La schiavitù dei disturbi alimentari. Ecco come il cibo diventa il nemico

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Sos cibo. L’anoressia come virus dell’anima. Un mostro che divora tutto. “E’ una grande paura di vivere. La sensazione di non essere adatti a questo mondo. Ciò pervade la vita di tante persone”, osserva Laura Dalla Ragione. I disturbi alimentari trasformano il cibo in un nemico. Determinando una pericolosa forma di schiavitù. Psichiatra e Psicoterapeuta, la professoressa Dalla Ragione ha fondato e dirige la Rete per i Disturbi del Comportamento Alimentare della USL 1 dell’Umbria. Docente al Campus Biomedico di Roma, come titolare del Corso sui Disturbi del Comportamento Alimentare. Presidente della Società Scientifica per la riabilitazione nei DCA SIRIDAP. Direttore del Numero Verde Nazionale SOS Disturbi Alimentari della Presidenza del Consiglio. E dell’Istituto Superiore di Sanità.

Cibo amaro

Anche i maschi sono sempre più colpiti dai disturbi del comportamento alimentare dai quali “fino a dieci anni fa erano indenni” mentre ora nella fascia adolescenziale sono il 20 %. A rilevarlo è la psichiatra e psicoterapeuta secondo la quale “probabilmente tra dieci anni non sarà più un disturbo di genere”. “Il motivo di questo interessamento del mondo maschile è collegato al cambiamento del rapporto con il corpo dei ragazzi, anche per loro diventato teatro del disagio” aggiunge la professoressa Laura Dalla Ragione. I disturbi alimentari consistono in disfunzioni del comportamento alimentare o in comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo. Che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il funzionamento psicologico. I disturbi dell’alimentazione più diffusi sono l’anoressia nervosa. La Bulimia nervosa. Il Disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED)

Accessi alle strutture di cura

“Tra il 2020 e il 2021- spiega la professoressa Dalla Ragione- gli accessi alle strutture di cura territoriali e ospedaliere dei ragazzi è aumentato di quattro volte. Probabilmente il lockdown ha fatto emergere una sofferenza più nascosta. Quella maschile”. Per la direttrice della Rete disturbi comportamento alimentare dell’Usl Umbria 1 e presidente della Società italiana riabilitazione disturbi del comportamento alimentare e del peso “la fascia più colpita rimane ancora quella tra 12 e 25 anni“. Ma in questo momento l’area, sottolinea, si è molto allargata. Con esordi precoci di bambini di 8-9 anni. E persone adulte di 40 -50 anni che si ammalano per la prima volta. In un certo senso si tratta di forme nuove di depressione. Possono colpire tutti. Indistintamente dal livello sociale e culturale. I disturbi dell’alimentazione possono quindi associarsi a un disagio-malattia della sfera psichica. E a vere e proprie malattie organiche.

Allarme Dca

I Dca (Disturbi del comportamento alimentare) possono colpire tutti. Sono patologie globalizzate. Cioè si espandono a macchia d’olio. Appena si diffondono certi stili di vita e certi modelli culturali . Ma non dobbiamo fraintenderne l’origine. L’attenzione estrema all’immagine corporea e il culto della magrezza non sono “la causa” dei disturbi alimentari. La loro funzione sembra soprattutto di suggerire la strada. Attraverso la quale un malessere più profondo, grave, strutturale si esprime. E cerca una sua risoluzione. E’ una grande paura di vivere e la sensazione di non essere adatti a questo mondo che pervade la vita delle tante persone  che entrano nella strada dei disturbi alimentari“.

Autostima a rischio

Si tratta di una classe di patologie presente nei Paesi economicamente avanzati. Direttamente o indirettamente correlata a una disponibilità di cibo superiore al fabbisogno individuale. Le persone affette da un disturbo alimentare hanno ripercussioni sulle proprie capacità relazionali. Hanno difficoltà emotive. Problemi nello svolgimento delle normali attività sociali, lavorative. E complicazioni mediche. Quando l’autostima è eccessivamente influenzata dall’immagine corporea (forma fisica e peso, ad esempio) le probabilità di cadere nella trappola dei disturbi alimentari aumenta notevolmente.

Giacomo Galeazzi: