Una casa speciale per stare vicino a chi soffre

L'esterno della Casa della Carità (© Casa della Carità)

Le persone senza fissa dimora nella città di Milano sono oltre 2600 di cui ben il 14% è rappresentato da donne. In particolare, durante questo periodo difficile connotato da condizioni climatiche estremamente rigide, molti di loro trovano sostegno, supporto e accoglienza in alcune strutture del capoluogo lombardo, una di queste è la Casa della Carità.

Il sostegno agli ultimi degli ultimi

La Casa della Carità è stata fondata su impulso di Sua Eccellenza il Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002 il quale, nel corso del suo episcopato, si è connotato per il dialogo interreligioso – tanto da essere soprannominato il Cardinale del dialogo – e per la grande vicinanza e prossimità alle persone in grave difficoltà, che egli definiva gli ultimi degli ultimi. È stato proprio con questo intento che, agli albori degli anni duemila, ha preso il via l’esperienza della Casa della Carità, alla cui presidenza – con l’obiettivo di promuovere i valori di accoglienza e promozione della cultura – il Cardinal Martini ha posto Don Virginio Colmegna.

Sua Eccellenza il Cardinale Carlo Maria Martini (immagine tratta da www.chiesadimilano.it)

Una breve biografia

Don Virginio Colmegna è nato a Saronno, in provincia di Varese, nel 1945 ed è un sacerdote della Diocesi di Milano. Egli si è sempre occupato di poveri ed emarginati, tra cui in particolare persone senza fissa dimora, minori disagiati, sofferenti psichici, immigrati, profughi e rom. Negli anni ha fondato diverse cooperative sociali e comunità di accoglienza ed ha svolto il ministero sacerdotale in diversi quartieri di frontiera della città di Milano. Dal 1993 al 2003 è stato direttore della Caritas Ambrosiana dando impulso alle attività di sostegno nei confronti degli ultimi. A partire dal 2002 riveste la carica di Presidente della Casa della Carità. Per le sue azioni egli ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui la laurea honoris causa in scienze pedagogiche ed una seconda in Comunicazione pubblica e di impresa conferite dall’Università degli Studi di Milano Bicocca. Nel 2017 gli è stata conferita dal Comune di Milano l’onorificenza “Ambrogino d’oro” e nel 2018 è stato insignito dal Parlamento Europeo del premio “Cittadino Europeo dell’anno”. È autore di svariate pubblicazioni. Interris.it ha intervistato in merito alle attività poste in essere dalla Casa della Carità di Milano il Dottor Maurizio Azzollini, Direttore Generale della stessa.

Don Virginio Colmegna (immagine di Casa della Carità di Milano)

L’intervista

Direttore, come nasce e quali obiettivi si pone la Casa della Carità?

“La Casa della Carità nasce dalla volontà del Cardinal Martini che – nel 2002 – in preparazione alla sua uscita dal ruolo di Arcivescovo di Milano, voleva lasciare un segno significativo nella città. Questo segno è stato proprio la costituzione della Fondazione Casa della Carità che, nell’idea del Cardinale, doveva essere una realtà che si occupasse dei più fragili della città; quindi, in grado di farsi carico delle persone maggiormente in difficoltà, in particolare di coloro che, a volte, neanche i servizi istituzionali riescono a raggiungere. Nello stesso tempo però la stessa doveva essere un luogo di cultura, bello e dove poter sperimentare, quindi non la classica realtà del Terzo Settore che si attiva per fare servizi importanti ma un’entità che avesse la capacità e la possibilità di sperimentare l’innovazione. Il Cardinal Martini è riuscito a compiere questa operazione grazie a un lascito di una persona – Angelo Abriani l’inventore del Disco Rosso, i primi grandi magazzini che sono nati a Milano – che, nel suo testamento, aveva lasciato alla Diocesi il suo patrimonio per aiutare le persone più povere. Dall’altro lato, il Cardinal Martini è riuscito – in accordo con l’amministrazione comunale di Milano – ad ottenere una concessione per l’edificio dove attualmente si trova la Fondazione che, in precedenza, era una scuola abbandonata nella zona di Crescenzago, proprio per dar vita alla Fondazione stessa. L’aspetto particolare è che Martini nello statuto ha messo l’idea che questa realtà, pur essendo di tipo religioso, avesse come garante della propria attività, da un lato l’Arcivescovo pro tempore della città e dall’altro il sindaco pro tempore del Comune di Milano con l’idea che la stessa fosse un dono ed una realtà importante per la città. Questo è ciò che in ormai diciotto anni di attività e a vent’anni dalla fondazione cerchiamo di portare avanti. Il Cardinale Martini decise anche di mettere una persona di assoluto rilievo per il ruolo di Presidente della Fondazione, ossia Don Virginio Colmegna, il quale aveva alle spalle molti anni di esperienza con la Caritas e con le fragilità dei nostri territori ed egli ci ha consentito di essere sperimentatori e innovatori ma nel contempo di occuparci delle persone più fragili”.

La mensa della Casa della Carità (immagine di Casa della Carità di Milano)

Quali aiuti fornite alle persone senza fissa dimora? In che modo state agendo in questo periodo per l’emergenza freddo?

