“Caro
Papa Francesco,
chi le scrive è un suo confratello, di qualche anno più anziano di Lei. La mia vita è stata sempre
a contatto con quelle persone che lei, giustamente ama chiamare “gli scarti”.
Ormai sono vecchio, ma da alcuni anni seguo con interesse il gruppo creatosi intorno all’icona della
Madonna dei debitori. Apprezzo molto il lavoro che stanno facendo per individuare e curare il cancro del millennio:
il debito, originato dalle sequenze monetarie private, in mano a bancari senza scrupoli”, scrive a Francesco il gesuita padre Ernesto Santucci, autore del libro “
Lo scarto“.
Giubileo di tutti i debiti
“Partendo dal testamento del teologo Jacques Maritain e dalla crisi permanente di una società dove oggi esiste solo
un euro in circolazione per ogni sei euro di debito, tra pubblico e privato – spiega padre Santucci-. Mi viene alla mente la necessità di un Giubileo all’antica, un
giubileo universale di tutti i debiti, come suggerito da tempo da tanti economisti tra cui il professor
Michael Hudson“.
Stadio terminale
Prosegue Santucci: “Questo giubileo è reso ancora più necessario dalla crisi della pandemia che, se anche ci costringe a mascherarci, ci offre un’opportunità per una riflessione più profonda. Il vero malessere che ci opprime è dovuto al fatto che la società ha un cancro terribile: lo stadio terminale del capitalismo quando alla trinità la gente sostituisce il Dio quattrino, l’unico che apparentemente permette loro di godere appieno dei diritti civili (cibo, vestiti, casa, bollette, etc.)”.
Geopolitica della misericordia
La misericordia è
l’afa e l’omega del pontificato di Francesco.
Interris.it ha intervistato sulla geopolitica della misericordia
Paolo Rodari, vaticanista di Repubblica e autore di numerosi
saggi sulla Chiesa e il pensiero cristiano. Ha approfondito, in particolare, i temi degli eremiti metropolitani e delle differenti forme di spiritualità.
Dottor Rodari, la geopolitica della misericordia di Francesco mette al centro gli ultimi, perché sullo scacchiere interazionale tante guerre dimenticate?
“Difficile dire il motivo per il quale alcuni conflitti sono sempre in prima pagina sui media internazionali ed altri no. Certamente molto dipende purtroppo dagli interessi particolari di alcuni paesi. La guerra, oltre che sul campo, è anche mediatica e dipende da quanto alcuni fra i Paesi più ricchi del mondo hanno interesse a che se ne parli o meno”.
Sui mass media internazionali si parla sempre meno di Iraq. Qual è la situazione attuale dei cristiani nel martoriato paese mediorientale?
“Gran parte del Medio Oriente ha visto l’esodo di migliaia di cristiani, in particolare dalla Siria e dall’Iraq, il tutto nell’indifferenza dell’Occidente. Negli ultimi anni e, in particolare, a partire dal 2003, più di un milione di fedeli autoctoni ha abbandonato l’Iraq a causa di guerre e persecuzioni. Con la caduta dello Stato islamico alcuni cristiani stanno tornando nelle loro terre ma la sensazione è che ben poco potrà essere come prima”.
Quali sono per la Santa Sede le prospettive geopolitiche dei paesi più poveri in tempo di pandemia?
“La diplomazia vaticana lavora sempre e solo per la pace. La sua prospettiva è quelle di favorire i processi di pace in ogni parte del mondo. Certo, non sempre è possibile, ma lo sforzo è unico ed è quello”.
Esistono ragioni economiche e politiche al disinteresse delle cancellerie occidentali e delle organizzazioni sovranazionali per i conflitti africani e latinoamericani?
“Io credo di sì. Alcuni paesi non interessano a nessuno. E così si lasciano morire. Altri, invece, è proprio perché interessano che si cerca di far sì che non se n ne parli”.
Qual è per Francesco l’angolo del mondo più bisognoso di cooperazione internazionale?
“Non credo ce ne sia uno. Prima dello scoppiare della pandemia da coronavirus i suoi viaggi erano proprio pensati per aiutare i paesi maggiormente in difficoltà, le minoranze dimenticate, i paesi che necessitavano di aiuto nei processi di pace”.
L’angoscia della precarietà
Per il gesuita padre Ernesto
Santucci se si vuole “tentare un’alternativa occorre pensare innanzitutto a
togliere l’angoscia della
precarietà dovuta al debito, un debito inestinguibile moralmente e matematicamente, che mette l’uomo contro l’uomo,
senza speranza di vittoria comune. E dico
moralmente perché alla luce degli studi del gruppo della
Madonna dei Debitori, si è rivelato che le banche creano denaro dal nulla senza contabilizzarlo, e per questo mimano continuamente di essere
sull’orlo del fallimento invocando
aiuti perenni da uno Stato ignaro o complice. Il mondo è quindi diviso in due, tra veri rovinati e quelli che simulano la rovina per ottenere
ulteriori concessioni, i banchieri-dittatori”.
Liberazione
Nel suo appello a Jorge Mario Bergoglio, padre Santucci aggiunge: “La Chiesa si trova di fronte a un bivio: o è parte della soluzione o rimane parte del problema.
Un’alternativa drastica, prima dell’avvento prossimo della moneta di Banca centrale, è quello di creare una moneta cristiana per dare al
Cesare di Francoforte l’euro che è il suo, e dare al
popolo di Dio una moneta libera dal debito usuraio (oggi costerebbe veramente poco realizzarla,
specie se si è ancora creduti). Ma se questa soluzione fosse
troppo ardita, o troppo coraggiosa, si scelga almeno la
strada del giubileo dei debiti. Poco importa quanto seguito avrà
nell’immediato, l’importante sarebbe già annunciarlo!”.
Iniziativa
Conclude l’anziano gesuita: “Francamente, non fare niente sarebbe facilitare la presa demoniaca della genìa di banchieri che stanno spremendo il pianeta di tutte le risorse, senza ottenere, per il danno che fanno, un beneficio equivalente“. Perciò “mi appello alla sua saggezza per valutare l’opportunità migliore e prendere l’iniziativa: ritengo che suo intervento in proposito potrà essere molto utile alla causa. Lo Spirito Santo illumini le sue parole. Tante povere persone, schiave dell’usura, potranno ritornare ad avere serenità e pace“.