Piano casa: ricetta UK contro i tagli ai servizi pubblici

"Quello dell'abitare è il primo e il più drammatico problema che abbiamo", avverte la Caritas

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Casa (© Gerd Altmann da Pixabay)

Emergenza casa: sos Caritas. “Condivido l’appello del direttore della Caritas Giustino Trincia sulla necessità di uno sforzo comune di tutte le istituzioni e le forze politiche per affrontare un tema complicato e complesso per Roma come quello dell’abitare- afferma l’assessora alle politiche sociali del comune di Roma, Barbara Funari, in merito all’appello e alle preoccupazioni espresse dalla Caritas-. Bisogna riuscire ad uscire dalla logica dell’emergenza, e avviare un’azione strutturale che tenga conto di tutti gli aspetti, compreso il tema di regolare il mercato degli affitti, ormai off limits per tanti romani. Ogni giorno ricevo richieste di aiuto anche da parte di chi potrebbe pagare un affitto, ma non trova una casa. Troppe abitazioni ormai sono destinate a turisti e ad affitti brevi perché più convenienti, a scapito dei cittadini”. Esplode infatti, l’emergenza abitativa nella torrida estate romana in una città dove tendopoli e bivacchi di senzatetto ormai spuntano dal centro alla periferia. “Quello dell’abitare è il primo e il più drammatico problema che abbiamo a Roma, si protrae da decenni ma ogni anno si aggrava, solo nel 2022 ci sono stati circa 7mila sfratti, il 90 per morosità incolpevole. E sono 22 mila i senza tetto in tutta l’area metropolitana”, dice il direttore di Caritas Roma, Giustino Trincia, lanciando l’allarme.

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Foto di Annette da Pixabay

Allarme casa

“Abbiamo tra i 120mila e 150mila appartamenti vuoti a Roma – aggiunge – bisogna attivare delle politiche che richiedono l’intervento del Parlamento e del governo, il comune da solo non ce la può fare, serve una grande alleanza di tutte le forze politiche all’altezza di una situazione di emergenza mentre invece vediamo una città afflitta dalla speculazione degli affitti brevi“. E su questo punto la Caritas punta il dito contro la speculazione in vista del Giubileo perchè, sottolinea Trincia, “assistiamo ormai ad uno svuotamento delle opportunità abitative che purtroppo tenderà ad aumentare“. L’ultimo caso di emergenza abitativa è quello di 24 migranti accampati prima in un parco giochi e poi in un giardinetto a ridosso dell’acquedotto nella zona di San Giovanni dopo lo sgombero, necessario anche per motivi di ordine pubblico, di alcune palazzine fatiscenti di Rfi. Un numero di persone esiguo, eppure ingestibile per il Comune ed anche per le strutture Caritas, tutte già al collasso. In attesa di un alloggio ora vivono in un pezzo di terra che il comitato di quartiere ha strappato al degrado, poche tende per ripararsi, qualche materasso a terra, l’inizio di una nuova tendopoli come le tante a Roma. La più grande quella di Castro Pretorio, una zona centrale, dove centinaia di persone, a più riprese sgomberate, vivono a ridosso delle mura in tende. Tra le soluzioni quella di una grande tensostruttura per ospitare i tanti senza fissa dimora privati anche dei posti letto dell’Esercito della Salvezza che ha chiuso.

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Foto di Jae Park su Unsplash

Terzo settore-casa

“Si deve trovare la risposta più decorosa e dignitosa per le persone senza fissa dimora -dice all’Ansa il presidente della Regione Francesco Rocca – ma so che c’è un dialogo tra il commissario Gualtieri e la Santa Sede per individuare quali possono essere le risposte migliori”. La Caritas prospetta anche soluzioni che passino da “accordi larghi” tra comune e governo e che coinvolgano il Terzo Settore e le istituzioni nel loro complesso. “Non dobbiamo pensare che quello dell’abitare sia solo un problema di ordine pubblico – evidenzia Trincia – le famiglie non possono essere lasciate sole nel cercare casa, hanno bisogno di un tutor, di mediatori solidali che facciano in modo che chi ha un appartamento si fidi. Servono nuovi alloggi ma anche strumenti che consentano di abitare quelli che ci sono già. Lo Stato si allei con il Terzo settore per venire incontro alla forte domanda abitativa. Ed evitare che tutto sia lasciato solo al mercato. Ricordiamo che spesso parliamo di famiglie ordinarie, dove c’è magari un solo stipendio, ma che pagano e a loro dobbiamo restituire dignità“. 

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Foto di Tierra Mallorca su Unsplash

Piano casa

Un problema non solo italiano. E’ stata criticata la neo cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves che ieri dopo aver denunciato alla Camera dei Comuni un “buco” nelle finanze pubbliche del Regno Unito da 22 miliardi di sterline, oltre 26 miliardi di euro, lasciato dal precedente governo conservatore con tanto di “insabbiamento” della reale situazione dei conti, ha poi presentato la prima ondata di tagli ai servizi pubblici prendendo di mira in particolare i pensionati. L’esecutivo laburista di Keir Starmer ha infatti deciso di ridurre i contributi per il riscaldamento nel periodo invernale rivolti alla categoria. Li potranno ricevere solo i più poveri, quindi quanti sono già beneficiari di sussidi. In questo modo, secondo i gruppi in difesa degli anziani come Age UK, fino a due milioni di pensionati in difficoltà economica perderanno un aiuto in molti casi indispensabile. “Molte persone rischiano di dover scegliere se pagare le bollette o mangiare il prossimo inverno”, ha detto Caroline Abrahams, responsabile di Age UK, che ha parlato di “ingiustizia sociale“. Inoltre sono stati sollevati dubbi e critiche da parte di esperti ed economisti sulle gravi accuse lanciate dalla ministra del Tesoro ai Conservatori per la mancata trasparenza nella passata gestione delle finanze. Una mossa la sua definita come prettamente “politica” e volta a giustificare prima i tagli e poi, come sottolineano i media, la sempre più probabile introduzione di tasse nei prossimi mesi. Reeves ha respinto le critiche affermando di aver preso “decisioni difficili” a fronte di una situazione precaria. Nonostante il monito sui conti pubblici e la spending review appena avviata  la vice premier Angela Rayner ha presentato il piano per affrontare la cronica carenza di alloggi nel Regno con l’obiettivo di costruire 300.000 nuove case all’anno per arrivare al target di 1,5 milioni entro la legislatura come promesso dal programma elettorale del Labour.