Due morti in Abruzzo, due in Emilia-Romagna. Tutto nell’arco di un solo weekend. Un bilancio drammatico che ha visto coinvolti escursionisti nell’ambito di attività boschive, in primis la ricerca di funghi. Un’attività iconica, quasi macchiettistica, ripresa in talmente tanti contesti e campi artistici da far dimenticare, spesso, quanto questa sia diversa, sotto molti aspetti, da una semplice passeggiata nella natura. Perché i funghi hanno caratteristiche specifiche, possono crescere in zone impervie e lontani dai sentieri abitualmente percorsi nelle escursioni ordinarie. Ma, soprattutto, la loro ricerca impone sostanzialmente due cose: preparazione tecnica (per distinguere quelli buoni da quelli pericolosi) e fisica. Ma anche una terza, legata alla capacità di saper preparare adeguatamente, e quindi gestire, una “gita” che potrebbe richiedere ben più di una semplice infarinatura di orientiring.
Cercatori di funghi
Gli eventi degli ultimi giorni hanno acceso i fari su un’attività particolarmente popolare nell’Appennino centrale, dove il paesaggio offre, per natura, ampie possibilità di dedicarsi alla ricerca di funghi. Le competenze in materia sono fondamentali, e non solo per l’accurata distinzione tra le varie specie. Il sottobosco, infatti, nasconde insidie alle quali occorre essere preparati sul piano tecnico, oltre che su quello teorico. In sostanza, l’immagine del cercatore con un cesto colmo di funghi a pois bianchi su sfondo rosso (peraltro riconducibili alla pericolosa amanita muscaria, da evitare assolutamente) è ben lontana dalla realtà. E se un’abilitazione specifica, di per sé, non è più necessaria, ben diverso è il discorso per quel che riguarda i corsi di formazione, utili per conoscere i rischi ai quali si va incontro, specie nella stagione autunnale.
I consigli dell’esperto
Se l’obiettivo dell’escursione è quello di cercare funghi, in primo luogo occorrerà una perfetta preparazione preventiva, nella consapevolezza che non si andrà a partecipare a una semplice gita fuori porta e su sentieri ben tracciati. “Il Soccorso alpino – ha spiegato a Interris.it Roberto Carminucci, presidente del Soccorso Alpino e Speleologico del Lazio – effettua spesso interventi relativi a cercatori di funghi. Abbiamo anche stilato un vademecum apposito per chi fa escursionismo perché, prima di tutto, occorre fare un preciso distinguo. Non stiamo parlando, infatti, di escursionismo tradizionale, c’è un obiettivo specifico da raggiungere. Stiamo parlando di un’attività in montagna a tutti gli effetti e, come tale, deve essere organizzata. Valgono quindi le stesse regole e la stessa consapevolezza”.
A caccia di funghi: pianificazione e consapevolezza
La pianificazione è dunque il primo passo. Di fatto, la raccolta dei funghi inizia un giorno prima di mettersi in cammino: “Quando si fa una gita di questo tipo, bisogna fare un po’ di previsione, prima di tutto sul luogo scelto, valutando le condizioni meteo e le caratteristiche paesaggistiche. Dobbiamo capire se la zona presenta conformazioni tali da richiedere una preparazione fisica particolare, o qualità tecniche specifiche. Se vado a cercare funghi in un bosco fitto, ad esempio, dovrò possedere ottime capacità di orientiring“. Non solo. La pianificazione dell’escursione richiede anche la conoscenza delle strategie di autosoccorso: “I funghi non crescono ai bordi del sentiero. Se non si è esperti di un determinato territorio, sarà necessario disporre di capacità di orientamento ma anche di adeguati supporti, anche telefonici, per consentire la geolocalizzazione in caso di emergenza. Inoltre, c’è bisogno di una consapevolezza meteorologica, considerando che lo stesso ambiente può variare sensibilmente in base al meteo che, in montagna, può cambiare velocemente”.
Il cellulare-salvavita
A subentrare, in questi casi, è anche il sistema di raziocinio e logica preparatoria. Come spiega Carminucci, infatti, “avvisare sempre una persona delle zone che si stanno battendo, informare su luogo e orario e, possibilmente, muoversi almeno in due persone può essere fondamentale”. Accanto a questo, occorre un’adeguata conoscenza di sé stessi: “Non dobbiamo esporci in passeggiate più performanti rispetto alla propria situazione fisica e di preparazione atletica. Anche perché, sarà indispensabile portare con sé del materiale utile per far fronte a eventuali emergenze, come un corpo illuminante qualora sopraggiungano condizioni meteo avverse o la notte”. Nondimeno, il Soccorso Alpino del Lazio ha messo a disposizione un’applicazione gratuita, GeoRec, che permette “un sistema di tracciamento. Dall’app parte un segnale, grazie al quale vediamo dov’è il segnalatore e che tipo di sentiero ha seguito. Il cellulare, oggi, è diventato una forma di autosoccorso. Per questo dovremo controllare di frequente la presenza o meno della rete”.
L’autosoccorso
In generale, la pianificazione può essere risolutiva prima ancora che un eventuale incidente possa verificarsi. Perché, di per sé, la ricerca dei funghi impone un’attenzione specifica che, in qualche modo, porta a perdere pian piano la connessione con l’ambiente circostante: “Il cercatore, soprattutto quello meno esperto, osserva il terreno piuttosto che il paesaggio nel suo complesso. E se dovessi perdere il contatto con ciò che ho attorno, specie in luoghi in cui la natura è tutta uguale, potrei smarrirmi ed entrare in panico. Sbagliare strada è molto più semplice di quanto non si pensi: a volte, vedendo delle tracce a terra, tendiamo a collegarle a una strada tracciata ma, in realtà, sono ‘strade’ segnate da animali”. Il fascino della passeggiata per boschi, in pratica, è già di per sé un’insidia: “Non possiamo prepararci senza accortezze specifiche, le quali potrebbero anche facilitare eventuali operazioni di soccorso. A renderle più difficili sarebbero comportamenti inappropriati, come indossare abbigliamento inadatto o consumare sul posto dei funghi. Un comportamento che sarebbe pericoloso anche con una conoscenza specifica delle varie specie, figurarsi senza di essa”.