protagonista è la senzatetto Christine. Interpretata da Catherine Frot. Già protagonista di importanti film come “La Signora delle Rose”. “Quello che so di lei“, “Marguerite”). Christine ha scelto da tempo di porre una barriera tra se stessa e il mondo. Passando le giornate in solitudine. Nascosta nel suo rifugio. Tra i pochi ricordi della sua vita precedente. La routine di Christine viene sconvolta dall’arrivo del piccolo Suli. Interpretato da Mahamadou Yaffa. Un bambino di origine eritrea rimasto solo a Parigi dopo aver smarrito la madre. Suli trova nella burbera clochard il suo unico punto di riferimento.
Riscoperta
Christine e Suli percorreranno insieme le vie di Parigi. Per ritrovare la madre del bambino. Accompagnando lo spettatore in un viaggio sorprendente. Non solo nel cuore della città. Ma anche nel loro. Uniti dalla speranza di poter rintracciare la luce in una società ostile. È, infatti, proprio la riscoperta dell’umanità ad aver convinto Drexel a girare un film così intimo e profondo. “Dopo ‘Au bord du monde‘, pensavo a un soggetto di fantasia. In grado di testimoniare una simile realtà. Ho un profondo attaccamento per queste persone. Troppo spesso vengono rappresentate con un’immagine sciatta. Volevo coltivare la loro bellezza. La loro sensibilità. E la loro poesia”.
Gli occhi dei poveri
Anche papa Francesco ha richiamato “la sofferenza inimmaginabile di un popolo di fratelli”. E la condizione di abbandono dei clochard “ci interroga. Interpella senza mezzi termini la nostra credibilità di uomini e di cristiani”. Aggiunge il Pontefice: “Nei loro sguardi c’è un grido esistenziale. Ed è Dio stesso che ci interroga. La società lacerata dalla logica del profitto produce sempre nuove povertà. E genera la cultura dello scarto”. Perciò Jorge Mario Bergoglio non desiste dall’invocare “la grazia di una Chiesa povera e per i poveri”. Perché “occorre guardare il mondo con gli occhi dei poveri. Per mettersi a servizio della salvezza di tutti”.