“La pandemia ha fatto emergere le contraddizioni di una economia malata e i tanti volti della povertà“, afferma a Interris.it il vescovo di Savona-Noli, Calogero Marino
Sos povertà
Monsignor Marino indica i vari tipi di povertà che la crisi Covid ha accresciuto. “La povertà drammatica di chi ha perso o rischia di perdere il lavoro, e non ha i soldi per mangiare o per pagare l’affitto- evidenzia il presule ligure-. Ma anche la povertà che è solitudine o depressione. La povertà culturale di chi non ha strumenti per leggere la situazione e si affida solo ai luoghi comuni della Rete, che generano spesso giudizio ed esclusione“.
Quali misure sono più urgenti contro la povertà?
“Credo che oggi sia prioritario ‘un piano per risorgere’ che sappia dare concretezza alle due consapevolezze che il Papa continua a richiamare: che non siamo invulnerabili e che tutto è interconnesso”.In questa emergenza sociale di dimensioni epocali, che ruolo ha la famiglia?
“In questo tempo di crisi sanitaria e sociale, la famiglia ‘ha retto’, anche se con comprensibile fatica, e ha saputo far fronte a impegni diversi e non facilmente conciliabili. Quali, ad esempio, lo smart working (nelle sue diverse modalità) e la cura dei figli, nel tempo della didattica a distanza. L’attenzione agli anziani e, per molti, la necessità di ripensare i propri impegni di lavoro”.
A chi si riferisce?
“Innanzi tutto alle fasce di popolazione più deboli. Della mancanza di una famiglia hanno patito proprio le persone più fragili, come ad esempio, i senza fissa dimora. Come poteva “distanziarsi” chi non aveva una casa?. Chi vive in una Casa famiglia o in altre forme di vita comunitaria, ha trovato invece uno spazio di accoglienza e cura. E ciò pur nella difficoltà di relazioni “costrette” in spazi spesso piccoli”.Può farci un esempio?
“La crisi ha fatto emergere, con chiarezza forse imprevedibile, l’importanza, per tutti, della casa, come luogo dove, nel bene e nel male, ‘accade la verità’. Penso alla riscoperta degli affetti più cari, per la possibilità di passare tanto tempo insieme, e, all’opposto, all’esplodere di tante tensioni e violenze. La famiglia come Chiesa domestica (o come ‘santuario domestico della Chiesa’, come è scritto in un antico documento della Cei) è chiamata ad essere, come la ‘grande’ Chiesa. Una ‘rete di relazioni fraterne fondate sul Vangelo, come diceva il cardinale carlo Maria Martini. La Chiesa può così diventare davvero ‘famiglia di famiglie’: una Chiesa che diventa casa, famiglia”.E’ in atto una crisi educativa che riguarda le nuove generazioni?
“Il paradosso è che i giovani siano oggi come non mai ricchi di cultura e di consapevolezza, ma poveri di opportunità e di futuro. Eppure, mi pare siano resilienti: forse, proprio le due età di scarto (per usare il linguaggio del Papa), e cioè i giovani e gli anziani, sono quelle che hanno saputo reggere meglio il lockdown”.Come si esprime tra i giovani la ricerca di senso?
“Mi pare che la ricerca di senso oggi si manifesti tra i giovani come ricerca di legami: con i coetanei, ma anche col “Mistero ineffabile, santo e amante” (Ranher) che è Dio; col futuro, che mette loro molta ansia, e anche con gli adulti, che, purtroppo, sono oggi molto carenti (anche nella Chiesa!) nella capacità di un accompagnamento amico e non direttivo”.Quali sono i riferimenti evangelici?
“Più che di famiglia nel senso inteso oggi, nel Vangelo si parla di matrimonio. Da questo punto di vista, ritengo che il testo più significativo sia Matteo 19,3-9, che riprende Genesi. Mi pare che la dinamica del lasciare la casa natale per diventare una sola carne sia per i giovani temuta ma anche desiderata: ‘metter su casa con qualcuno/a’ rimane un loro grande desiderio. Se si intende invece famiglia come comunità, penso che alcune pagine degli Atti degli Apostoli (in particolare 2,42-46 e 4,32-37) siano tuttora affascinanti, per un giovane”.