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Dialogo e tolleranza: l'esempio per i giovani, l'argine per l'odio

Non ĆØ un compito semplice quello che i vescovi affrontano nella seconda giornata del convegno “Mediterraneo frontiera di pace”. E non solo per la complessitĆ  di discutere sulla trasmissione della fede alle nuove generazioni (il tema portante dei lavori nel Castello Svevo di Bari) ma anche per l'ulteriore difficoltĆ  del doverlo fare all'indomani di una nuova strage probabilmente figlia dell'intolleranza. La strage di Hanau, in Germania, ha improvvisamente riacceso i riflettori sul tema della violenza, traducendo l'azione da carnefice del 43enne Tobias Rathien in una efferatezza senza alcun senso apparente, concepita da una mente ottenebrata dalla follia e sospinta, secondo gli inquirenti, da un movente a sfondo razziale, nel caso specifico contro la comunitĆ  turca della cittĆ , solita frequentare i due locali oggetto dei raid. Una tragedia che ha richiamato l'attenzione dei vescovi impegnati nei lavori, in primis il presidente della Cei, cardinal Gualtiero Bassetti: “E'Ā un dolore che in qualche modo ci paralizza interiormente – ha detto in un'intervista aĀ SkyTg 24 -. E su cui c'ĆØ davvero tanti da riflettere. Per cui esprimo il mio dolore profondo, quello della Conferenza episcopale italiana e anche quello dei vescovi dei 20 paesi del Mediterraneo che partecipano a questo nostro incontro”.

L'accoglienza

C'ĆØ una motivazione di fondo, secondo il presidente della Cei, che anima tali violenze che, piĆ¹ o meno regolarmente, tornano a riempire le colonne dei giornali e le cronache televisive, rendendo ancor piĆ¹ importante discutere di tolleranza e rispetto reciproco: “Sta aumentando in maniera sproporzionata, e direi anche patologica, la paura dell'altro – ha spiegato -, la paura del diverso, la paura dello straniero. Naturalmente poi anche queste migrazioni sono alimentate da tanta povertĆ  da situazioni di ingiustizia. E la paura purtroppo toglie la luciditĆ  e veramente ti fa vedere nell'altro un corpo estraneo, l'altro non ĆØ piĆ¹ un essere umano che appartiene alla tua umanitĆ  ma qualcosa che devi eliminare“. Tali episodi, secondo Bassetti, devono richiamare alla responsabilitĆ  l'istituzione ecclesiastica ma ancheĀ la componenteĀ politica, affinchĆ© non sia solo la condanna a far parte della presa di coscienza delle nazioni sul dramma atavico della paura dell'altro: “E'Ā un sentimento xenofobo e razzista terribile. Che spesso ĆØ aumentato proprio dalla paura. Poi naturalmente ci lavorano sopra le ideologie sbagliate che pensavamo che dal passato non si sarebbero piĆ¹ assolutamente riproposte. E sta accadendo quello che purtroppo si presuppone, quando non si valutano a sufficienza certi rischi che si possono correre”. Secondo il cardinale, “le persone si accolgono quando sono in necessitĆ , si integrano, perchĆ© non basta accogliere o dare un barcone se a un certo momento non si sviluppa anche con una formazione, una educazione, e poi si accolgano, si integrano, si accompagnano nel loro cammino, in modo che non si sentano dei corpi estranei alla nazione che li ha accolti. Ma un po' alla volta diventino dei cittadini a tutti gli effetti”.

Un impegno comune

Una strage troppo simile ad altre giĆ  viste in passato quella di Hanau: meno sanguinosa delle bombe che dilaniarono la Pasqua dello Sri Lanka e dei proiettili che spezzarono la giornata di preghiera a Christchurch ma ugualmente devastante per la comunitĆ  cittadina e un'altra, terribile ferita al volto da sopportare per l'Occidente. Ed ĆØ anche in questo senso che si ĆØ snodata la riflessione della seconda giornata del convegno barese, analizzando lo stato delle Chiese sulle due sponde del Mediterraneo, invitando a prendere come modello e pietra angolare dei rapporti interreligiosi il Documento della Fratellanza firmato da Papa Francesco e il Grande Imam di al-Azhar, con un invito implicito a “un impegno prioritario per cui vale la pena spendersi di piĆ¹ perchĆ© permette di costruire una convivenza di collaborazione e di amiciziaĀ  tra cristiani e musulmaniā€. Il modo migliore per mostrare come la strategia del dialogo sia davvero quella vincente contro l'odio e l'intolleranza.

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