Anche quest’anno al Pala Riccione si terrà il Festival del Fundraising, che è quell’evento delle buone cause, per dirla con le parole degli organizzatori, che mette la persona al centro dell’interesse sociale e che è utile anche per fare networking. Dal 5 giugno 2023, per tre giorni si parlerà di Sostenibilità, Marketing, Leadership & Change Management. Il Festival, che è alla sua 16° edizione, è il più grande evento europeo per il Fundraising e la sostenibilità a cui parteciperanno esperti internazionali.
Gli esperti del settore
Per l’Italia diversi i relatori e gli esperti del settore presenti, in rappresentanza di associazioni e aziende; come la Croce Rossa Italiana, l’Unicef Italia, Theleton, Greenpeace, AISM, Save the Children e Triennale Milano. Sarà presente anche la Fondazione Patrizio Paoletti – per lo sviluppo e la comunicazione – con il relatore Fabrizio Farinelli, chief Fundraising Officer che ha iniziato il suo percorso professionale nel profit per capire presto quanto sia più appagante lavorare nel nonprofit. Dal 2010 Farinelli si occupa di strategie digitali per il nonprofit raccogliendo milioni di euro e sterline online. Prima come Responsabile Digital per Lega del Filo d’Oro, poi a Londra come Strategist ha l’opportunità di affiancare numerose charity inglesi in un percorso di crescita della raccolta fondi online. Dopo un’esperienza pluriennale nella Fondazione Umberto Veronesi, oggi è impegnato in una nuova e importante sfida, il Fundraising come leva di riposizionamento in Fondazione Patrizio Paoletti. Fabrizio Farinelli quest’anno è anche candidato all’Italian Fundraising Award (IFA) che premia le più belle storie del nonprofit in Italia: il fundraiser e il donatore dell’anno.
Chi verrà al Festival a Riccione il 6 giugno potrà ascoltarla come relatore. Quale sarà il suo intervento a supporto del terzo settore?
“Il mio discorso verterà sulla mia esperienza personale soprattutto in Fondazione Veronesi e avrà il titolo ‘Il digital fundraising: una questione Personal’. Parlerò di come fare innovazione nel mondo del nonprofit attraverso il crowdfunding e il personal fundraising in modo concreto; dando uno slancio alle attività e ai processi di raccolta fondi. Cercherò di aprire una finestra di ascolto e di comprensione sulle procedure di innovazione. Il personal Fundraising è un asset importante oggi per far crescere il settore. Noi abbiamo cambiato le procedure in Veronesi sviluppando un sito interno. La prassi voleva che certe attività si svolgessero presso le agenzie esterne, noi le abbiamo raccolte all’interno del nostro organico e ci siamo riorganizzati sul digitale, con lo sviluppo di nuove tecnologie. La raccolta fondi online ci ha fatto fare un bel balzo in avanti. E’ stata una leva importantissima di crescita, grazie alla quale tutto l’Ente ha raccolto su più fronti”.
E in Fondazione Patrizio Paoletti, dove è approdato da pochi mesi, che cosa è già successo di importante? Quale seme sociale è già riuscito a coltivare?
“Abbiamo iniziato subito una campagna di Crowdfunding, post emergenziale, per le famiglie e i bambini sfollati dalle zone colpite dal sisma in Turchia. Siamo ancora presenti in loco e sta andando bene. In pochi giorni, attivando le dinamiche digitali del crowdfunding, abbiamo raccolto 75mila euro di fondi, partendo una settimana dopo la tragedia. Siamo ancora in campagna e stiamo continuando ad aiutare chi ha più bisogno. Noi arriviamo dopo i primi aiuti, dopo i primi soccorsi. La Fondazione Patrizio Paoletti è un ente filantropico e di ricerca attivo da oltre 22 anni, si occupa da sempre di studiare come rafforzare l’autoconsapevolezza, l’autoefficienza, le capacità di lifelong learning e problem solving, ovvero le competenze costitutive della resilienza. Noi rimaniamo presenti in Turchia come care giver di supporto alle comunità colpite. La Fondazione non è nuova a questi interventi, negli anni ne ha già portati avanti altri 5, con un’equipe organizzata e un approccio disciplinare rodato. Ci siamo attivati dopo la caduta del ponte a Genova, per il terremoto in Emilia Romagna, ad Haiti nel 2010, sempre nel post sisma, ma anche a L’Aquila e ad Ascoli Piceno”.
Come è stato scelto per la candidatura al Fundraising Award di quest’anno?
“E’ stata una bella sorpresa e comunque vada la considero come una vittoria. Per il riconoscimento all’esperienza sul campo. Io non so come e chi mi abbia candidato. Sono docente con la AICCON – The Fundraising School da vari anni, quindi potrebbe essere stato uno dei ragazzi che ha partecipato a un mio corso. Non lo so, davvero. Sicuramente è premiante essere tra coloro che in Italia parlano di innovazione nel nonprofit. Mi fa piacere che abbiano riconosciuto l’impatto positivo delle mie attività nel settore. Ogni volta mi muovo in situazioni di start-up di Fundraising innovativo; dove bisogna ricominciare tutto da capo. Perciò sono contento di questo riconoscimento
Le votazioni online del Fundraising Award termineranno il giorno 20 Aprile 2023 e il vincitore lo festeggeremo a giugno. Ma intanto come sta andando il mondo del Fundraising, in generale, dopo la pandemia da Covid-19?
“I dati Doxa dicono che il settore non cresce dal 2004, quindi non sta andando bene. Sappiamo che è molto importante la cura del donatore, il fundraising non può essere ‘mordi e fuggi’. E il valore dell’innovazione e della presenza sul digitale è immenso; è il traino che deve traghettarci verso la sostenibilità del settore. Dall’emergenza Covid in poi stiamo vivendo sulle montagne russe, praticamente da un’emergenza all’altra. Dalla guerra in Ucraina al terremoto in Turchia. Bisogna continuare a essere in grado di pianificare e, al tempo stesso, mettere tutto in discussione giorno dopo giorno, in modo agile e creativo. Alla fine l’importante per il settore è fare gruppo, fare comunità. Bisogna chiedersi che mondo sarebbe senza Fundraising? Senza le organizzazioni nonprofit,
Gli italiani donano di più online
Al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia sono risultate essere 363.499 e, complessivamente, hanno impiegato 870.183 dipendenti. La crescita è stata maggiore al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), mentre i dati sono rimasti stabili al Centro e Nord-ovest, con una diminuzione al Nord-est (-0,5%). Ma, incredibilmente, nel 2022 almeno la metà degli italiani ha fatto una donazione (dati Italian Giving Report di ‘Vita’). Questo si deve, purtroppo, alla guerra in Ucraina che ha sensibilizzato le coscienze. I nuovi dati Bva-Doxa di “Vita” mostrano, infatti, che tra il 2021 e il 2022 la quota di donatori alle organizzazioni del Terzo Settore è passata dal 35% al 55%. Il motivo di questo incremento non è però dovuto solo alla guerra, ma anche allo sviluppo delle tecniche digitali di donazione. Gli italiani hanno scoperto di fare prima e meglio a donare online. Ultimo dato viene dall’effetto Covid-19: 1,1 miliardi in più di fondi sono stati donati nel 2021 rispetto all’anno precedente; secondo le dichiarazioni dei redditi.