Un libro rivolto non solo a coloro che si occupano di comunicazione, ma a quanti hanno nella Chiesa il compito di portare la buona notizia del Vangelo. Così il cardinale di Bologna Matteo Zupi riassume il pregio del libro “Vi porto una buona notizia. Inchiesta sul modo di comunicare della Chiesa, dall’Omelia ai Social”, di cui ha scritto la prefazione. Il libro, nelle librerie e sul web dal 9 febbraio, edito da Tau editrice, è stato scritto da Monsignor Antonio Interguglielmi.
Il libro si propone di fare il punto sull’utilizzo dei mezzi di comunicazione da parte della Chiesa, in particolare rispetto ai cosiddetti “new media”. Una vera e propria indagine che parte dalla forma di comunicazione più semplice e immediata tra la Chiesa e i fedeli: l’omelia. Poi si spazia verso altri strumenti della comunicazione dalla radio alla tv, dai social alle trasmissioni televisive. Infine il web, ma anche il teatro, la musica e il cinema.
Interris.it ha intervistato l’autore del libro, monsignor Antonio Interguglielmi, sacerdote della diocesi di Roma, giurista, cappellano Rai per 11 anni, da un anno in missione Fidei Donum a Fano.
“Vi porto una buona notizia. Inchiesta sul modo di comunicare, nella Chiesa, dall’Omelia ai Social”. Monsignore, perché ha deciso di scrivere questo libro?
“É il frutto di un’indagine nel mondo della comunicazione, che ho portato avanti in un ciclo di trasmissioni su una web radio cattolica, RGA, con l’apporto di giornalisti, sacerdoti, biblisti ed esperti di comunicazione. Si tratta della sbobinatura di queste trasmissioni, con alcune aggiunte. Come scrive il Cardinale Matteo Zuppi nella prefazione ‘guardando al passato e al presente dello sviluppo dei mezzi di comunicazione, come espressione del dono, il carisma, la capacità di ciascuno’”.
Abbiamo visto, soprattutto in tempo di lockdown, fiorire sui social molti gruppi di preghiera, messe celebrate in diretta social… Quanto è stato importante questo modo di comunicare sia per la Chiesa che per i fedeli?
“Ne parlo negli ultimi capitoli: quando ho iniziato le trasmissioni ad ottobre 2019, mai avrei pensato di trovarmi con questa situazione tragica, che ha dato un impulso all’utilizzo del web nella Chiesa, per l’evangelizzazione e la catechesi”.
Quest’anno la Radio Vaticana ha celebrato i 90 anni di attività, come è cambiato nel tempo il modo di raggiungere le persone?
“Si sono trasformate radicalmente come vediamo tutti: nei due capitoli dove ripercorro la storia della radio Vaticana, si vede come la Chiesa sia sempre stata attenta ai mezzi di comunicazione (si pensi al primo messaggio di Pio XI del 12 febbraio 1931 alla Radio Vaticana, insieme a Guglielmo Marconi, che riporto nel libro). Oggi per adeguarsi a questa evoluzione ha creato il Dicastero della Comunicazione”.
Nel libro parla dell’importanza dell’omelia. Che caratteristiche deve avere per essere davvero efficace?
“Papa Francesco ce lo ha ricordato tante volte: concreta, legata alla Parola di Dio che è stata proclamata, non lunga. Nel libro ci sono tre capitoli dedicati all’omelia, che dimostrano tra l’altro la necessità di adeguare la nostra predicazione. Soprattutto tenendo conto delle persone che si hanno davanti, come dice il Papa, ‘guardandole negli occhi’. L’omelia deve rendere viva la Parola di Dio che è stata proclamata”.
Sono molti i film che raccontano la vita dei santi, dei Papi. Ma la televisione o il cinema possono essere degli strumenti davvero efficaci per evangelizzare?
“Lo sono quando ci si svincola delle ‘regole di mercato’. Questo è molto complesso. Non mancano però esempi edificanti anche oggi e ne cito alcuni nel libro. Credo che la svolta decisiva, che poi è la missione della Chiesa, sia nell’aiutare chi fa televisione e cinema all’incontro vero con Cristo. Altrimenti, quando si hanno altri obiettivi, possono essere anche controproducenti per il Vangelo”.
La Chiesa e i mass media: qual è il rapporto che si creato?
“A questa domanda, provo a rispondere nel libro….”.
Evangelizzare e catechizzare attraverso i social è un modo per arrivare direttamente al cuore delle nuove generazioni?
“Sono opportunità straordinarie per una prima evangelizzazione, per trovare un modo di riavvicinare giovani e persone che non frequentano, tenendo però presente che mai potrà sostituire il contatto personale. La chiesa è comunione e questa si vive di persona”.
Papa Francesco utilizza Twitter per inviare quasi quotidianamente un messaggio ai fedeli, YouTube per inviare la sua preghiera mensile o i messaggi per alcune giornate mondiali. Questo cambiamento nel modo di comunicare quali effetti ha avuto nel rapporto tra la Chiesa e i fedeli?
“Rispondono i numeri: i messaggi di Papa Francesco sono un balsamo spirituale che raggiunge milioni di persone ogni giorno. Mostrano come va usato il web, con lo stile proprio della Chiesa: l’amore per l’uomo”.