23-27 maggio: 4 giorni per delineare la Chiesa italiana del post Covid. L’urgenza di capire i segni dei tempi

Logo Interris - Vescovi in assemblea per parlare di sacerdozio

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Vescovi in assemblea per parlare di sacerdozio

L’assemblea generale dei vescovi italiani, in programma dal 23 al 27 maggio, voterà la “terna” da cui papa Francesco sceglierà il nome del nuovo presidente della Cei. Un mese fa, infatti, il cardinale Gualtiero Bassetti ha compiuto 80 anni. Il segretario generale Stefano Russo è stato nominato sabato alla guida della diocesi di Velletri. L’assegnazione del mandato quinquennale alla presidente dell’episcopato nazionale coincide con una fase molto delicata per la Chiesa e la società italiane. Prima la crisi Covid, poi gli effetti della guerra in Ucraina. Mai quanto oggi c’è bisogno di una Ecclesia al servizio degli ultimi.

Chiesa in cammino

Jorge Mario Bergoglio traccia la missione pastorale nel Paese di cui è primate. I tempi cambiano, anche i cristiani cambino. Senza paura e nella fede in Gesù. Il Pontefice riconosce che non è facile capire i segni dei tempi, cosa vuole realmente dirci Cristo. Troppo facile conformarsi, bisogna invece fare silenzio. Osservare. Riflettere. E così i tempi cambiano e i cristiani devono cambiare continuamente. Con libertà e nella verità della fede. Francesco testimonia una Chiesa che deve operare facendo attenzione ai segni dei tempi come insegna il Concilio Vaticano II. Senza cedere alla comodità del conformismo. Ma lasciandosi ispirare dalla preghiera. Dal soglio di Pietro arriva una costante esortazione a camminare saldi nella fede in Gesù Cristo. Sicuri nella verità del Vangelo. Ma l’atteggiamento dei cristiani deve muoversi continuamente secondo i segni dei tempi.

Dono della libertà

I cristiani sono liberi per il dono della libertà che ha donato Gesù Cristo. Il lavoro dei cristiani è guardare cosa succede dentro. Discernere i loro sentimenti e pensieri. E cosa accade fuori discernendo le dinamiche in atto. Secondo Francesco, dunque, i tempi fanno quello che devono: cambiano. I cristiani devono fare quello che vuole Cristo. Ossia valutare i tempi e cambiare con loro, restando saldi nella verità del Vangelo. Ciò che non è ammesso è il tranquillo conformismo che, di fatto, fa restare immobili. La stella polare è la Lettera ai Romani di San Paolo. Laddove è predicata con tanta forza la libertà che ha salvato l’umanità dal peccato. Con la pagina del Vangelo nella quale Gesù parla dei segni dei tempi. Dando degli ipocriti a coloro che sanno comprenderli ma non fanno altrettanto con il tempo del Figlio dell’Uomo. Dio ha creato gli uomini liberi. Per avere questa libertà occorre aprirsi alla forza dello Spirito. E capire bene cosa accade dentro e fuori il loro animo. Usando il discernimento.

Saggezza cristiana

Gli uomini hanno, secondo Francesco, questa libertà di giudicare quello che succede fuori di essi. Ma per giudicare devono conoscere bene quello che accade fuori da loro stessi. Per Francesco è proprio della saggezza cristiana conoscere i cambiamenti. Capire i diversi tempi. Cosa significa una cosa e cosa un’altra. E fare questo senza paura, con la libertà. Il Papa riconosce che non è una cosa facile. Troppi sono
i condizionamenti esterni che premono anche sui cristiani. Inducendo molti a un più comodo non fare. E invece prima la misericordia poi il resto. Una concezione della sua missione che fa di papa Bergoglio non solo il capo della Chiesa. O il portavoce dell’intera cristianità. Bensì un interlocutore e referente morale di “tutti gli uomini di buona volontà”. Secondo la lezione di Giovanni XXIII, il predecessore cui Francesco maggiormente si ispira nel magistero. E che ha proclamato santo a piazza San Pietro nella stessa cerimonia di canonizzazione di Karol Wojtyla.

Richiamo alla misericordia

Mettendo in fila i momenti della predicazione di Francesco si scopre un costante richiamo alla misericordia. Come strumento di evangelizzazione in un mondo secolarizzato e confuso. Che ha smarrito molti valori ereditati da una fede radicata malgrado infedeltà e inadeguatezze. La missione di Francesco attua il Concilio. Al centro del suo pontificato c’è una priorità. E cioè, rinnovare la scelta missionaria per “arrivare a tutti con il balsamo della misericordia. Specialmente a chi si sente lontano e ai più deboli”. L’invito del Pontefice alla Cei è di lavorare per un rinnovato slancio apostolico, animato dalla forte passione per la vita della gente. Così da contribuire alla trasformazione della società. Orientandola sulla via del bene.

Giacomo Galeazzi: