Sos solidarietà. “È necessario un sussulto di umanità. Un respiro di Vangelo. Per andare controcorrente“, afferma a Interris.it l’arcivescovo Erio Castellucci. Presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi. Pastore di due diocesi emiliane: Modena-Nonantola e Carpi.
Solidarietà necessaria
“Distanziati con il corpo sì. Dobbiamo per forza farlo. Ma distanziati con il cuore no. Dobbiamo farci sentire e vedere. Battere un colpo. Dare una mano. Compensare con le attenzioni possibili la mancanza di incontro. Altrimenti diventeremo malati della malattia più grave di tutte. Contro la quale non troveranno mai il vaccino. L’egoismo“, evidenzia a Interris.it monsignor Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola, amministratore apostolico di Carpi, membro del Consiglio permanente della Cei.
Sos emarginazione in pandemia
“La pandemia accentua l’emarginazione– puntualizza il presule emiliano-. Perché fa sperimentare la solitudine e la paura. Non c’è solo l’aspetto sanitario, terribile, in questa crisi. C’è l’aspetto relazionale, che rischia di naufragare. Cioè ci stiamo abituando al distanziamento non solo fisico. Ma anche mentale, affettivo, spirituale. Stiamo diventando delle isole senza ponti. Stanno soffrendo in modo particolare coloro che hanno pochi mezzi. E poche possibilità di utilizzare gli strumenti informatici. O che sono svantaggiati dalla disabilità“. La solidarietà come via di uscita dalla pandemia. Nell’intervista al Tg5 il Papa ha esortato a sostituire l’io con il noi e ha messo in guardia l’umanità dalla “cultura dello scarto”. Cosa intende?
“Cultura dello scarto è un’espressione che da subito papa Francesco ha utilizzato. Con grande efficacia. Per esprimere due concetti in uno. Che c’è qualcuno che ‘scarta’ e qualcun altro che è ‘scartato’. Cioè lo ‘scarto’ è la patologia del dono”.Cioè?
“Lo ‘scarto’ è il contrario del dono. Il dono è un incontro che produce due benefìci. Fa bene a chi lo offre e a chi lo riceve. A chi lo offre, perché esalta la sua parte migliore. Lo rende più umano. E rivela le risorse buone che ha dentro. A chi lo riceve perché viene aiutato a sollevarsi da una situazione. E si sente benvoluto. Lo scarto è, appunto, l’esatto contrario. Il disprezzo da parte di uno verso l’altro, che produce due danni”.Quali?
“Sia chi lo agisce, sia chi lo subisce soffre una diminuzione. È del resto un’idea che si trova già nel filosofo Socrate. Quattro secoli prima di Cristo. Il filosofo greco diceva che non solo chi patisce violenza, ma anche e soprattutto chi la commette ne rimane danneggiato”.Nelle encicliche “Laudato sì” e “Fratelli tutti” come viene affrontato il tema della ‘globalizzazione dell’indifferenza’?
“In poche riflessioni è difficile dirlo. Sintetizzo così. Nella Laudato si’, l’indifferenza di cui parla il Papa è prima di tutto l’atteggiamento di predazione del creato. Per troppi secoli l’uomo, anziché essere custode della natura, se ne è considerato padrone. E l’ha saccheggiata. Senza porsi la domanda sulle conseguenze di questo comportamento. E ora le vediamo”.Può farci un esempio?
“Inquinamento che produce riscaldamento globale. E eliminazione delle foreste che causa desertificazione e squilibrio dell’ecosistema. Fino ai famosi eventi meteo estremi che si intensificano di anno in anno. Ma la conseguenza più grave è sull’uomo”.A cosa si riferisce?
“Qui siamo all’altra enciclica, Fratelli tutti, che è la continuazione della precedente. Sull’uomo, dicevo, perché l’abuso della natura ricade su chi la abita. Per questo papa Francesco ha detto che il creato è la nostra ‘casa comune’. Se tratto male la casa, la sporco, la lascio deperire, poi mi ammalo io. L’uomo non si è reso conto che il disprezzo per il creato ricadeva su di lui. E lo faceva ammalare”.In che modo?
“Tante persone, sempre di più, devono fuggire dai loro paesi perché ormai inabitabili. Nascono così guerre, migrazioni forzate, ingiustizie di ogni genere. E la parte più ricca del mondo sembra indifferente”.Chi sono gli ‘scartati’?
“L’elenco sarebbe lunghissimo. I suoi critici, spesso dei veri e propri ‘odiatori’, lo accusano di essere di parte. In realtà papa Francesco usa la stessa forza quando lo scartato è il profugo che viene respinto morendo in mare. E quando è il bimbo non ancora nato che viene respinto. Morendo nel grembo della madre. Quando denuncia le sperequazioni enormi tra poveri e ricchi. E quando denuncia la manipolazione genetica. O l’eutanasia. Scartati, per lui, sono tutti quelli che vivono una situazione di fragilità. E, anziché essere aiutati, sono dimenticati o addirittura colpevolizzati. Come è accaduto recentemente per la questione dei migranti”.