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Don Maffeis (Cei): “Nel Mediterraneo riscopriamo la fede che ci unisce”

E'avvenuta nella cripta dalla Basilica di San Nicola di Bari la Messa che ha dato il via all'incontro di riflessione e spiritualità Mediterraneo Frontiera di Pace, voluto dalla Conferenza Episcopale Italiana per meditare sulle domande che si increspano fra le onde del mar Mediterraneo. È avvenuta davanti all'icona della Madonna di Costantinopoli, invocata in Oriente come Odegitria, vale a dire “Colei che indica la via”. L'incontro che, fino alla prossima Domenica, vede la partecipazione di 58 vescovi provenienti dalla Chiese affacciate mare nostro – come lo chiamavano gli antichi – segna una tappa importante nella missione sociale e spirituale della Chiesa. Perché, sebbene i temi sociali siano al centro dell'agenda, è altrettanto vero che la base di quest'incontro dall'impronta sinodale resti quella spirituale. Vedere nel confronto delle varie realtà un'azione esclusivamente politica sarebbe riduttivo e toglierebbe l'afflato evangelico e profetico dell'iniziativa. Lo ha ricordato il cardinale presidente della Cei, S.E. Gualtiero Bassetti, che ha voluto aprire l'incontro al Castello svevo di Bari con l'invocazione allo Spirito Santo. Lo conferma la “missione preparatoria” che lo stesso cardinale ha affidato, tempo addietro, a una rete di nove monasteri affacciati, più o meno direttamente sul Mediterraneo: una relazione impastata di preghiera, dove la dimensione contemplativa delle religiose che hanno preso parte all'iniziativa, si è unita all'azione incidente della preghiera incarnata. In questi giorni è la preghiera della Chiesa che s'immerge in questo Mediterraneo, perché si ravviva l'immagine che sempre ha avuto: quella di “ponte fra civiltà e culture” unite in quella che il cardinale Bassetti ha definito “profezia di unità“. 

Interris.it ha intervistato don Ivan Maffeis, sottosegretario e portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, al termine della prima giornata dell'Incontro.

Don Maffeis, quali sono state le risonanze di questa prima giornata?
“La prima giornata è stata caratterizzata dall'introduzione di S.E. Cardinale Bassetti, che ha spiegato le ragioni di questo incontro, davanti a una sessantina di vescovi in rappresentanza di venti Paesi. Il cardinale ha spiegato che il Vangelo si diffonde nella dimensione dell'incontro dei popoli con le loro speranze e sofferenze. Ha disegnato il volto di una Chiesa che, grazie allo scambio con Chiese diverse e con problemi diversi, ma altrettante ricchezze e tradizioni diverse, si aspetta di ritornare a un Vangelo veramente incarnato con l'auspicio di una Chiesa della Beatitudini che sa fare tesoro dei martiri”.

Perché oggi è importante una riflessione sul Mediterraneo?
“Perché da una parte il Mediterraneo è il luogo in cui si è diffusa l'esperienza cristiana – pensiamo a San Paolo, o anche San Benedetto e San Francesco -, ma d'altra parte questo 'mare tra le terre' oggi diventa luogo di confronto tra le grandi potenze come Stati Uniti, Russia, Cina; spesso un confronto giocato sulla pelle dei popoli in nome di interessi commericali e militari. Il fatto che la Chiesa voglia prendere voce è segno di voler dare voce a questi popoli che soffrono per vedere riconosciuta la loro dignità, la libertà di restare nel loro Paese e muoversi. È una chiesa che cerca di dar voce a questo, e il fatto di poterlo fare assieme è decisivo per esprimersi con una voce che tiene a conto delle diversità dell'uomo. L'Incontro offre, inoltre, l'opportunità di fare rete con altri vescovi e altrettante Chiese”.

Il cardinale Bassetti ha ricordato che la dimensione dell'Incontro è spirituale. Qual è lo sguardo di Cristo sul Mediterraneo?
“Dal punto di vista spirituale, quest'incontro parte dalla volontà di vedere alla Chiese non solo con uno sguardo politico, ma soprattutto di fede. Il punto di partenza è l'ascolto. Ascoltare vuol dire che le nostre difficoltà vengono a conforntarsi con Chiese che ne vivono altre e sanno offrire la freschezza evangelica. Rispetto a tante paure, a  tante chiusure e a un'indifferenza generalizzata, noi rischiamo di essere 'mediterranei' più dal punto di vista fisico che culturale. Quando a tali Chiese che s'incontrano, il cardinale Bassetti dice “che sono dalla parte opposta rispetto ai predicatori di scontro e civiltà”, credo che quest'Incontro aiuti le Chiese e la nostra stessa Chiesa cristiana a ritrovare la freschezza dell'anuncio e qulla Parola di fraternità e confronto”.

Anche la Chiesa italiana ha bisogno di questa “freschezza evangelica”, dunque?
“Certamente. La secolarizzazione non tocca semplicemente la società. La secolarizzazione più pericolosa è quella che ammorba l'interno, quello che rende i preti degli 'impiegati'. Incontri come questo, come quelli informali, il fatto di potersi incontrare con i vescovi di Algeri, Tunisi, Tripoli, per esempio, vuol dire mettersi in ascolto dei pastori che vivono contraddizioni fortissime, eppure sanno custodiare comunità crisitane che possano essere lievito e sale con molta dignità e umiltà. La Chiesa italiana può avere una sferzata nel senso buono del termine, perché spesso sianmo arrovellati in altri tipi di problemi. Incontrare altre Chiese e poter vedere come stanno reagendo a situazioni diverse è più difficili dalle nostre, credo aiuti a ritrovare la sorgente della missione che la Parola incarna nella fraternità che ci unisce”.

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