“Sostanzialmente ci muoviamo in due campi, le attività residenziali e i servizi diurni. Nelle attività residenziali abbiamo, oltre alla sede principale di via Brambilla, dove attualmente – prima della pandemia – ospitavamo circa 140 persone mentre invece con le nuove regole e con l’applicazione delle cautele legate alla pandemia ci attestiamo attorno alle 100 persone. Oltre a questo, abbiamo una struttura all’esterno – a Cimiano – per le mamme con bambini, degli appartamenti che svolgono la funzione di comunità per minori non accompagnati ed altri luoghi dove inseriamo famiglie e persone che hanno già fatto un passaggio all’interno di Casa della Carità. Qui si arriva attraverso le segnalazioni dei servizi ma anche da quelle che arrivano spontaneamente per le quali abbiamo un centro d’ascolto, uno sportello per accogliere le domande e i bisogni delle persone che – in alcuni casi – non possono accedere neanche ai servizi istituzionali. Il Cardinal Martini voleva proprio che ci fosse una caratterizzazione della gratuità dell’intervento di Casa della Carità e, a tal proposito, più della metà delle nostre attività non sono sostenute da convenzioni con enti pubblici ma sono portate avanti attraverso le donazioni e i contributi dei privati. Ciò significa che, in questo modo, più della metà delle nostre attività possono stare fuori dalle regole delle convenzioni e quindi, possiamo accogliere persone che non potrebbero accedere alle attività in convenzione; faccio un esempio che è sempre molto chiaro: al nostro interno abbiamo dieci posti come comunità psichiatrica che abbiamo scelto di non accreditare con il Sistema Sanitario – da un lato non riceviamo rette per le persone che ospitiamo ma dall’altro ciò ci consente di inserire chi nelle comunità psichiatriche accreditate non potrebbe accedere. Una persona apolide senza documenti, ad esempio, in una comunità psichiatrica non può accedere al bisogno ma deve compiere tutta una procedura per arrivarci, noi invece qui possiamo accoglierla con le stesse caratteristiche di una comunità accreditata perché abbiamo gli psicologi, gli educatori, i medici e gli psichiatri. Questo rappresenta l’idea di Martini di attivarsi fuori dalle istituzioni accompagnando le persone a poter arrivare alla presa in carico da parte dei servizi. Successivamente, per quanto riguarda l’attività dei servizi non residenziali, svolgiamo tutta l’attività del centro di ascolto a disposizione delle persone che oggi purtroppo funziona su appuntamento per l’emergenza sanitaria. Esso è un posto che accoglie, aperto tutte le mattine, ove ci sono delle figure professionali specializzate, quali ad esempio gli assistenti sociali e gli psicologi, oltre al contributo di tutti i volontari. Questo costituisce il primo livello perché poi, a fianco di questo, abbiamo lo sportello legale, il quale si occupa di attivare pratiche di riconoscimento, Vi sono poi il guardaroba e il servizio di docce. Tutto questo nella logica dell’obiettivo che ci ha dato il Cardinal Martini, viene svolto non come servizio per le singole attività ma in una logica di costruire delle relazioni con le persone, a tal proposito se qualcuno viene al centro d’ascolto, in seguito può fermarsi presso i nostri spazi per guardare un film, leggere un libro – abbiamo una biblioteca rivolta a tutto il quartiere -, oppure conversare con altre persone. Il tema importante è il valorizzare le persone indipendentemente dalla fragilità che stanno vivendo. Oggi, per l’emergenza freddo, siamo riusciti – a partire dal mese di novembre – a riattivare il servizio docce che avevamo dovuto chiudere durante il periodo della prima ondata e abbiamo riaperto in un altro luogo a seguito di un ripensamento degli spazi con tutti gli altri servizi diurni, tra cui il guardaroba. Credo che questa sia una opportunità importante per le persone che vivono negli insediamenti abusivi per cui abbiamo delle unità di strada che si recano in questi luoghi ed instaurano relazioni con queste persone affinché possano accedere ai nostri servizi”.

Quali auspici ponete per il futuro in materia di contrasto alle situazioni di grave marginalità?

“Il nostro obiettivo è sempre quello di mettere in condizione le persone di costruirsi un futuro, un proprio progetto di vita e di autonomia. Da questo punto di vista credo che sia molto significativo che – proprio quest’anno – siamo riusciti ad attivare, grazie a una donazione di una famiglia, due borse di studio per gli studi universitari. La Casa della Carità si è sempre occupata del diritto allo studio, favorendo l’accesso alle scuole di persone che non potevano accedervi con le attività di doposcuola e aiutando per esempio, durante la pandemia, con la fornitura di strumenti tecnologici per la didattica a distanza. Oggi stiamo facendo un passo in più: abbiamo istituito delle borse di studio per l’accesso agli studi universitari, allo stato attuale ricevute da due ragazzi che, provenienti dai campi rom, dopo un percorso all’interno di Casa della Carità, uno si è iscritto all’Università Cattolica del Sacro Cuore ed attraverso questo contributo sta sostenendo le tasse universitarie ed il costo dei libri. L’obiettivo è quello di incrementare questi percorsi e speriamo – nei prossimi due anni – di arrivare almeno a dieci borse di studio”.

Christian Cabello: