Una casa speciale che illumina la vita delle donne in difficoltà

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Comprendere, ascoltare ed accogliere le donne vittime di violenza e i loro bambini è un compito emotivamente difficile il quale però, grazie all’amore, diviene più semplice. Questa è la missione portata avanti a Pozzuoli da Casa Giuditta, opera gestita dalla cooperativa sociale Accoglienza Vincenziana la cui Presidente è Suor Giovanna Pantaleo. L’opera agisce prestando attenzione al passato ed alle storie delle donne accolte, dando loro l’opportunità di una nuova vita attraverso il sostegno umano e psicologico a cui fanno seguito progetti di indipendenza abitativa e lavorativa. Interris.it ha intervistato la dott.ssa Anna Maria Di Giovanni, assistente sociale da sempre in prima linea per aiutare coloro che soffrono ed attuale coordinatrice del servizio di Casa Giuditta.

 

Casa Giuditta Soap Lab (immagine tratta da Facebook)

L’intervista

Come nasce e che obiettivi si pone Casa Giuditta?

“Casa Giuditta è una casa di accoglienza per donne vittime di violenza, nasce nel 2016 ed è un servizio della cooperativa Accoglienza Vincenziana. La struttura accoglie donne sole o con figli minori, è autorizzata al funzionamento e successivo accreditamento del comune di appartenenza e, oltre a ciò, operiamo anche con il comune di Napoli in quanto abbiamo stipulato una convenzione con il servizio pari opportunità. La struttura garantisce alle donne e ai loro figli, fin dal loro ingresso in comunità, protezione e ospitalità. Da noi la donna è protagonista della sua vita quindi – insieme al personale che è esclusivamente femminile e adeguatamente formato sul tema della violenza di genere – si lavora con la donna per contribuire al suo processo di autonomia”.

Quali sono le azioni e i servizi che attuate nei confronti delle donne che si rivolgono a voi?

“Innanzitutto, la donna che viene da noi, è in fuga e vuole protezione e accoglienza. Purtroppo, le stesse hanno subito violenze fisiche, psicologiche ma anche subdole che si consumano nell’intimo delle mura domestiche che, a volte, non lasciano segni visibili. Quindi, non subiscono solamente violenze fisiche con traumi visibili ma riportano ferite che segnano profondamente l’anima e la personalità. Innanzitutto, noi lavoriamo sul processo di autonomia e l’azione principale è il supporto psicologico, il quale prevede l’elaborazione del trauma vissuto dalla donna intra ed extra familiare. Operiamo sul processo di autonomia abitativa e lavorativa, pertanto noi aiutiamo queste donne nella loro emancipazione e fuoriuscita, ossia nel rimettersi nella società. Quindi, non più una donna vittima di violenza, ma una donna pronta al riscatto. Agiamo coinvolgendo il territorio lavorando in rete con la parrocchia, le varie associazioni, i c.a.v. e soprattutto con le istituzioni, aiutando la donna in toto, nel trovare un lavoro, una casa, nell’inserimento in alcuni progetti, tirocini formativi, borse lavoro e tutto ciò che è utile per il loro riscatto e la loro autonomia”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo chi lo desidera può aiutare la vostra opera?

“Casa Giuditta si augura di continuare sempre a lavorare in stretta collaborazione con le varie associazioni ed enti. Essa è un’opera della cooperativa dell’Accoglienza Vincenziana, quindi della Famiglia Vincenziana, delle Figlie della Carità e dei Missionari ed, oltre ad avvalersi di personale qualificato, si avvale anche di un folto gruppo di volontari che offrono professione e disponibilità gratuita. Noi desideriamo continuare a promuovere soprattutto interventi di prevenzione contro ogni forma di violenza e di abuso verso le donne nonché diffondere l’educazione alla non violenza. Purtroppo, il fenomeno è in continua crescita, quindi cerchiamo di continuare ad impegnarci su questo versante”.

Christian Cabello: