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Clochard morto di freddo, Impagliazzo (Sant’Egidio): “Prendiamoci cura dei fragili”

Il commento a Interris.it del professor Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, in merito alla morte per freddo di un senzatetto a Bologna

“I senza dimora muoiono ogni mese (e non solo in dicembre) perché la vita in strada è durissima. Ma in inverno diventa una ‘strage degli invisibili’ che si ripete tutti gli anni”. Così a Interris.it il professor Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, in merito alla morte di un clochard 75enne trovato senza vita ieri all’alba, riverso su una panchina in via San Felice, in pieno centro a Bologna.

La Comunità di Sant’Egidio è un movimento internazionale di laici fondata nel 1968 da Andrea Riccardi che si fonda su “preghiera, poveri e pace” ed è attiva nell’aiutare i clochard, gli anziani, gli emarginati, i migranti e quanti vivono in situazione di disagio sociale.

La strage d’inverno

L’ultima vittima del freddo in ordine di tempo era originario di Crotone e risultava risiedere a Marzabotto, ma da tempo viveva come clochard in città, dove frequentava anche alcune mense per persone in difficoltà. A notare il corpo, sulla panchina che si trova davanti a una gelateria, è stato un passante che ha chiamato il 118, ma per l’uomo non c’era già più nulla da fare: il gelo della notte precedente lo aveva ucciso. Come lui, decine di persone per lo più senza fissa dimora ogni inverno. Lo scorso 9 dicembre era morto per ipotermia a Bolzano un 19enne egiziano, giunto da pochi giorni in Italia in cerca di un futuro migliore e un lavoro stabile. I suoi sogni si sono infranti in una notte gelida passata in stazione a 6 gradi sotto zero.

Marco Impagliazzo: “C’è necessità di prenderci cura degli altri”

“La morte di un senza dimora a causa del freddo è una di quelle notizie che destano grande tristezza e preoccupazione. Tristezza per lo stato di solitudine e abbandono in cui evidentemente versava l’uomo, anche nel periodo natalizio. Preoccupazione perché, con la crisi che stiamo vivendo – prima dovuta alla pandemia, ora a causa dell’inflazione e dell’aumento dei costi della vita – le persone più povere potrebbero trovarsi in difficoltà sempre maggiori”.

“Queste ultime morti – dell’anziano a Bologna, del 19enne a Bolzano – e dei tanti prima di loro oltre a provocare giustamente tristezza, dovrebbero anche spingere ogni cittadino ad un maggiore senso di responsabilità. Perché tutti passiamo dinanzi a queste persone e c’è necessità di prendercene cura, senza voltarsi dall’altra parte o provare indifferenza”.

“Certamente devono farlo in primis le istituzioni; ma è anche dovere di ognuno di noi fermarci accanto a chi vediamo in situazione di difficoltà o di estremo bisogno. Specialmente, come in questo ultimo caso, quando si tratta di una persona anziana o particolarmente fragile”.

“Il Natale dovrebbe essere un richiamo forte a non escludere nessuno dalla vita della città. A non essere indifferenti dinanzi ai bisogni dei poveri. L’augurio è che questo Natale sia una festa dell’inclusione, dove nessuno venga escluso o resti da solo”.

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